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San Benedetto, Vescovo Giuliodori: “La Chiesa parla con la voce di tutti i battezzati”

DIOCESI – “Tutti noi cristiani siamo corresponsabili in nome della comune vocazione battesimale: la matrice di figli di Dio, infatti, la acquisiamo proprio con il Battesimo. Ed è anche da quel momento che noi siamo sinodali, ovvero camminiamo insieme ad altri fratelli che, come noi, hanno scelto Dio. Ecco perché sinodalità e corresponsabilità vanno di pari passo! In virtù del Battesimo e quindi del nostro essere cristiani, siamo chiamati a recuperare anche la dimensione eucaristica che ci caratterizza. Per noi cristiani, infatti, l’Eucaristia non è un rito formale, ma il riflesso di una vita reale condivisa. Spesso purtroppo siamo ancora figli di una spiritualità intimistica; siamo invece chiamati a vivere una dimensione comunitaria della nostra fede.” – È con queste parole che Mons. Claudio Giuliodori, membro della Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale, ha iniziato il suo intervento durante l’incontro dal titolo “Sinodalità e corresponsabilità”, organizzato dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto nell’ambito del percorso di discernimento intrapreso in questo secondo anno di Cammino Sinodale 2023/2024.

L’evento, che si è tenuto venerdì 17 novembre, dalle ore 19:00 alle ore 23:00, presso il Monastero delle Clarisse in San Benedetto del Tronto, ha registrato la presenza anche del Vescovo diocesano, Mons. Carlo Bresciani, il quale ha introdotto l’illustre ospite con queste parole: “La fase sapienziale che stiamo vivendo richiede la scelta del tema del discernimento, l’approfondimento del tema scelto e l’elaborazione di proposte possibilmente nuove e realizzabili. A livello diocesano, grazie a quanto emerso nell’incontro di Montemonaco e nei successivi incontri degli organismi di partecipazione e dell’equipe sinodale, si è pensato di prendere in considerazione tre ambiti: “La sinodalità e la corresponsabilità”; “L’evangelizzazione di prossimità”; “La formazione alla vita e alla fede”. In questo primo incontro ci soffermeremo sulla corresponsabilità, che, in un’ottica sinodale, significa saper “rispondere di se stessi di fronte agli altri”, mettendosi non solo in dialogo, ma compiendo delle scelte concrete, operative in cui ciascuno, in prima persona, si mette in gioco, a servizio, offrendo disponibilità, attenzione, tempo, volontà e creatività. Si è chiamati a mettere a disposizione i propri talenti, facendoli fruttare al meglio, per il bene della Chiesa. L’intera comunità è dunque chiamata ad una costante conversione che è anche una conversione pastorale e missionaria, consistente in un rinnovamento di mentalità, di attitudini, di pratiche e di strutture, per essere sempre più fedele alla sua vocazione. Stasera rifletteremo su questi temi con Mons. Giuliodori, che, oltre ad essere membro della Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale, è anche presidente della Commissione CEI per l’Educazione Cattolica ed assistente dell’Azione Cattolica e dell’Università Cattolica”.

In una sala gremita di presbiteri, religiosi e laici, Mons. Giuliodori ha fornito molteplici spunti di riflessione. Partendo dai due termini, sinodalità e corresponsabilità, e dalla loro composizione ecclesiale, ha parlato del cammino sinodale come “evento conciliare” che avviene sotto la guida dello Spirito Santo. “Si tratta di una conversazione nello Spirito, che lavora – ha detto – affinché ci sia un’armonia tale, che ogni decisione venga presa con serenità e coscienza, così da mettere in campo cambiamenti anche molto importanti. Noi siamo strumenti nelle mani dello Spirito Santo“.
A proposito di corresponsabilità, Mons. Giuliodori ha poi accennato ai “tria munera” del Battesimo (sacerdozio, profezia e regalità), sottolineando la comune vocazione al sacerdozio di tutti i cristiani in virtù di questo Sacramento, e ha ricordato in che maniera viene definita la Chiesa: “Noi siamo corpo, come ci dice San Paolo, ma anche popolo di Dio, che cammina sapendo di avere come guida il Signore; siamo famiglia, spesso infatti la Chiesa viene definita sposa di Cristo, ma anche ospedale da campo, come ha detto papa Francesco, ovvero realtà che si fa carico di assistere ed accompagnare le persone. Dunque chi è titolare della responsabilità nella Chiesa? Certamente la gerarchia prevede una responsabilità diversa, ma tutti partecipiamo al sacerdozio, tutti quindi abbiamo un certo grado di responsabilità. La Chiesa parla con la voce di tutti i battezzati, i quali compartecipano alla missione della Chiesa stessa, secondo i propri talenti e la propria disponibilità del momento. Nella Chiesa infatti non abbiamo parametri di produttività, ma di carità: in alcuni momenti quindi si dona di più, in altri momenti si riceve di più. In tal senso, promuovere la ricchezza ministeriale è alla base di una vera corresponsabilità. Siamo quindi chiamati a dare un nome ai volti e ai servizi che già esistono, ma anche ad altri nuovi che attualmente non esistono“.

