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Madonna della Marina, Mons. Vincenzo Catani: “Nella nostra cattedrale è rappresentato il Paradiso Piceno”

DIOCESI – Nell’ambito delle celebrazioni in onore della Madonna della Marina, nella serata di mercoledì 26 luglio Mons. Vincenzo Catani ha raccontato la storia e le varie vicende che hanno portato – ormai 30 anni fa – alla realizzazione del grande affresco presente nell’abside della nostra cattedrale e ne ha illustrato il profondo senso spirituale e teologico ai numerosi fedeli intervenuti per l’occasione. Ne offriamo di seguito una sintesi.

Il dipinto che orna l’abside della basilica cattedrale di Santa Maria della Marina è stato realizzato dal frate cappuccino Ugolino da Belluno (al secolo Silvio Alessandri, Belluno 15 dicembre 1919 – Roma 24 maggio 2002) con l’aiuto di suo nipote fra il giugno e il dicembre del 1993, quando il religioso aveva 72 anni. Egli viveva nel convento dei Frati Cappuccini di Via Veneto a Roma ed era amico personale di grandi artisti contemporanei come Carlo Carrà, Giacomo Manzù, Giorgio De Chirico e Gino Severini (da cui apprese la tecnica del mosaico). Nel mondo un centinaio di opere porta la sua firma.

Nel 1991 il vescovo Giuseppe Chiaretti scrisse a Ugolino che aveva fretta di realizzare l’opera perché forse sarebbe venuto nel Piceno Giovanni Paolo II in occasione del VI centenario della nascita di San Giacomo della Marca (1993). Per questo motivo, il religioso partecipò proprio in quell’anno alla Festa della Marina. Inizialmente Chiaretti avrebbe voluto per l’abside una decorazione a mosaico, ma poiché per lavorare sui 427 metri quadrati dell’abside era stata richiesta la cifra di 340 milioni di lire, si preferì realizzare un dipinto a tempera graffita, con un costo complessivo quattro volte inferiore. 

Sull’arco trionfale si trova lo stemma di Giovanni Paolo II, quasi come una chiave di volta. Tutto intorno osserviamo lo spartito di un canto gregoriano impostato su 4 righe con note quadrate. Protagonista dell’affresco è la Trinità: il Padre rappresentato dal Tetragramma, il Figlio nell’atto di trasfigurarsi e lo Spirito Santo in prossimità della Vergine Maria. Nella calotta l’artista ha rappresentato uno stormo di colombe che si dirige verso l’Europa, volendo auspicare la pace nell’Ex Jugoslavia che al tempo della realizzazione del dipinto era martoriata dalla guerra. 

Una grande mandorla bipartita di colore rosso campeggia al centro dell’affresco. Nella parte superiore un Cristo diafano – alto 5 metri, con contorni indefiniti e dai colori ispirati a quelli di un tramonto – si sta trasfigurando davanti a Mosè (dietro di lui il roveto ardente) e ad Elia (dietro di lui il carro col quale il profeta fu trasportato in cielo) che brillano di luce riflessa, come la luna brilla della luce trasmessale dal sole. Assistono a questa scena i Santi della chiesa truentina: Benedetto, Basso e Giacomo della Marca, mentre i papi Giovanni Paolo II (che ha istituito la diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto nel 1986) e Sisto V (che ha istituito la diocesi di Montalto nel 1586) adorano Cristo inginocchiati.

Una cornice marcapiano separa la parte superiore della mandorla da quella inferiore. Su di essa si trovano le parole che Dio Padre ha pronunciato durante l’episodio della Trasfigurazione: «Questi è il figlio mio prediletto: ascoltatelo!». Ugolino da Belluno aveva una grande attenzione per la Parola e per le parole, infatti pensava che se Gesù è la Parola di Dio, in un certo qual modo ogni parola ha qualcosa di divino. È questo il motivo per il quale una o più parole sono ripetute infinite volte in numerose sue opere sparse per il mondo.

Il vescovo Chiaretti definì la parte inferiore della grande mandorla “Paradiso Piceno”: infatti in essa sono collocati coloro che nella nostra realtà diocesana hanno ascoltato il Figlio prediletto e sono stati riconosciuti Servi di Dio, Venerabili o Beati. Si tratta di Francesco Antonio Marcucci, Domenico Cesari e Maria Assunta Pallotta per la diocesi di Montalto e padre Giovanni dello Spirito Santo, la Beata Lavinia Sernardi con i figli Francesco (futuro sacerdote oratoriano) e Margherita (futura suora cappuccina) e Simone Filippovic per la diocesi di Ripatransone. 

Fra di essi spicca in posizione preminente la figura della Vergine Maria col Bambino rappresentata prima come una donna del popolo e poi con le sembianze della Madonna di Vladimir, un’icona russa nella quale Gesù bambino abbraccia la madre, volendo significare l’amore di Dio per le sue creature. La Madonna siede su un trono che ha come braccioli il campanile della chiesa di San Benedetto Martire e il Torrione.

Sullo sfondo si riconoscono delle figure che sono una citazione del paradiso nel celebre Giudizio Universale del Beato Angelico custodito nel Convento di San Marco a Firenze. L’immensa mandorla si staglia su un mare stilizzato e tremolante dal quale emergono parecchi pesci, anche questa una citazione in quanto Ugolino probabilmente si è ispirato a un mosaico del pavimento della basilica patriarcale di Aquileia, edificio non lontano dal suo paese natale.

Infine, in basso è rappresentata la processione della Festa della Madonna della Marina. Nella parte centrale fa bella mostra di sé lo scafo dell’imbarcazione che porta la venerata immagine della Madonna della Marina col mazzo di fiori che sarà gettato fra i flutti in ricordo di quanti per lavoro o per svolgere il loro civico dovere sono morti in mare. Sull’imbarcazione è presente Mons. Francesco Sciocchetti che regge in mano un’elica, a ricordo del primo motopeschereccio da lui stesso varato nel 1912. Insieme a lui San Francesco da Paola, protettore dei marinai, protende le mani verso la Vergine Maria. Sulle vele delle lancette sono presenti alcuni stemmi araldici: quello di Mons. Vincenzo Radicioni con il motto episcopale «In caritate radicati» (con evidente allusione al suo cognome); quello del Comune di Montalto; quello del committente Mons. Giuseppe Chiaretti col motto «Spes sicut anchora tuta ac firma», quello del Comune di Ripatransone e infine quello della Regione Abruzzo.

Sopra alla porta che dà accesso alla Cappella del Santissimo Sacramento troviamo la scritta dedicatoria in latino: «Giuseppe Chiaretti primo vescovo di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto fece dipingere a frate Ugolino da Belluno nell’Anno del Signore 1993 nel decimo anniversario della sua ordinazione episcopale in memoria dei suoi genitori Felice e Assunta».

Nicola Rosetti: