DIOCESI – «Quello che contempliamo oggi è il Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Mentre l’imperatore di Roma, il presunto padrone del mondo, è intento a fare il censimento, per contare gli uomini come fossero dei numeri, Dio si fa Uomo. Dio nessuno lo mai visto – dice il Prologo di Giovanni –: proprio il Figlio Unigenito, proprio Lui, il Figlio Eterno, la Parola, ce lo ha rivelato».

Con queste parole il vescovo delle Diocesi del Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, ha aperto la propria riflessione durante la Celebrazione Eucaristica di Natale 2024, presieduta alle ore 18:00 presso la cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto.

La Santa Messa, animata dalla Corale Padre Domenico Stella, diretta dal M° Massimo Malavolta, che ha guidato anche i Vespri che hanno preceduto la Funzione, è stata concelebrata dal vicario generale don Patrizio Spina, dai parroci emeriti della cattedrale, don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci, dai diaconi Walter Gandolfi, Emanuele Imbrescia e Pietro Mazzocchi, dal seminarista Simone Gasperi, dal candidato al diaconato permanente Stefano Raffaeli e da tutta l’assemblea riunita.

Figli di Dio, impastati di Parola e di Spirito Santo

«Nella Bibbia il censimento è condannato pesantemente – ha proseguito il vescovo Gianpiero –, anche quando a farlo sarà il re Davide, perché gli uomini sono di Dio, non sono di nessun potere umano. Proprio mentre i potenti al tempo di Gesù pretendono di avere il potere sul mondo intero – quando invece è soltanto su una piccola parte del mondo, quella intorno al mar Mediterraneo –, Dio ci dona la Parola, per mezzo della quale ha fatto il mondo, proprio perché è nella Parola che Lui ci rivelato il mistero di Dio. Ma soprattutto, facendosi uomo, ci ha rivelato chi è l’uomo per Dio. Per Dio l’uomo è Suo figlio, lo ha fatto ad immagine e somiglianza del Suo Figlio Unigenito. E proprio quando l’uomo tradisce il suo essere fatto ad immagine e somiglianza del Figlio di Dio, quando si avventura per sentieri che lo portano lontano da Dio e lontano da se stesso, quando deforma la sua bellezza originaria, Dio, per mezzo di Gesù e dello Spirito, lo fa nuovo. Signore, Tu ci hai salvati, ci hai redento, hai rinnovato la nostra dignità di figli: proprio questo noi contempliamo quando guardiamo l’Incarnazione di Tuo Figlio. Dio non resta a guardare né si affaccia per vedere le sofferenze e le gioie degli uomini. Dio si è fatto veramente uomo. Ha messo da parte la Sua natura divina e si è fatto veramente uomo. Ha pianto e gioito, ha sofferto ed esultato, come ogni uomo. Non ha sperimentato il peccato, la lontananza da Dio, il tradimento della volontà del Padre; ma ha vissuto tutti i registri dell’umano. E così Dio ci ha rivelato, per mezzo del Figlio, come si possa vivere da figli di Dio, ci ha rivelato anche di che pasta siamo fatti. Noi siamo fatti per mezzo della Parola e per mezzo dello Spirito Santo. Il nostro essere figli significa che siamo impastati di Parola e di Spirito Santo. La Parola, il Logos di Dio, risplende ad esempio nel fatto che siamo creature che usano la ragione, il ragionamento. La nostra dignità di figli si vede perché siamo capaci, come Dio, di pensare, di riflettere. Ma, nello stesso tempo, noi siamo colmi di Spirito Santo: dentro di noi c’è una forza, un’energia che viene da dentro e che è frutto dello Spirito Santo. Ecco di che cosa siamo impastati! Creati da Dio per mezzo della Parola e dello Spirito, siamo capaci di ragione e di forza, di entusiasmo, di energia vitale».

Colmi di Speranza, salvati dalla Parola e dallo Spirito

Mons. Palmieri ha poi illustrato in che modo questo discorso abbia a che fare con il tema dell’anno giubilare appena aperto dal Pontefice: «Proprio ieri, papa Francesco ha dato inizio all’anno giubilare, che è dedicato al tema della speranza. Oggi avere speranza è molto difficile, perché, se ci guardiamo attorno, vediamo che c’è un deficit di speranza molto diffuso. Diffuso a tutti i livelli: negli adulti, nei giovani, negli anziani. Ditemi, riuscite a vedere i telegiornali? In tanti mi dicono di no. Non ce la fanno più ad ascoltarli, perché sono pieni di cronache violente, pieni di guerra. Se pensiamo ai potenti del mondo, ci accorgiamo che spesso sono dei criminali. C’è da tremare al pensiero che le redini del mondo siano nelle mani di queste poche persone che, con un gesto, sarebbero in grado di distruggere il mondo intero. Ed è talmente grande e diffuso il malessere che proviamo, che sempre di più è facile trovare persone incupite dalla vita, tristi, incapaci di sperare. Rimaniamo anche molto sorpresi dalla violenza che abita il nostro vivere insieme. Proprio ieri mattina ho celebrato il funerale di Manuela, quella donna uccisa di botte, perché ci si lascia andare, si prendono droghe e si perde il lume della ragione, e si fanno i femminicidi e si devasta una famiglia, un paese, tutto. Ieri sono andato anche a Montemonaco a celebrare la messa di mezzanotte per stare vicino ai lavoratori della Beko e anche lì, proprio ieri, c’è stato un atto di violenza fortissimo, questa volta da parte di un giovane adulto, che ha massacrato di botte una persona e l’ha messa quasi in fin di vita. Quanto violenza! Quanto egoismo! Di fronte a questi fatti, come si recupera la speranza?
La riflessione sulla speranza cambia totalmente con il Cristianesimo! Nell’ambiente pagano la speranza è un male, perché è sempre illusoria. Pensate al mito di Pandora, che ha il vaso con tutti mali del mondo, tra cui, sotto a tutti gli altri, c’è la speranza, l’ultimo male che resta dentro al vaso. Proprio per questo è un male! Perché è un’illusione, perché tanto la speranza non si realizzerà. La prospettiva cristiana, invece, è un’altra e ci permette di guardare la speranza in una maniera molto diversa. Noi siamo impastati di Parola e di Spirito Santo, quindi – come dice Tommaso d’Aquino – per noi cristiani la speranza nasce dal crocevia di tre dimensioni umane. Prima di tutto è una passione, una spinta della nostra energia vitale, che viene forse dal nostro Spirito Santo e che emerge in ogni situazione, anche la più difficile: noi non ci rassegniamo alla morte, alla tristezza, alla sconfitta, bensì andiamo avanti e lottiamo in maniera sempre più forte. A questa si aggiunge un elemento di ragione: noi speriamo cose ragionevoli, cose che si possono ragionevolmente raggiungere, sappiamo distinguere bene le speranze importanti da quelle irrealistiche ed illusorie. Infine abbiamo la volontà: una volta che la ragione ha capito che quella spinta vitale va portata avanti, ecco che la trasformiamo in un’azione concreta, per farle fare un passo in avanti verso la realtà, verso la sua realizzazione. Ecco perché la Speranza diventa una virtù, perché diventa una passione fatta di slancio, di ragionevolezza e di volontà. La Speranza ci salva! È il frutto dell’azione dello Spirito Santo e del Logos, della Parola di Dio dentro».

