Durante il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, nelle quali i delegati si sono alternati, tra la mattina e il pomeriggio del 10 aprile, nell’ascoltare gli interventi del card. Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, sul tema “Chiesa di minoranza, in cammino, capace di sconfinare”, quello di Daniela Chiara, Piccola Sorella di Gesù, sul tema “Nei margini la piccolezza evangelica”, il prof. Giovanni Grandi, docente di Filosofia morale presso l’Università di Trieste, su “Confini: luoghi di incontro e di convivenza delle differenze” e Gabriella Burba, sociologa, su “Carità e giustizia: quale confine?”.

In una delle quattro assemblee tematiche di approfondimento è emersa la drammatica testimonianza del Card. Zenari, che ha descritto la Siria come un Paese distrutto dal conflitto e dalla povertà. Tra le persone in fuga ricorda l’esodo della minoranza cristiana: prima della guerra erano 2 milioni e ora sono diventati 500.000. Nella sola Aleppo i cristiani erano 150.000, ora sono meno di 30.000. Si tratta di Chiese antiche e apostoliche che soffrono per l’emigrazione di persone, spesso altamente qualificate, che difficilmente torneranno.

“Le notizie sulla Siria non vendono più, ora si parla solo di Gaza e Ucraina. Siamo stati dimenticati dai media e dalla comunità internazionale. Ma da noi le bombe continuano a cadere”.

In questi giorni, a Grado (Gorizia), durante il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, a cui hanno partecipato oltre 600 delegati da tutta Italia, abbiamo registrato una dichiarazione del Card. Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria dal 2008.

Eminenza com’è la situazione nel Paese?

“Purtroppo va male. Il 15 Marzo scorso è entrata ufficialmente la Siria nel suo quattordicesimo anno di guerra che dura ormai da troppi anni e i dati fornitici dalle Nazioni Unite e dagli esperti sono preoccupanti. C’è una povertà galoppante, 16.7 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza alimentare e di assistenza umanitaria in genere. Questo nuvolo di bisognosi è aumentato il 9% rispetto all’anno scorso, quasi tre quarti della popolazione. Il 90%  vive sotto la soglia della povertà. Qui mi danno delle offerte, ringrazio molto, ma stiamo aumentando gli aiuti alle cucine popolari, però deve cambiare la politica, occorrono soluzioni politiche. Faccio un appello all’Europa, all’Italia affinché facciano di tutto per sbloccare questa situazione politica e mettere in moto la ricostruzione del Paese, l’ avvio dell’economia, ecc. altrimenti non andiamo da nessuna parte. Possiamo aumentare qualche sacco di riso, qualche quintale di  fagioli nelle cucine popolari, ma non andiamo tanto lontano.

 

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