Foto di Cristina Di Quirico

DIOCESI – Si sono svolti ieri, 4 febbraio, dalle ore 10:15 alle ore 12:30, a Colonnella, presso la chiesa San Cipriano, gli eventi diocesani organizzati in occasione della 46° Giornata per la Vita. Il tema scelto, ripreso dal Vangelo di Marco, è: “La forza della vita ci sorprende, ‘Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?’ (Mc 8,36). L’appuntamento, organizzato dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, dal Centro Famiglia, dall’Ufficio di Pastorale Familiare e dal Movimento per la Vita della nostra Diocesi, ha registrato la partecipazione del vescovo diocesano, Mons. Carlo Bresciani, del presidente del Centro Famiglia della Diocesi Nicola Farinelli, del responsabile del Movimento per la Vita, il dott. Carlo Di Biagio, e di tre genitori adottivi: Giovanna Corradetti, presidente dell’associazione “Unafamigliapertutti” e madre adottiva, insieme al marito Massimo Angelini, di tre figli; i coniugi Paola Postiglione e Davide Pellegrini, una coppia di medici che ha adottato tre figlie provenienti dalla Lituania. Presenti anche il parroco delle due parrocchie colonnellesi, don Dino Straccia, e il sindaco del Comune di Colonnella, Biagio Massi.

Dopo il saluto del presidente Farinelli, il primo ad intervenire è stato Carlo Di Biagio, dottore in Ostetricia e Ginecologia in pensione, già Primario di Reparto per molti anni all’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto, oggi direttore del Poliambulatorio diocesano, il quale ha raccontato la nascita del Centro Famiglia e i servizi del Centro Accoglienza Vita.

È stata poi la volta delle due famiglie adottive che hanno testimoniato l’esperienza da loro vissuta.
In particolare Giovanna Corradetti, sull’esperienza dell’affido, ha affermato che “accogliere un figlio per aprirlo al mondo e poi restituirlo al mondo è un gesto d’amore molto grande“. Sull’adozione ha poi raccontato la sua personale esperienza di madre e, con grande commozione, ha detto: “Nonostante ci siano molte difficoltà da attraversare e numerosi ostacoli da superare, se qualcuno chiedesse a me e mio marito ‘Lo rifareste?’, sia io che lui risponderemmo un numero infinito di volte ‘Sì’! Le nostre figlie, infatti, sono la nostra più grande motivazione“.

Di rilievo anche l’intervento dei coniugi Paola Postiglione e Davide Pellegrini, i quali hanno detto: “Ad un certo punto della nostra vita abbiamo compreso che avremmo dovuto sviluppare la fecondità della coppia in altro modo rispetto a quello che avevamo immaginato, abbiamo capito che saremmo stati generativi in un’altra maniera rispetto a quella programmata. Con il tempo abbiamo compreso anche che i nostri figli sono i figli che ci hanno affidato. Non potrebbero essere altri. Sono loro i figli che il Signore ha pensato per noi”.

Il dibattito è poi proseguito con le domande e le riflessioni di alcuni uditori, nei quali si è sottolineato il dovere dei genitori adottivi di creare legami con le Istituzioni che hanno a che fare con i figli adottati. Si è parlato anche del fatto che il Centro Famiglia non sia per l’assistenzialismo, bensì presti la sua opera per aiutare le persone a rimettersi in moto e renderle indipendenti. Si è detto poi anche dell’importanza di parlare dell’adozione alle giovani coppie di fidanzati ed infine anche dell’importanza dell’inclusione per i figli adottati e per tutti i ragazzi e giovani con particolari fragilità.

La mattinata è proseguita con la Santa Messa, presieduta dal vescovo Carlo Bresciani e concelebrata dal parroco don Dino Straccia, dal diacono Walter Gandolfi e da tutto il Popolo di Dio riunitosi numeroso per l’occasione.

Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia: “La speciale ricorrenza di oggi, 46° Giornata per la Vita, ci mette davanti a Dio e ci fa porre una domanda: ‘Da dove viene la nostra vita?’ Certamente da papà e mamma, dal fatto che ci hanno accolto e accompagnato. Ma questo da solo basta? No, il senso della grandezza della nostra vita non è solo nelle nostre mani.
La Prima Lettura di oggi ci presenta la figura di Giobbe, uno che nella vita aveva avuto successo: tanti figli, numerosi servi, tante greggi; poi all’improvviso si era ritrovato senza niente. Cosa salva dunque Giobbe? I beni che aveva accumulato? No, perché tutto è andato perso. Gli amici che si era fatto negli anni? No, perché nelle difficoltà gli amici erano spariti. La sua salute fisica? No, perché si era ammalato. Giobbe viene salvato solo dal fatto che la sua vita era in relazione con Dio! Ecco allora che ci chiediamo: ‘A che cosa serve all’uomo il mondo intero, se non salva la sua anima?
Perché allora oggi facciamo così tanta fatica ad apprezzare i valori della vita? Perché diamo importanza ai beni materiali e non vogliamo condividere. Laddove trionfa il benessere economico, si perde la dignità del lavoratore, che viene sfruttato e non trattato con dignità, della donna, che viene penalizzata e calpestata, dell’immigrato, che viene rifiutato e discriminato. L’amore è il contrario di tutto questo. Cosa significa amare, questa parola spesso abusata e inflazionata? L’amore, senza la capacità di donare e di donarsi, è una parola vuota. La vita di tutti noi ha bisogno di questa condivisione. Se costruiamo una società in cui ognuno pensa solo a sé, cosa avremo? Questo non è un problema di fede, ma un problema che riguarda tutta l’umanità. Noi stiamo facendo sviluppare una società in cui, nel conflitto di interessi, prevale chi ha la forza maggiore. È così per la guerra, dove chi è più potente e ha maggiori armi, vince sul più debole. È così per l’aborto, dove chi è più forte, l’adulto, decide sulla vita di un essere innocente. Ecco allora che, come abbiamo pregato nel Salmo, abbiamo tutti bisogno di essere risanati. Siamo chiamati a risolvere al meglio le difficoltà, senza cadere nell’egoismo e riconoscendo che l’altro ha la mia stessa dignità. Siamo chiamati, attraverso la preghiera e le opere, a cambiare il mondo. Quale mondo? Il nostro prima di tutto. Perché solo così cambieremo il nostro cuore. E noi abbiamo bisogno del cuore, non di mezzi“.

Dopo le preghiere dei fedeli lette dai Cresimandi e i riti di Comunione, la Celebrazione Eucaristica, animata dai due cori parrocchiali di San Cipriano e di San Giovanni Evangelista, si è conclusa con la preghiera personale di una giovane madre in attesa e con la lettura, da parte di una catechista, della preghiera per la Vita scritta da Papa Giovanni Paolo II.

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