Il relatore ha proseguito il suo intervento, approfondendo l’icona polivalente scelta per la fase sapienziale del cammino sinodale, ovvero il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, sottolineando come la Parola e l’Eucaristia debbano essere vissute in una prospettiva missionaria: “Siamo chiamati a partire senza indugi come i due discepoli di Emmaus – ha affermato Mons. Giuliodori –, trasformandoci da spettatori a protagonisti. Nel fare questo dobbiamo avere presente il vasto campo della missione: avere come paradigma solo la parrocchia è ormai superato. Ci sono persone che vivono realtà di fede oltre la parrocchia, ad esempio per motivi di lavoro. Siamo dunque chiamati ad andare oltre i perimetri limitati a cui siamo abituati, superarli. Così come siamo chiamati a superare anche gli alibi della stanchezza, i personalismi, le divisioni“.

Mons. Giuliodori ha infine indicato alcuni snodi essenziali su cui è necessario confrontarsi: ripensare gli organismi di partecipazione, tra consultivi e deliberativi; la valorizzazione delle donne e del genio femminile; il ruolo peculiare del laicato nella missione della Chiesa; potenziare e rimettere in circolo servizi, ministeri e carismi. “Per fare questo – ha detto – è necessario leggere la realtà con uno sguardo profetico, avere il coraggio di sognare e di essere profetici, passando da una Chiesa struttura a una Comunità sinodale, individuando nuove forme e modelli per abitare il territorio, riorganizzando anche la formazione teologica in chiave sinodale, promuovendo una corresponsabilità missionaria che riguardi i molteplici aspetti della realtà (ambiente, economia sostenibile, immigrazione, giustizia ed equità, …), tenendo sempre presente che il fine è la missione, ovvero una Chiesa che vive nel mondo ed annuncia il Vangelo nel mondo“.

Al termine della relazione di Mons. Giuliodori e dopo una breve pausa per il ristoro, tutti i presenti sono stati invitati a vivere un momento di discernimento secondo la modalità sinodale, quindi in piccoli gruppi di lavoro, ciascuno guidato da un facilitatore. In tutti i tavoli sinodali si è riflettuto in particolare su tre domande:
“Come affrontare la fatica del camminare insieme, dell’ascolto reciproco, del confronto e a volte anche del conflitto, per riconoscere e valorizzare i talenti di ognuno? Quali proposte possibili da intraprendere?”
“Come ripensare e valorizzare gli organismi di partecipazione esistenti: Consigli Pastorali, Aggregazioni Laicali, Uffici Pastorali, …?”
“Quali proposte perché nessuno si senta escluso dalla responsabilità della vita ecclesiale? Come i carismi possano diventare risorsa attraverso la promozione di ministeri vecchi e nuovi?”

Le conclusioni sono state affidate al vescovo Bresciani il quale, soddisfatto per la numerosa partecipazione all’incontro, ha detto: “Il lavoro di questa seconda fase del Cammino Sinodale, la fase sapienziale, è molto importante, perché confluirà in due assemblee nazionali che porteranno a riforme concrete per la nostra vita ecclesiale. Gli spunti emersi dai tavoli sinodali di stasera, che mi sono stati riferiti dai facilitatori, sono veramente molteplici; tuttavia, visto che hanno dei tratti comuni, possiamo sintetizzarli in quattro suggerimenti pratici: aprire i Consigli Pastorali a persone nuove, anche non vicine alle parrocchia, ma rappresentative della comunità; aprire Centri di Ascolto in parrocchia o nelle famiglie; curare la Liturgia; promuovere momenti di condivisione e formazione anche fuori dalle mura della chiesa. Ringrazio tutti voi per la numerosa presenza e per il bel momento vissuto insieme. Vi lascio con l’augurio di saper cogliere sempre il positivo in ogni esperienza ecclesiale che viviamo. Certamente ci sono – e ci saranno – sempre dei limiti in quello che facciamo e quei limiti ci indicano il cammino ancora da fare. Ma anche il positivo che c’è è importante, perché ci indica la strada che stiamo percorrendo ora, la vita adesso; dobbiamo quindi imparare a cogliere questo positivo e a godere del positivo che c’è”.
L’evento con Giuliodori rientra nell’ambito dei tre incontri programmati dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto per approfondire i tre temi scelti dall’Equipe Sinodale. Il prossimo si terrà il 15 dicembre e registrerà la partecipazione di don Marco Pagniello, nominato nel 2021, dal Consiglio Episcopale Permanente della CEI, nuovo Direttore di Caritas Italiana, il quale approfondirà il tema “La missione secondo lo stile di prossimità”. Il terzo argomento che verrà preso in esame, “La formazione alla fede e alla vita”, verrà affrontato il 26 gennaio 2024 con la presenza di Mons. Valentino Bulgaressi, sottosegretario della CEI, incaricato dell’Ufficio Catechistico Nazionale”. Come di consueto, agli incontri sono invitati tutti i fedeli, con particolare riguardo ai presbiteri, ai religiosi, ai membri dei consigli pastorali, alle realtà ecclesiali e quanti sono impegnati nella pastorale parrocchiale attraverso ministeri laicali o altro.

Carletta Di Blasio: