CASTIGNANO – La Sala Consiliare del Comune di Castignano, mercoledì 4 settembre ha riunito agricoltori custodi, istituzioni e rappresentanti di Slow Food. Si è discusso a fondo delle difficoltà che i produttori di biodiversità della regione Marche affrontano quotidianamente.
A organizzare e coordinare l’incontro è stato Sergio Corradetti referente dei produttori del Presìdio Slow Food dell’Anice di Castignano, il quale ha delineato con chiarezza un quadro preoccupante ma non privo di speranza. La sua è stata una riflessione lucida sulle sfide che il settore agricolo locale a partire dai produttori dell’Anice verde di Castignano, devono affrontare, tanto a livello climatico quanto economico. “Un incontro memorabile“, lo ha definito Corradetti, durante il quale le istituzioni hanno potuto ascoltare con attenzione la voce di chi, quotidianamente, si dedica con passione alla tutela delle biodiversità marchigiane. Quella voce, pacata ma decisa, ha espresso con serenità un lamento che non ha nulla di polemico, ma che rappresenta la consapevolezza del valore sociale e umano di ciò che questi agricoltori stanno sacrificando. Il loro lavoro infatti non si limita alla produzione agricola, ma rappresenta un baluardo contro l’abbandono delle tradizioni, della storia e dello stile di vita che un tempo rendevano vivibili i territori interni della regione. Queste aree, ora definite come “interne” in termini burocratici e amministrativi, sono in realtà il cuore pulsante di una cultura che rischia di andare perduta se non vengono trovate soluzioni concrete e tempestive alle problematiche emergenti.
L’incontro a cui ha partecipato anche l’Assessore regionale Andrea Antonini ha messo in luce una questione fondamentale: il contributo delle biodiversità all’incremento, seppur modesto, del reddito delle micro imprese agricole che popolano queste aree. Le biodiversità sono una risorsa inestimabile, non solo per la conservazione dell’ambiente, ma anche come strumento per rallentare l’esodo dalle stesse aree interne. L’abbandono di queste terre potrebbe diventare irreversibile, portando alla perdita di un patrimonio terriero ed edilizio che caratterizza le colline e le montagne marchigiane. Il rischio è evidente a tutti, se l’esodo dalle aree rurali prosegue, le conseguenze non si limiteranno alla scomparsa di antiche tradizioni agricole, ma colpiranno l’intero tessuto sociale, economico e culturale della regione.
Tra i temi più urgenti discussi durante l’incontro, vi è stata la necessità di affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico, che sta alterando radicalmente i cicli colturali.
L’innalzamento delle temperature, la scarsità d’acqua e le precipitazioni meteorologiche devastanti sono solo alcuni dei fenomeni che mettono a rischio la sopravvivenza delle delicate specie agrarie e animali tipiche della regione. Le istituzioni presenti e i produttori hanno concordato sull’urgenza di affrontare questi problemi in modo unitario. Il tutto per restituire dignità al lavoro degli agricoltori, consapevoli di essere i custodi non solo delle biodiversità, ma anche di un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico.
Quello di Castignano è stato un momento di condivisione unico a livello nazionale, come ha ricordato anche il professor Francesco Sottile. Il fatto che le istituzioni e i produttori abbiano deciso di affrontare le sfide in modo collettivo è un segnale positivo. Ma, come sottolineato dallo stesso Corradetti, è ora fondamentale che questo tavolo tecnico cominci a lavorare il prima possibile per dare risposte concrete e forti.
“L’augurio è che le istituzioni e gli enti coinvolti riescano a trovare soluzioni adeguate e tempestive, affinché i produttori di biodiversità marchigiani possano continuare il loro lavoro, non solo per il benessere dell’ambiente, ma anche per la conservazione di un patrimonio culturale e sociale che rappresenta l’anima delle Marche” le parole a fine incontro del referente dei produttori del Presìdio dell’Anice verde di Castignano.
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