DIOCESI – Una lettera del 18 marzo 1847, partita da Montelparo e indirizzata a Massignano (AP), ci rivela sia l’organizzazione strutturata nel secolo decimo nono della Diocesi di Montalto – a cui Montelparo apparteneva fin dal 24 novembre del 1586 – che l’importanza assunta dalle Confraternite religiose nell’ambito dello Stato Pontificio.

Partita dalla Prefettura di Montelparo da Tommaso Adriani e indirizzata a Giuseppe Laurantoni, la missiva, scritta con penna e calamaio su un bel foglio filigranato con un cerchio con dentro un’aquila rampante ad ali spiegate che poggia con una sola zampa sul più alto di tre monti, parla di un’ipoteca, cambiale insomma dei censi delle Confraternite ed azioni relative ad esse.

La lettera, non decifrata con facilità, dice : “Con la posta di questa mattina ricevetti la (..) del 13 alla quale mi faccio sollecito di rispondere. Non sapendo che per la rinnovazione ipotecaria dei censi  delle  Confraternite di (..) di tre (..) dopo la scadenza del Decennio ed essendo ignaro che il Sig. Conservatore avesse voluto attendere fino a detta epoca per rispondere alle obbligazioni da me assunte per (..) da qualunque questione e spesa, fin dalli 12 del corrente feci effettuare il deposito del capitale dei tre censi e dei relativi frutti preso il sig. Cavalier Brancadoro Depositario della Diocesi di Fermo…….( prosegue con dettagli) e poi riprende : “ Da ciò adunque riterrà essere inutile il parlare di cambiale ed il (..) Non resta altro a fare di sollecitare da questa venerabile Confraternita gli atti necessari per il reinvestimento di detta somma la quale trovasi infruttifera fin dal giorno del deposito”. Continua spiegando che ci sono i censi necessari per la cancellazione dell’ipoteca e conclude: “La prego adunque calorosamente a volersi, senza ritardo, occupare di tutto questo a scanso di qualunque litigio, che sarebbe dannoso tanto a me , che a codesto luogo Pio. Mi farà somma grazia se mi darà un cenno di riscontro per  (..) ed intanto pregandola a ritornare i miei complimenti a tutti di Sua Famiglia ed al Sig. “Polini” (?) (..) al piacere di dichiararmi con tutta la stima di Lei. Montelparo 18 marzo 1847. Suo obbligatissimo servitore Tommaso Adriani”.

Certamente le Confraternite erano in passato una realtà molto importante. Spesso fungevano anche da pseudo “sindacati” ante litteram per difendere i lavoratori, un po’ come le “Società operaie di mutuo soccorso”, ma con una valenza religiosa e sempre annessa alla Chiesa. Alle volte si faceva fatica proprio ad “ubbidire” alla Chiesa stessa  e le Confraternite diventavano delle vere e proprie realtà parallele che, in qualche caso, volevano quasi sostituirsi  ad essa, ciò che i Vescovi giustamente cercavano sempre di ricondurre nei giusti binari di realtà associative che “collaborano” con la Chiesa  e mai e poi mai possano o debbano sostituirsi ad Essa.

A seconda dei carismi delle Confraternite, esse avevano vari compiti, solitamente erano compiti caritatevoli e/o funerari, di gesti di pietà e supporto alle vedove e agli orfani dei confratelli. Ovviamente, come si evince dalla lettera, vi erano anche lasciti, donazioni e comunque censi, ottenuti anche con elargizioni o “questue” per le case, sempre finalizzati ad opere pie. Di conseguenza questi beni, che servivano per offrire sepolture e funerali ai poveri, organizzare iniziative pie venivano depositati. C’è da dire che le Confraternite tenevano alla loro autonomia anche economica, ma sempre super visionate dai Vescovi di appartenenza.

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