FOLIGNANO – “Carissimi, con gioia ci troviamo insieme per celebrare questa memoria solenne di Maria, Madonna Addolorata. Noi sappiamo che dentro questa Liturgia è contenuto un mistero tanto grande: la partecipazione di Maria, della Chiesa e di ogni Popolo alla Passione di Gesù. Il soffrire cristiano non è mai senza senso e la Liturgia di oggi ci spiegherà perché”. – Si è aperto con queste parole, cariche di speranza, il ricco pomeriggio vissuto dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri con i fedeli della Parrocchia Santa Lucia in Piane di Morro in occasione della conclusione della festa in onore della Madonna Addolorata, avvenuta Venerdì 6 Settembre, dalle ore 18:00 in poi, nella popolosa frazione di Folignano. Nell’occasione si sono svolte anche l’inaugurazione e la benedizione del nuovo Oratorio “Don Pietro Di Luigi“, ricavato dai locali situati al piano terra della canonica che, danneggiati dal sisma nel 2016, quest’anno sono stati ristrutturati grazie al sostegno del vescovo Gianpiero e alla volontà del parroco don Joseph Katembwe. Un atto importante che risponde al bisogno della comunità di ritrovarsi e di condividere tempi e spazi, rafforzando così i legami e creandone di nuovi.
Rilevante la partecipazione dei fedeli, già a partire dalle ore 18:00, quando si sono ritrovati nella chiesa Santa Lucia per la preghiera del Rosario. Alle ore 18:30 la Santa Messa, presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri, è stata concelebrata dal parroco don Joseph Katembwe, dal diacono Rinaldo De Angelis, dal ministro dell’Eucaristia Giovanni Bollettini e da tutto il popolo di Dio convenuto. Tra la folla convenuta, presenti anche le massime autorità civili e militari locali: il sindaco Matteo Terrani, i consiglieri comunali Eleonora Ritrecina e Massimo Agostini, il comandante della Stazione dei Carabinieri Villa Pigna di Folignano, il luogotenente Alessandro Giorgione.
Dopo la lettura del Vangelo da parte del diacono Rinaldo, il vescovo Gianpiero, commentando la Prima Lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei, ha detto: “Come comunità cristiana oggi abbiamo la possibilità di vivere insieme la festa della Madonna Addolorata, una festa severa, ma profondamente umana, che ci permette di entrare ancora più profondamente in una dimensione che viviamo tutti, quella del dolore. E lo facciamo guidati da Maria, che , a sua volta, è stata guidata dal Signore.
La Prima Lettura ci permette di non sottovalutare la sofferenza di Gesù. A Gesù non possiamo dire: ‘Tanto tu eri Gesù! Sapevi che saresti risorto!’. Perché Gesù mette da parte la sua natura divina per farsi uomo, pienamente uomo. Sulla Croce Gesù è in silenzio, ma grida le parole del Salmo 21: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’ (Sal 21, 2). E grida anche prima di morire, dopo aver detto ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito’ (Lc 23, 46). Nei giorni della sua vita terrena, dunque, Gesù offre preghiere e suppliche con grandi grida e lacrime al Padre, che poteva liberarlo dalla morte. Nei Vangeli ci viene raccontato che, nell’orto del Getsemani, Gesù piange e dice: ‘Padre, se possibile, passi da me questo calice’ (Mt 26,39; Mc 14,36; Lc 22, 42; Gv 12, 27)). E poi c’è scritto: ‘E fu esaudito’. Fu esaudito?! Ma Gesù è morto?! In che modo il Padre lo ha esaudito per la sua pietà, che significa per il suo grande amore? Lo ha esaudito perché l’ultima parola sulla vita di Gesù non è stata la morte. Per questa ragione, anche quando Gesù grida, il Padre lascia che suo Figlio vada fino in fondo, che muoia. Nel progetto di Dio, infatti, c’è che Egli stesso sperimenti il dolore, tutta la fatica umana e persino la morte alla maniera umana. Questo è da impazzire! Da far impazzire i filosofi! Dio che muore alla maniera umana! Questo significa che nella Resurrezione, quindi in Gesù che si rialza in piedi e ritorna alla vita del Padre, c’è la risposta del Padre alla preghiera di Gesù. L’autore della Lettera agli Ebrei scrive che in questo momento Gesù diventa perfetto, perché ha sperimentato tutto l’umano ed è stato reso pienamente obbediente, perché ha eseguito fino in fondo il disegno del Padre“.
Il vescovo Gianpiero ha poi proseguito analizzando la figura di Maria, che rappresenta la Chiesa, quindi tutti noi: “Anche Maria è sotto la Croce. Anche lei, come Gesù, vive la sofferenza di andare fino in fondo per amore. E Maria, sotto quella croce, ci rappresenta tutti. Nel Vangelo, dove c’è Maria, ci siamo noi. Nel Vangelo di Giovanni, nel momento in cui Gesù muore – non spirò, ma ‘consegnò lo Spirito’ (Gv 19,30) – c’è lo Spirito di Dio, lo Spirito della vita, lo Spirito che rialza in piedi i morti. Gesù è vivo, perché nel momento in cui muore, dona pienamente la sua forza divina, il suo Spirito divino. E dal suo fianco e dal suo cuore scaturiscono l’acqua e il sangue, che la tradizione ecclesiale ha sempre visto come l’acqua del Battesimo e il sangue dell’Eucaristia. E tutte le volte che riceviamo il Battesimo o l’Eucaristia, ci viene comunicato lo Spirito Santo, quello Spirito con cui Gesù è andato fino in fondo ed è più vivo che mai”.
Mons. Palmieri ha quindi proseguito a commentare la Parola, riconducendola alla concretezza dei nostri giorni: “Oggi, quando si tratta di soffrire per amore, ci viene voglia di fuggire. Questo è molto umano, molto comprensibile. Anche Gesù l’ha provato. Ma oggi è come se Gesù e Maria ci dicessero: ‘Tu sei in grado di soffrire per amore. Tu puoi andare fino in fondo. Non è vero che non ce la farai. Non è vero che non sei capace. Con la forza dello Spirito potrai andare fino in fondo’. È paradossale, però la buona notizia della festa di oggi è questa: ‘Guarda, amico mio, che per amore, con l’aiuto dello Spirito di Dio, unito al Signore come Maria, tu puoi andare fino in fondo!’. Questo è un messaggio profondamente umano, perché non nega la fragilità e il desiderio di fuga, ma dice che possiamo affrontare tutto, andando fino in fondo. Che si tratti di soffrire per amore di un figlio o di una figlia, di uno sposo o di una sposa, che si tratti di soffrire per una parrocchia o per un paese, che si tratti di soffrire per la pace, per la giustizia, per la libertà, la festa di oggi ci dice: ‘Coraggio! Puoi farcela! Come ha fatto Gesù, così come ha vissuto Maria. Perché nel momento in cui dai tutto per amore, tu sei più vivo che mai’.
Oggi c’è l’abitudine di pensare che, se tu ti doni tutto per amore, ti annulli. Certo che c’è una parte di te che muore, ma c’è una parte più profonda, il nostro vero io, che è più vivo che mai. Quando succede questo, quando vado nel profondo per amore, non muoio, non mi annullo, bensì faccio una cosa divina, una cosa da Gesù, una cosa sacra. Un sacri-ficio. Sacrificio è una parola che oggi non piace molto, è tanto denigrata. Invece è una parola bellissima! È la capacità di andare, per amore, fino in fondo.
In una delle preghiere eucaristiche che si usano spesso, si prega dicendo: ‘Lo Spirito Santo faccia anche di noi un sacrificio perfetto, a Te gradito’. Gesù è reso perfetto, perché ha fatto la scelta di andare fino in fondo; anche noi umanamente siamo resi perfetti quando, per amore, andiamo fino in fondo”.
