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Lillo Olivieri: “Consiglio ai lettori di ‘sorseggiare’ solo alcune pagine per volta”

GROTTAMMARE – Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata agli autori locali. Questa settimana presentiamo “Haiku. Frammenti a farsi libro”, la nuova raccolta di composizioni, relative al periodo che va dal 1990 al 2022, realizzata dal grottammarese Basilio Olivieri, per tutti Lillo da Llegrotte.

Quando inizia a scrivere queste composizioni? Dove trova ispirazione?
Come ho scritto nella prefazione del libro, ho iniziato a scrivere haiku dal 1985 quando mi resi conto che non avevo più il tempo da dedicare al mio hobby della pittura neo figurativa per impegni di lavoro. Ciò, nonostante la soddisfazione di aver avuto il quadro “Maternità di Maria” pubblicato nel 1973 sull’Osservatore Romano ed essere stato premiato al IV premio Pacifico Sidoli (mostra arte sacra) con un quadro raffigurante la “sofferenza del Cristo in croce”. La scoperta dell’esistenza degli haiku, una sorta di “quadro di parole”, mi ha convinto da autodidatta a proseguire questa nuova esperienza di “semi d’arte” perché gli strumenti li portavo in tasca a qualsiasi ora del giorno: un piccolo taccuino per appunti e una matita.  La mia fonte di ispirazione è il retaggio culturale d’essere un chimico per cultura scientifica e per professione: cioè l’osservazione del mondo che mi circonda.  Mio padre era un industriale, ma la gens Olivieri (a cui appartengo) per secoli è vissuta in mezzo alla natura ed io stesso dal 1975 ho scelto di vivere in campagna. C’è un ricordo d’infanzia del 1955 che forse ha forgiato come un’eredità questo senso di osservazione: frequentavo la terza elementare presso l’Istituto Cantalamessa di Grottammare, un giorno di primavera iniziò a piovere e la mia maestra ci disse di ascoltare in silenzio e osservare l’evento meteo perché poi avremmo dovuto fare una sorta di pensierino scritto. Mi colpì profondamente il ticchettio delle gocce che variava di intensità a seconda di dove cadevano, e il tenue profumo che inebriava l’aria cioè l’insieme di quei profumi di terra e sassi bagnati, di erba umida, di fiori e insetti scossi e rigenerati da una improvvisa pioggia. Oggi da chimico ho il vantaggio di apprezzare che la percezione di un odore avviene essenzialmente in due diversi modi, uno strettamente fisiologico, l’altro psicologico.

La prima antologia risale al 1988, e nelle scorse settimane è tornato nuovamente in stampa con l’antologia del periodo compreso tra il 1990 e il 2022 e con il contributo artistico del caricaturista Danilo Interlenghi che l’ha immortalata raffigurato nella doppia veste di Don Chisciotte e Sancho Panza. Che cosa ha significato per lei?
La prima pubblicazione fu la conseguente curiosità di sondare pubblicamente la validità delle mie prime composizioni e l’occasione fu nel 1987 quando partecipai al 1° concorso nazionale di HAIKU a Roma. Mi classificai 9° fra i primi dieci premiati (5.000 concorrenti). Nella giuria era presente l’ambasciatore presso la Santa Sede. Come augurio nel rapporto epistolare avuto nei mesi successivi mi spronò a fare una pubblicazione e così nel 1988 decisi di pubblicare i miei primi 249 haiku. Sul secondo concorso nazionale romano del 1995 (40mila concorrenti) ho avuto la soddisfazione di essere arrivato primo nella sezione scrittura a conferma della validità dei miei haiku (in questo caso il tema era “l’acqua”, il premio consisteva in 3milioni di lire). La scelta postuma di pubblicare questi 32 anni di appunti haiku è dovuta ad una casualità che io definisco culturale. Sono un estimatore di C.G.Jung e nella mia biblioteca personale ho anche “il libro dei mutamenti” meglio conosciuto come I KING, un libro di 619 pagine con la presentazione di Jung. Un giorno di ottobre 2022 provo ad interrogare per curiosità questo sorta di oracolo in merito ai miei haiku e il responso tra 64 esagrammi è stato il numero 45. Non mi dilungo su questa interpretazione, per sintetizzare: avendo fatto accumulazione di haiku era ora di procedere alla raccolta (pubblicazione). La scelta di rappresentarmi sulla copertina la matita dell’artista Danilo Interlenghi è stata invece un omaggio all’amico esistenziale (anche lui un chimico e un Capricorno). Un omaggio fattomi nel gennaio del 1992 rappresentando sullo scudo lo stemma di Grottammare perché sapeva del mio libro del 1990 sulla Sagra Giubilare di Grottammare.

Le sue composizioni sono stati recensite dallo studioso di cultura locale, il professor Emidio Diletti: “Al termine della lettura resta una pienezza di sensazioni con un’impressione prevalente, quella del moto degli esseri nella natura”
Il prof. Emidio Diletti è stato il mio professore al liceo scientifico, poi dal 1982 fino alla sua dipartenza per una serie di circostanze professionali ed esistenziali, ho avuto il privilegio della sua amicizia culturale ben descritta da Cicerone nella sua opera all’amicizia (“De Amicitia”). Nell’anno dopo la pubblicazione del mio primo libro, ho avuto il privilegio di una sua ampia recensione che è stata ripresa e pubblicata sul sito web TEREBESS, un sito ungherese di filosofia zen globale comprendente anche un settore dedicato agli haiku nel mondo. La curiosità di questa recensione è nel finale in cui il prof. Diletti crea il suo primo haiku e invitandomi a nuove pubblicazioni, infatti scrive: “Piacevolmente plagiato, per concludere con l’augurio di prossime sperimentazioni poetiche degne di plauso come questa, indirizzo al bravo amico Olivieri questo haiku confezionato alla buona ma con sincero trasporto: Battito d’ali sul lido nasce un poeta, e cresce. Madre e maestra Natura.”

Lei si definisce culturalmente e professionalmente un chimico, ma per hobby un autodidatta nella pittura, nelle ricerche storiche e nella composizione di haiku. Quando inizia ad appassionarsi a tutto questo?
Come ho accennato sopra, mio padre era un industriale nel settore chimico-alimentare, sono nato a 100 metri da questa fabbrica. Ho passato la mia infanzia “pascolando” dentro gli impianti e trasformazioni chimiche per cui il mio percorso culturale scolastico e professionale era inevitabile. A monte dell’autodidatta dei miei 3 hobby principali ci sono almeno 2 predisposizioni mentali: in primis la curiosità e poi l’autostima (cioè liberarsi dai pregiudizi che, se non sei andato a scuola, non puoi capire… ovvero deve prevalere la percezione di poter arrivare). Credo che la mia curiosità innata sia stata ingigantita però dalle migliaia di libri letti fin da quando ho imparato a leggere e continua tuttora. Essi spaziavano da testi scientifici, storici e saggi in area umanistica. Per un autodidatta la scelta del tipo di “syllabus” da seguire è la libertà del percorso. Da autodidatta non hai l’ufficialità del diploma o laurea ma per dimostrare la tua conoscenza ti servirà anche qualcosa di pratico, dovrai cioè mostrare al pubblico il lavoro che hai svolto, il cosiddetto (nel mio caso) “portfolio artistico e storico”. Affermava Aristotele: “Chi legge sa molto, chi osserva sa molto di più”. Spero di essere catalogato come osservatore esistenziale nelle mie riflessioni haiku. Ai lettori l’ardua sentenza.

Quale consiglio vuole dare ai lettori?
I 635 haiku del libro sono stati registrati man mano che venivano elaborati negli anni, quindi non sono suddivisi per tematiche. Consiglio dunque ai lettori di “sorseggiare” solo alcune pagine per volta, e poi “ruminare” cercando di immedesimarsi nella visione fissata con le parole dall’autore dei propri sentimenti esistenziali di disagio o di esaltazione. Ogiwara Seisensui, uno dei più famosi poeti giapponesi del ‘900, disse: “Ciascun haiku è come un cerchio: metà è frutto del lavoro dello haijin (identikit del poeta di haiku, ndr), chiudere il cerchio però è compito del lettore”.

 

Luigina Pezzoli: