(Foto Chiesadimilano.it)

Letizia Gualdoni

L’occasione che supera le distanze, e che ha dato appuntamento a tutti i giovani del mondo a Lisbona, è la Giornata mondiale della gioventù, che sta per iniziare (dall’1 al 6 agosto) nell’incontro con Papa Francesco. Ed è nata così l’idea, tra la diocesi di Milano e il Vicariato apostolico di Pucallpa, nell’Amazzonia centrale peruviana, dove i fidei donum ambrosiani svolgono la loro missione, di un gemellaggio per nove giovani (dai 19 ai 26 anni, di quella che loro definiscono “equipo tecnico della pastoral juvanil”), accompagnati da un sacerdote e da una religiosa, grazie all’iniziativa dell’Ufficio per la pastorale missionaria, con le comunità ospitanti di Lainate e Macherio, la Pastorale giovanile di Milano (con il contributo raccolto alla Traditio Symboli) e i giovani del decanato di Paderno Dugnano con cui vivranno i giorni della Gmg.

Così lontani, eppure scoprendosi così vicini, i giovani di Pucallpa si sono inseriti subito con gioia, al loro arrivo, domenica 16 luglio, nelle parrocchie e nelle famiglie, per poi immergersi in un tour storico-artistico della città di Milano (tappe imprescindibili la visita al Duomo, fino alle terrazze, e la Basilica di Sant’Ambrogio) ma anche la Casa della Carità e il Museo del Pime, conoscendo la proposta delle vite comuni attive in Diocesi, a Casa Magis, nei pressi di Sant’Eustorgio, e condividendo una serata in fraternità con i giovani latinoamericani nella parrocchia di Santo Stefano.

Dopo alcuni giorni in montagna con gli oratori, sono ora pronti a partire alla volta di Lisbona per l’incontro mondiale e la condivisione di un’esperienza che resterà scolpita nei cuori di questi ragazzi. “Sto vivendo questo gemellaggio in modo entusiasmante, imparando molto su come è organizzata la diocesi di Milano, con i suoi oratori, su come si svolgono le celebrazioni, sull’importanza dell’arte nell’evangelizzazione delle splendide chiese che abbiamo visitato – ci racconta uno dei giovani, Elmerson Pizango -. In questi giorni le parole che ho ripetuto di più sono ‘Bellissimo’, ‘Grazie’, ‘Fratelli e sorelle’, ecc. Ogni parola e frase che pronuncio – al di là delle difficoltà linguistiche sono la chiave per esprimere la mia ammirazione, il rispetto e l’affetto per coloro che ci accolgono. Non è necessario parlare una lingua particolare per comunicare la nostra fede, che si testimonia dal modo con cui viviamo insieme, dai gesti di cura con cui ci mettiamo al servizio dei più bisognosi. A Lisbona ancora di più faremo esperienza dell’universalità della Chiesa: siamo tutti ‘Juntos en la fe Uniti nella fede’, come il motto che ci guida in questo gemellaggio”. Da Pucallpa a Lisbona, passando per Milano.

(*) pubblicato su Avvenire

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