SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Oggi tanti, troppi, parlano di guerra: la retorica bellicista è purtroppo tornata di moda”. A denunciarlo è stato il Papa Francesco, che ricevendo in udienza i partecipanti al Primo colloquio tra il Dicastero per il Dialogo interreligioso e il Congresso dei Leader delle religioni tradizionali e Mondiali ha fatto notare come “mentre si spargono parole d’odio, le persone muoiono nella brutalità dei conflitti”. “Abbiamo bisogno invece di parlare di pace, di sognare la pace, di dare creatività e concretezza alle attese di pace, che sono le vere aspettative dei popoli e della gente”.
C’è in giro un discorso di guerra che spaventa. Ad esempio gli anniversari delle stragi rispolverano una voglia di vendetta che cerca nuovi obiettivi da colpire. C’è un inquinamento spirituale che supera quello delle risorse della natura, al quale non diamo la stessa attenzione che riserviamo a questo. Strilliamo contro i prodotti transgenici e non ci accorgiamo che giornalmente ci vengono inoculati condensati di violenza e di odio. “Occhio per occhio, dente per dente”, sono tornati ad essere legge universale e la vendetta si respira anche nel più innocuo, all’apparenza, cartone animato per bambini. Rimane un esempio “Braccio di ferro”, a lungo andare, si vendicherà con una violenza inumana della prepotenza di Bruto e il bimbo parteciperà con gioia a quella che il cardinale Tonini definiva “l’estasi dell’arrivano i nostri”.
Il mondo è diventato un grande “mattatoio”, dove alle grandi stragi fanno riscontro inqualificabili episodi di violenza e di uccisioni come quelle che vedono vittime bambini, donne, barboni e decine di disperati in cerca della “terra promessa”.
Di fronte a questo “scorrazzare” satanico che sembra abbia preso possesso del mondo, cosa si chiede al cristiano? “Siate costruttori di pace”, gridava Mons. Tonino Bello.
Come presidente nazionale di Pax Christi, il Vescovo Mons.Bello, ha lasciato un messaggio alto e forte al mondo e alla Chiesa. E’un invito che si sta dimostrando di profetica attualità, oggi in cui crediamo di poter ottenere la PACE con la forza, con le armi, con la guerra. Egli vedeva la PACE nella “convivialità delle differenze” con l’uso dei mezzi rispettosi non solo dell’integrità fisica, ma di ogni diritto di libertà e di giustizia; e don Primo Mazzolari aggiungeva: “Il cristiano è «un uomo di pace», non «un uomo in pace»: fare la pace è la sua vocazione”. E per dire questo, nel recente passato, ci siam presi il complimento di essere “utili idioti”. Mons. Loris Capovilla scriveva in una bella prefazione ad un libro di don Primo Mazzolari: “Noi abbiamo appreso dal messaggio cristiano come camminare, dove andare, cosa portare con noi. Cristo ci ha autorizzati ad operare esclusivamente con la forza della Parola e dell’Amore. Preoccupati di non soffiare ora sul fuoco di un più esteso conflitto che ci terrorizza: Nord-Sud, e Dio non voglia: Mondo cristiano-Mondo musulmano, abbandonati idoli ed illusioni, menzogne e compromessi, denunciati interessi inconfessabili, siamo persuasi che solo dinanzi ai testimoni, come i Papi degli ultimi tre secoli, come i Gandhi, i La Pira, i Mazzolari, i Martin Luther King, “la morte ha paura” (David Turoldo), la guerra ha paura, la prepotenza ha paura”.
E la prima testimone è “la giustizia”. Don Primo aggiungeva: “La pace non sarà mai sicura e tranquilla fino a quando i poveri, per fare un passo in difesa del loro pane e della loro dignità, saranno lasciati nella diabolica tentazione di dover rigare di sangue la loro strada. Senza giustizia non c’è Pace. Frutto della giustizia è la Pace”. E nel nostro piccolo mondo “vogliamo rinunciare all’arroganza ed agli egoismi per entrare nell’area della settima beatitudine, pur consapevoli di non essere sovente costruttori di pace, perché non siamo in pace né con Dio, né con noi stessi, né col nostro prossimo”.
Pietro Pompei

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