Plasmati dalla Grazia, in cammino per il mondo come segni di Speranza 

«La Speranza – ha concluso il vescovo Gianpiero –, noi non ce la possiamo dare da soli, ma ce la dà lo Spirito Santo in questa fiducia che sentiamo dentro, in questa ragione che cerca una soluzione possibile, oggi. È una spinta che vogliamo assecondare, non azzerare con l’impotenza, con la rassegnazione, con l’atteggiamento di chi dice: “Che ci posso fare io?”. Cosa ci puoi fare tu?! Intanto fai sparire tutta la violenza che hai anche nel tuo cuore, così diventi credibile nelle relazioni con gli altri. Mettila da parte, quando ti viene l’istinto di sopraffazione sugli altri, perché in questo tempo di tutto c’è bisogno, tranne che di violenza. Invece spera e cerca di capire a quali passi il Signore ti chiama! In latino la parola speranza, “spes“, ha la stessa radice di piede, “pes“: un passo dopo l’altro. La Speranza, dunque, è una concretezza d’azione di una spinta vitale che cerca di camminare, di andare avanti, scoprendo quali passi il Signore ci chiede di fare. Questo è la Speranza.
In questi giorni mi sono giunti moltissimi auguri di Natale con tante belle immagini. Tra tutti ce n’è una che mi ha lasciato di stucco. È l’immagine del presepe realizzato nel campo di concentramento di Wietzendorf (n.d.r. cittadina tedesca tra Amburgo e Hannover), un presepe che si può vedere ancora oggi. Nel Settembre del 1943 c’è stato l’armistizio e i soldati italiani che non hanno accettato di passare nelle fila nazifasciste, sono stati ammazzati oppure presi e deportati. Parliamo di 600 mila soldati italiani costretti al lavoro coatto, un lavoro inumano, per costruire armi. Alcuni di questi, allora, cosa fanno? Prendono alcuni stracci, un po’ di filo spinato e fanno un presepe. Sì, un presepe! Un presepe in cui un pastore consegna le armi ai piedi di Gesù Bambino. Ecco la Speranza! Lottare per andare avanti. Dio è in mezzo a noi e ci spinge a sperare. Gesù ci dice: “Non ti fermare! Vai avanti! Passo dopo passo, io sarò con te! Anche se a te sembra un’impresa impossibile, costruisci un mondo migliore! Comincia tu!”.
Cari fratelli e sorelle, ognuno nella propria città, nel proprio paese, nella propria famiglia, nel proprio quartiere, nella propria comunità cristiana, custodisca e alimenti la Speranza! Abbi fiducia! È il segno della presenza dello Spirito dentro di noi. È l’uomo che viene plasmato dentro di noi dalla Grazia! Buon Natale a tutti!».

Apertura dell’Anno Giubilare nelle Diocesi del Piceno

Al termine della Celebrazione Eucaristica don Patrizio Spina ha preso la parola per ringraziare il vescovo Palmieri per questo primo Natale vissuto nella Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e per dare appuntamento alla cerimonia di apertura dell’Anno Giubilare nella Diocesi Truentina: «Grazie, Eccellenza, per questa concretezza di Speranza che ci ha indicato. Per dare maggiore concretezza a quanto detto ieri sera da papa Francesco durante l’apertura della Porta Santa e a quanto detto stasera dal nostro vescovo Gianpiero durante l’omelia, noi, come comunità cristiana, ci ritroveremo Sabato 28 Dicembre, alle ore 21:00, davanti alla chiesa di San Giuseppe, per poi arrivare in processione qui in cattedrale. Con questo gesto, guidati dall’arcivescovo Gianpiero, anche qui nella nostra Diocesi, apriremo il cammino del Giubileo, il cammino verso la Speranza, che aprirà le porte anche del nostro cuore».
Per la Diocesi di Ascoli Piceno, invece, la cerimonia di apertura dell’Anno Giubilare si terrà nel capoluogo Domenica 29 Dicembre 2024, alle ore 18:00, presso la cattedrale cattedrale Santa Maria Madre di Dio e Sant’Emidio.

 

 

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