(Foto Vatican Media/SIR)

M.Michela Nicolais

L’Evangelii nuntiandi di San Paolo VI “è la magna carta dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo”, da “leggere o rileggere” perché ancora attuale, come se fosse stata scritta ieri. Lo ha detto Papa Francesco, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata allo zelo apostolico. “L’evangelizzazione è più che una semplice trasmissione dottrinale e morale, è prima di tutto testimonianza”, ha ribadito il Papa. “Il contrario della testimonianza è l’ipocrisia”, ha denunciato: “Tanti cristiani dicono di credere ma vivono di un’altra cosa, come se non fossero cristiani”. La testimonianza, infatti, “non può prescindere dalla coerenza tra ciò che si crede e ciò che si annuncia e ciò che si vive”. Ognuno di noi è chiamato a rispondere alle tre domande fondamentali formulate e da Paolo VI: “Credi a quello che annunci? Vivi quello che credi? Annunci quello che vivi?”.

“Se la Chiesa non evangelizza se stessa, rimane pezzo di museo,

invece quello che l’aggiorna continuamente è l’evangelizzazione di se stessa”, il monito a braccio: ”Dobbiamo essere consapevoli che destinatari dell’evangelizzazione non sono soltanto gli altri, coloro che professano altre fedi o che non ne professano, ma anche noi stessi, credenti in Cristo e membra attive del popolo di Dio. E dobbiamo convertirci ogni giorno: accogliere la Parola di Dio e cambiare vita ogni giorno, e così si fa l’evangelizzazione del cuore. La Chiesa è un popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, ha sempre bisogno d’essere evangelizzata”.

“Una Chiesa che si evangelizza per evangelizzare è una Chiesa che, guidata dallo Spirito Santo, è chiamata a percorrere un cammino esigente, un cammino di conversione e rinnovamento”,

il ritratto di Francesco. “Ciò comporta anche la capacità di cambiare i modi di comprendere e vivere la sua presenza evangelizzatrice nella storia, evitando di rifugiarsi nelle zone protette dalla logica o del ‘si è sempre fatto così’”, il monito del Papa: ”Sono dei rifugi che ammalano la Chiesa. La Chiesa deve andare avanti, deve crescere continuamente, così rimarrà giovane”, ha aggiunto a braccio: “La Chiesa deve essere una Chiesa che incontra dialogicamente il mondo contemporaneo, che tesse relazioni fraterne, che genera spazi di incontro, mettendo in atto buone pratiche di ospitalità, accoglienza, riconoscimento e integrazione dell’altro e dell’alterità, e che si prende cura della casa comune che è il creato”.

“Senza lo Spirito Santo noi potremo fare soltanto pubblicità della Chiesa,

non evangelizzare”, il monito: “E’ lo Spirito Santo che è in noi, quello che sci spinge nell’evangelizzazione”, ha concluso a braccio: “E questa è la vera libertà dei figli di Dio”. “Leggere o rileggere l’Evangelii nuntiandi”, l’invito finale: “Io la leggo spesso, è il capolavoro di Paolo VI, e l’eredità che ha lasciato a noi è evangelizzare”. Al termine dell’udienza, un appello per la Giornata mondiale dell’Acqua – “non può essere oggetto di sprechi o di abusi o motivo di guerra” – e un invito a celebrare, ogni 25 marzo, l’Atto di consacrazione della Chiesa e dell’umanità alla Madonna: “non stanchiamoci di affidare la causa della pace alla regina della pace”. “E non dimentichiamoci in questi giorni la martoriata Ucraina”, che soffre tanto, il congedo del Papa dalla piazza.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *