“Non c’è cristianesimo senza comunità, come non c’è pace senza fraternità”.
A ribadirlo è stato il Papa, nell’omelia della Messa presieduta all’aeroporto di N’dolo a Kinshasa. Prima di Pasqua, ha ricordato Francesco, i discepoli “andavano dietro a Gesù, ma ragionavano ancora in modo troppo umano: speravano in un Messia conquistatore che avrebbe cacciato i nemici, compiuto prodigi e miracoli, aumentato il loro prestigio e il loro successo. Ma questi desideri mondani li hanno lasciati a mani vuote, anzi hanno tolto pace alla comunità, generando discussioni e opposizioni”. “Anche per noi c’è questo rischio”, il monito del Papa: “stare insieme ma andare avanti da soli, ricercando nella società, ma anche nella Chiesa, il potere, la carriera, le ambizioni… Così, però, si segue il proprio io anziché il vero Dio e si finisce come quei discepoli: chiusi in casa, vuoti di speranza e pieni di paura e delusione”. A Pasqua, però, i discepoli “ritrovano la via della pace grazie a Gesù, che soffia su di loro e dice: ‘Ricevete lo Spirito Santo’. Grazie allo Spirito Santo non guarderanno più a ciò che li divide, ma a ciò che li unisce; andranno nel mondo non più per sé stessi, ma per gli altri; non per avere visibilità, ma per dare speranza; non a guadagnare consensi, ma a spendere la vita con gioia per il Signore e per gli altri”.

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