Il vescovo Gianpiero ha infine ricordato il bel gesto d’amore, di carità ed accoglienza della comunità parrocchiale locale: “Carissimi, è molto bello allora festeggiare l’Addolorata, perché è una festa di grande incoraggiamento, se la viviamo profondamente, se la facciamo nostra. Il Signore ci dà il suo Spirito, ci dà il suo Corpo e il suo Sangue, affinché possiamo vivere con Lui ogni momento: quello della gioia e quello della fatica, quello dell’entusiasmo e quello del dolore, tutto con Lui. Vivere con Lui tutto e trasformarlo in amore. In un suo scritto bellissimo, Santa Teresa di Lisieux ha un’intuizione bellissima, ovvero che solo l’amore è capace di trasformare in semi d’amore ogni cosa. Voi lo avete fatto due anni fa, quando avete avuto il coraggio di accogliere una famiglia che fuggiva dalla guerra. E oggi, in accordo con il Sindaco e con l’aiuto di Caritas Diocesana, sistemiamo questi spazi che hanno accolto e continuano ad accogliere questa famiglia. È inutile dirvi quanto sia stato bello che abbiate non solo accolto con delle mura queste persone, ma anche trasformato questa comunità in famiglia per questa famiglia. Il vostro gesto concreto è un grande segno d’amore. Dio vi benedica!”.
Terminata la Messa, i fedeli, insieme al coro parrocchiale Santa Lucia e ad alcuni musicisti provenienti da vari Corpi Bandistici della zona, hanno dato vita ad una breve processione per le vie del quartiere con la statua della Madonna Addolorata, cantando e pregando. Alla processione hanno partecipato anche i bambini che hanno ricevuto da qualche mese il Sacramento della Prima Comunione e che per l’occasione hanno indossato nuovamente l’abito bello utilizzato nel giorno della loro festa.
Al rientro dalla processione, la folla si è fermata davanti ai locali del nuovo oratorio. Il parroco don Joseph ha effettuato alcuni ringraziamenti a coloro che hanno reso possibile la ristrutturazione dei locali parrocchiali e la realizzazione della serata di festa: l’Amministrazione Comunale, rappresentata dal sindaco Matteo Terrani; le Forze dell’Ordine; la Caritas Diocesana, rappresentata dal suo direttore Giorgio Rocchi; la famiglia Zerbini, che ha donato la targa; l’impresa che ha eseguito i lavori di ristrutturazione, nelle persone di Mirco Agostinelli e Massimo Agostini; il ristorante Parco dei Tigli, che ha offerto il gustoso buffet per la cena che ne è seguita. Il parroco ha poi ringraziato tutti i presenti con queste parole: “In questi giorni vi siete dati da fare quasi tutti. Malgrado il caldo e gli impegni di Agosto, avete donato il vostro tempo e a volte anche il vostro denaro per rendere possibile questa serata. Vi ripeto spesso che la parrocchia non è il parroco, bensì tutti noi radunati nel nome di Cristo. In questa occasione abbiamo dimostrato di essere comunità“. Infine don Joseph ha ringraziato anche i familiari di don Pietro Di Luigi, giunti da Rieti per assistere alla riapertura dell’oratorio intitolato al loro caro defunto, che è stato parroco storico e fondatore della comunità di Santa Lucia: “Don Pietro, con l’aiuto dei concittadini, costruì la casa parrocchiale, quando in paese non c’era quasi nulla e questi locali erano un luogo di ritrovo e di aggregazione. È stato quindi naturale scegliere di intitolare a lui le sale rimesse a nuovo. Mi auguro che il nostro oratorio, ora come allora, diventi un punto di evangelizzazione, un luogo di ritrovo, incontro e scambio, per l’arricchimento spirituale ed umano di chi abita questo territorio“.
Anche il sindaco Terrani ha riconosciuto l’enorme contributo della Chiesa a favore della comunità locale: “La Chiesa Cattolica, oltre ad essere stata una guida spirituale, ha sempre avuto anche una vocazione pedagogica: è stata infatti un punto di riferimento per intere generazioni, grazie agli oratori, luoghi di ritrovo e di crescita umana. Gli ultimi fatti di cronaca ci ricordano purtroppo che le piccole comunità non sono immuni da situazioni di disagio e di difficoltà. Spazi, come quelli che oggi andiamo ad inaugurare, sono quindi molto importanti, perché sono luoghi in cui ci si può ascoltare ed in cui si tiene insieme una comunità“.
Una familiare di don Pietro e una bambina della parrocchia hanno poi finalmente scoperto la targa tra gli applausi scroscianti dei presenti e il vescovo Gianpiero ha prima benedetto e poi visitato l’oratorio.
L’intenso pomeriggio si è concluso con un momento di convivialità fraterna, allietato dalle note allegre dell’organetto, suonato dal piccolo Lorenzo Di Marco, un giovanissimo parrocchiano di 11 anni.
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