Due anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, un’imbarcazione di legno sovraffollata si spezzava, causando la morte di almeno 94 persone, tra cui bambine e bambini. “Nonostante l’indignazione suscitata in occasione di quell’ennesimo, drammatico naufragio, tragedie simili hanno continuato a verificarsi”, scrivono in una Dichiarazione congiunta Laurence Hart, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento del Mediterraneo dell’Oim, Nicola Dell’Arciprete, Coordinatore della Risposta in Italia per l’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale, e Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. I tre organismi ricordano che solo negli ultimi due anni, oltre 5.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. “Ogni morte è una disgrazia che distrugge la speranza di una famiglia di trovare pace, sicurezza e la possibilità di ricostruire una vita dignitosa in un nuovo Paese”.

Secondo Unicef, Unhcr e Oim, “questa cupa ricorrenza è un promemoria della necessità urgente di un sistema strutturato ed efficace di ricerca e soccorso in mare, basato sul diritto internazionale, che preveda il coinvolgimento dell’UE a supporto del lavoro vitale della Guardia Costiera italiana”. Da qui “l’appello ad ampliare e rafforzare canali sicuri e regolari di migrazione – tra cui il programma di reinsediamento, i ricongiungimenti familiari, le evacuazioni di emergenza, i corridoi umanitari, quelli universitari e lavorativi – come alternative ai pericolosi viaggi in mare.  Solo investendo in un sistema coordinato di ricerca e soccorso e sviluppando politiche a lungo termine – si legge nella dichiarazione – si potranno contrastare le reti criminali di trafficanti, proteggendo al contempo i diritti umani delle persone che intraprendono questi viaggi, indipendentemente dalla loro origine”.

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