DIOCESI – Si è svolta venerdì 24 marzo, dalle ore 20:30 in poi, a Grottammare, un incontro dal titolo “Passi di speranza” rivolto a tutti i Giovanissimi e i Giovani della nostra Diocesi. Organizzato dal Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile diretto da don Matteo Calvaresi e presieduto dal vescovo Carlo Bresciani, l’appuntamento ha avuto la forma di una Via Crucis, benché interpretata molto liberamente scegliendo soltanto alcune delle stazioni normalmente previste. Presenti anche molti sacerdoti della Diocesi che hanno accompagnato i ragazzi all’incontro diocesano.

I Giovani, a seconda della Vicaria di appartenenza, si sono radunati in tre punti diversi della città: alcuni sono partiti dal parcheggio dell’Oasi Santa Maria ai Monti, altri dal Parco della Madonnina, altri ancora dal parcheggio della stazione. Tutti si sono poi ritrovati in Piazza Peretti per proseguire il cammino e completarlo insieme. Sei sono state le tappe lungo il tragitto durante le quali sono stati ripercorsi alcuni episodi della Passione di Gesù attraverso la lettura di alcuni passi del Vangelo.

Nella prima sosta/stazione, “Gesù è condannato a morte”, un giovane ha letto la testimonianza di un altro giovane, facendo riflettere tutti i presenti su quanto anche noi, come Gesù, a volte siamo poco capiti o esclusi o giudicati ingiustamente. “La cosa sorprendentemente bella – ha letto il giovane – è che Cristo, il primo condannato senza motivo, è Colui che conosce in verità e profondità i nostri cuori, sa quanta sofferenza proviamo in queste occasioni ed è lì pronto a liberarci dal giudizio e dal pregiudizio, dalle etichette e dalle aspettative nostre e degli altri, perché davanti a Lui siamo tutti figli immensamente amati. Come segno di tutte le condanne ingiuste della terra, si è scelta la croce. Così un giovane lettore ha spiegato il valore simbolico della croce: “Ci mettiamo in cammino dietro la croce di Cristo, perché abbiamo bisogno di sentirci accompagnati, capiti e amati da Qualcuno che abbia sperimentato, prima di noi, la stessa sofferenza e lo stesso dolore.

Nella seconda sosta/stazione, dal titolo “Gesù porta la croce”, un altro ragazzo ha letto la testimonianza di un giovane che racconta la separazione dei suoi genitori, l’infanzia fatta di litigi e i rapporti tesi dei coniugi che spesso diventano un peso sulle spalle dei figli. Grazie a quel peso, però, si incontra Gesù: quel peso per lui insostenibile, infatti, diventa Croce di Gesù, quindi non morte e sofferenza come fine di tutto, bensì passaggio dall’oscurità alla luce, dal dolore alla vita, dalla depressione alla voglia di vivere, dall’odio verso se stesso e verso i suoi genitori all’ amore, alla comprensione e alla riconciliazione con loro. Come gesto simbolico, tutti i ragazzi sono stati chiamati a scrivere su un post una parola che rappresenta un peso che grava su di loro, che li schiaccia e che impedisce loro di essere nella Pace e nella Gioia.

Nella terza sosta/stazione, “Gesù cade”, un giovane ha letto il racconto di uno studente universitario di filosofia che parla della sua adolescenza burrascosa in cui ha sperimentato qualsiasi tipo trasgressione: trattare come oggetti le ragazze, bere più del dovuto con i suoi amici, danneggiare in giro ciò che aveva voglia di danneggiare. Con il tempo ha però compreso che il peccato è ripetitivo e noioso, mentre la vita nello Spirito è pura creatività, è originale, è bella. Come gesto simbolico, ciascuno partecipante è stato invitato a prendere in mano una pietra, segno di errore, delusione, fallimento, caduta.

Nella quarta/stazione, “Gesù incontra Maria sua madre”,  una giovane ha letto la testimonianza di una sua coetanea che per dieci giorni ha vissuto l’esperienza di volontaria nel campo profughi di Usivak a Sarajevo, lungo la rotta balcanica, dove ha potuto vedere con i suoi occhi la sofferenza dei migranti che affrontano il “Game”, ovvero l’ultimo tentativo di attraversare il confine per cercare, a volte anche a costo della vita, di entrare nel territorio dell’Unione Europea. La giovane ha raccontato che, quando ha incontrato molti ragazzi giovanissimi tra i migranti, ha abbassato lo sguardo perché le lacrime le scendevano dagli occhi e si è sentita impotente come Maria che vede Gesù portare sulle spalle la pesante croce fino al Golgota senza poter fare nulla. Come segno questa volta si è scelto di far raccontare dal vivo ad un giovane la sua esperienza a contatto con i ragazzi di Casa Lella.

