DIOCESI – Abbiamo intervistato don Giordano Trapasso, presbitero dell’arcidiocesi di Fermo, vicario generale ed esorcista diocesano. Membro dell’Associazione Internazionale Esorcisti, don Giordano, tra i vari incarichi è anche docente di filosofia presso l’Istituto Teologico Marchigiano.
Cristo è “l’Unico e solo Esorcista”. Quale ruolo ricopre, dunque, il sacerdote nel ministero dell’esorcismo? L’esorcista è un prete “potente” e diverso dagli altri, oppure no?
Cristo è l’unico esorcista e nei Vangeli troviamo i racconti di esorcismi da lui effettuati che testimoniamo l’efficacia della presenza del Regno di Dio da lui portato in mezzo agli uomini. Gesù ha trasmesso il suo potere di scacciare i demoni agli apostoli nel momento in cui li ha inviati in missione (Lc 10,17-20).
Di questo potere continuano a partecipare anche dopo la morte e risurrezione di Gesù per il dono dello Spirito santo che a Pentecoste scende su di loro. In una Chiesa locale il successore degli Apostoli è il Vescovo, che è l’esorcista per eccellenza. Un Vescovo può esercitare direttamente tale ministero o, il più delle volte, può affidare tale ministero ad un presbitero da lui nominato. In ogni incontro con una persona che mi cerca come esorcista, dopo averla ascoltata mostro prima di tutto la mia nomina firmata dal Vescovo. Questo gesto è già una prima catechesi che dice alla persona che l’esorcista non è un prete potente o superiore agli altri, ma il potere di scacciare i demoni gli deriva dal sacramento dell’Ordine e dalla comunione con il suo Vescovo.
Nel Codice di Diritto Canonico la Chiesa chiede che l’esorcista sia un sacerdote ornato di pietà, scienza, prudenza e integrità di vita (can. 1172 &2). Se ci pensiamo bene, tali requisiti dovrebbero accompagnare ogni presbitero perché la sua santità di vita incide nell’annuncio del Vangelo, nella celebrazione dei sacramenti e nella guida della comunità cristiana. Semmai, per un esorcista, a tali doti o doni deve affiancarsi una formazione permanente, e di questo ringrazio l’Associazione Internazionale Esorcisti di cui sono socio. Ogni sacerdote, religioso che in questo campo si addentra in certe “diagnosi” (soprattutto in merito all’azione di malefici) o propone le cosiddette “preghiere speciali o particolari” senza alcun permesso del proprio Vescovo, anche avesse le migliori intenzioni, non si muove in comunione con la Chiesa e diventa complice del Maligno che ama dividere, anche nascondendosi dietro il sacro e travestendosi da angelo di luce.
Presbiteri, religiosi o laici che si attribuiscono doni particolari e li “esercitano” senza nessun permesso del proprio Vescovo fanno il gioco del Maligno.
Non ritiene che nel ministero dell’esorcismo vi siano dei rischi legati all’improvvisazione e al sensazionalismo? E che dire di pratiche superstiziose o di visioni distorte delle preghiere di liberazione?
Sono esorcista da poco più di cinque anni e devo dire che le difficoltà più grandi non le ho incontrate a causa dell’azione straordinaria del diavolo (solo su un caso ho dovuto procedere agli esorcismi essendo giunto alla certezza morale di un’azione straordinaria del Diavolo), ma a causa di preti, religiosi che, con il loro giro di laici compiacenti, improvvisano “diagnosi”, assecondano mentalità e pratiche superstiziose, incitano alla ricerca del sensazionale.
La recente Nota dell’Associazione Internazionale Esorcisti, di cui sono socio, elenca le varie pratiche scorrette in questo campo. Negli anni di questo ministero le ho incontrate tutte, ma in particolare ne sottolineo due. La prima è l’abuso che si fa della parola “maleficio”. Non si tratta certamente di negare la loro esistenza, come ribadito anche dalla Nota, ma concentrare il proprio accompagnamento di persone fragili e sofferenti sull’individuazione e il combattimento di azioni malefiche è una prassi scorretta e nociva. Può una donna non condividere la mensa domenicale con il marito e i figli a casa della suocera perché convinta che la suocera è artefice di malefici nei suoi confronti in quanto quest’idea sarebbe stata confermata e fomentata dal prete che ha incontrato e che senza mandato le ha propinato questa diagnosi? Può una donna gravemente malata di tumore pensare che la causa della sua malattia venga da un maleficio fatto dalla famiglia di origine che non ha mai pienamente accettato il suo matrimonio, in quanto tale idea sarebbe stata confermata da religiosi che senza mandato hanno improvvisato preghiere di liberazione o esorcismi? Può una persona dopo vent’anni di preghiere di liberazione proferite da preti o religiosi senza mandato esplodere in vere e proprie crisi “isteriche” davanti all’esorcista, riconosciute tali da una psicoterapeuta, perché ancora convinta di essere vittima di un maleficio fatto sul matrimonio, dopo aver festeggiato addirittura cinquant’anni di vita insieme nel sacramento con il marito? Parlo di situazioni realmente incontrate. Papa Francesco ci ricorda che la vita dell’altro è “terra santa” (Evangelii Gaudium 169). Iniettare o assecondare certe idee, peraltro non rilevanti ai fini della liberazione dall’azione straordinaria del demonio, nella mente e nel cuore di persone fragili e sofferenti significa provocare danni psichici e relazionali gravi e a volte irreversibili. In secondo luogo sottolineo l’abuso di preghiere di liberazione. Nello specifico la preghiera di liberazione si avvicina all’esorcismo privato, che non impegna ufficialmente la Chiesa, che non ha valenza liturgica o formule ufficiali. Può essere fatto da qualsiasi fedele, laico, presbitero o religioso. Due cose vanno tenute presenti. Per la pratica di “esorcismi privati” è comunque necessaria la certezza morale di un’azione straordinaria del demonio, che spetta all’esorcista stabilire. In secondo luogo segnalo che il Rito degli esorcismi ha un’appendice di preghiere ad uso privato dei fedeli. Mi sembra a dir poco inopportuno che preti, religiosi, laici si improvvisino in cosiddette “preghiere di liberazione” senza alcun mandato del Vescovo o dell’esorcista, prese chissà dove e senza alcun discernimento fatto da chi di dovere.
Spesso si pensa che si debba scegliere tra gli psicologi e gli esorcisti. Quanto ritiene importante integrare il suo ministero con le scienze mediche e psicologiche?
Nelle Premesse teologico – pastorali al Rito degli Esorcismi si consente all’esorcista di consultare “persone esperte in questioni di vita spirituale e, se necessario, persone esperte in medicina e psichiatria, competenti anche nelle realtà spirituali” (Premesse Generali, 17). La mia ausiliaria, che ha fatto il percorso di formazione con l’Associazione Internazionale Esorcisti per le questioni specifiche, è una psicoterapeuta, così come ho una psichiatra di riferimento da consultare quando si ritiene necessario. Non dimentichiamo che la logica del diavolo è dividere, anche fede e ragione, anche ministero dell’esorcismo da una necessaria consultazione delle scienze. Lo Spirito santo ci porta invece nella direzione dell’unità e dell’armonia, pur nella distinzione di responsabilità in questo campo. La responsabilità ultima di discernere la presenza o l’assenza di un’azione straordinaria del diavolo spetta all’esorcista, mettendo insieme tutti gli elementi.
L’esorcismo è spesso rappresentato in modo spettacolare dai media. In che modo questa visione comune influisce sulle persone che si rivolgono a voi e sul discernimento dell’esorcista?
Il genere horror è sicuramente fuorviante per una retta comprensione di questo ambito. Ho l’impressione, dagli incontri che faccio, che tale genere accresca la confusione e la paura nelle persone fragili che pensano di avere certi problemi.
L’esorcista aiuta i fedeli a ritrovare pace e speranza. Ha qualche esperienza significativa da raccontare? E come vive personalmente questo ministero?
Ritengo che ogni persona, che con buon senso si è resa disponibile ad un confronto e ad un discernimento serio, dopo aver incontrato l’esorcista, debba uscirne nella pace e nella speranza. Posso testimoniare di diverse situazioni che, dopo avermi cercato inizialmente come esorcista, ora continuano ad incontrarmi come prete chiedendo un accompagnamento spirituale o semplicemente la consolazione che può scaturire dall’ascolto della Parola di Dio, non cercando più “benedizioni particolari” o preghiere di liberazione. Purtroppo oggi la logica tecnocratica e la mentalità efficientista stanno colonizzando tutti gli ambiti della vita delle persone. La persona cerca sempre la soluzione immediata di un problema, la via più facile. L’esorcista può offrire invece un cammino bello e faticoso di liberazione scandito dalla celebrazione del rito dell’esorcismo per i rari casi di persone aggredite dal Maligno ed un cammino bello e faticoso di accompagnamento per le molto più numerose situazioni di persone che soffrono nel corpo e nello spirito, non a causa di un’azione straordinaria del Maligno. Questo ministero è per me continua fonte di ricchezza spirituale e di conoscenza e contemplazione del mistero della vita delle persone. Mi sta aiutando a diventare anche molto più concreto.
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