Nella quinta sosta/stazione, “Gesù incontra la Veronica”, una ragazza ha letto il racconto di una giovane che, a causa del suo rapporto malato con la bilancia e con il suo corpo, un po’ alla volta ha iniziato ad escludere alcuni alimenti dalla sua dieta e ad avere sensi di colpa e piccole frustrazioni che ha cercato di ignorare. Ma il peso delle aspettative troppo alte verso se stessa, soprattutto in relazione agli studi universitari, l’hanno trascinata nell’arco di poco tempo in un vortice di paura e sensi di colpa, finché non ha trovato il coraggio di chiedere aiuto ed ha capito che l’unico modo per salvarsi da se stessa era quello di attraversare quel dolore, entrare dentro alle sue paure ed esplorandole a fondo, con l’aiuto di una psicologa. Come gesto simbolico, i ragazzi sono stati invitati a prendere i loro cellulari, ad osservare i loro volti riflessi sullo smartphone e a chiedere a Gesù di insegnare loro un nuovo modo di accogliere se stessi e di amarsi.

Nella sesta sosta/stazione, “Gesù muore sulla croce”, che si è svolta all’interno della Chiesa di San Pio V, i ragazzi sono stati invitati a riflettere sulla testimonianza di vita del Vescovo salvadoregno Oscar Romero, che decise di stare dalla parte dei poveri e che, a causa del suo impegno nel denunciare le violenze della giunta militare del suo Paese, fu ucciso da un sicario del regime mentre stava celebrando Messa, dopo aver rifiutato la scorta non per un atto di arroganza, bensì per un atto di solidarietà nei confronti degli altri cittadini poveri che non potevano avere le stesse garanzie di tutela e di sicurezza. Per questo suo esempio di vita, cinque anni fa, Papa Francesco lo ha riconosciuto come Santo per tutta la Chiesa.

A seguire ha preso la parola il Vescovo Carlo Bresciani il quale ha detto ai giovani presenti: “Siamo qui per compiere dei passi di speranza, come dice l’espressione che dà il titolo al vostro incontro di stasera. Speranza per tanti motivi, ma prima di tutto perché voi portate dentro tanta speranza e siete chiamati a custodirla. Passi, invece, significa che la speranza ha bisogno di gambe per farla camminare e che siete voi che dovete darle gambe, che significa non semplicemente guardare al futuro, perché il futuro che vi troverete davanti potrebbe non essere il mondo che avrete desiderato. E allora cosa farete? Rinuncerete alla vostra vita? Certamente le vostre gambe a volte saranno corte, altre volte lente, altre volte ancora saranno stanche e farete fatica a ripartire. È vero. Ma le speranze non si realizzano in un giorno soltanto, quindi non dovete scoraggiarvi. E non dovrete farlo neanche da soli, bensì insieme come stasera. Qualche volta il mondo ci delude, è cattivo. Certamente questo è vero, ma voi potrete essere strumenti di speranza, come lo stato, ad esempio, Oscar Romero, che ha cercato di dare gambe non solo alla sua speranza, ma anche a quella del suo popolo. Perciò anche voi, quando inciamperete nei sassi della vita, anche di fronte ai vostri fallimenti, non sarete mai soli: Gesù, infatti, sarà sempre con voi e vi dirà ‘Nonostante tutto, io vi amo’. Noi abbiamo bisogno di Gesù, di qualcuno che ci ami per come siamo. Prima vi siete guardati con lo smartphone e non so come vi siate visti, se belli o brutti. Ma non importa. Quello che importa è che sappiate che Gesù vi ama così come siete. E non vi dice che andrà tutto bene, ma che insieme, le vostre gambe e le sue, possono dare corpo alla speranza. Impegniamoci dunque ad amare come ci dice Gesù, perché la speranza di un mondo migliore, attraverso la vostre gambe, può diventare grande e , in questo modo, anche voi potete dare speranza al mondo. Perciò fermatevi un attimo, mettetevi davanti a questa croce e chiedete al Signore di darvi queste gambe. Camminate dietro a Gesù per dare gambe vere alle speranze che avete dentro di voi, per vivere davvero una vita bella e non restare solo sognatori“.

Prima dei saluti, don Matteo Calvaresi ha ricordato a tutti i giovani presenti che fino al 31 marzo sarà ancora possibile iscriversi al viaggio a Lisbona in occasione della XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù del 6 agosto 2023. Dopo quella data verrà creata una lista d’attesa alla quale potranno iscriversi coloro che si decideranno fuori tempo massimo. Gli iscritti in tale lista subentreranno a coloro che, per cause di forza maggiore, saranno impossibilitati a partecipare alla GMG, oppure beneficeranno della disponibilità di posti residui sugli autobus.

Per concludere, dopo la benedizione, il Vescovo Carlo e don Matteo hanno consegnato a tutti i presenti un piccolo gadget, una tessera portanome di quelle che si legano alla valigia, che può essere utilizzata per il viaggio a Lisbona o simbolicamente per il viaggio della vita.

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