Ermanna Zarroli

GROTTAMMARE – Nuova appuntamento con la rubrica “Libri da leggere di autori locali” per conoscere le opere letterarie scritte da chi vive nel territorio. Questa settimana abbiamo intervistato Ermanna Zarroli, laureata in Lettere Classiche e insegnante di sostegno in pensione, da sempre legata al Paese alto di Grottammare, dove è nata, cresciuta e attualmente vive con la sua famiglia.

Ricordi, aneddoti e testimonianze e con allo sfondo il Vecchio incasato di Grottammare: sono frammenti di vita quelli minuziosamente raccolti, con cura, dall’autrice nel suo secondo libro “La Taverna di Bacco e Venere – Storie d’amore e d’osteria”.

Ermanna l’idea di scrivere questo libro nasce quando Piero Di Salvatore, “custode” dei volumi di carta paglia, chiama lei e suo marito per farvi vedere questi fogli rilegati con lo spago e scritti in lapis blu pieni di poesie, dediche e disegni realizzati dai clienti dei locali.

Esattamente. Un giorno Piero, poeta dialettale e attore della compagnia vernacolare “Ribalta picena” ci accoglie nella sua casa vicino al Torrione di San Benedetto. Fiero delle sue origini sambenedettesi, precisa che è anche grottammarese per “parte di madre” e ci tiene molto a ricordare il soprannome della sua casata: la Cappella. Iniziammo a parlare e ci raccontò di quando venne a sapere del locale libero al Paese alto di Grottammare e diede vita alla Taverna Baccus. Il locale richiamò tante comitive di giovani a bere e ballare. Così iniziamo a sfogliare i libroni, scritti nelle estati dei primi anni Settanta in cui emerge anche il clima di conflittualità sociale tipico di quel periodo. Era settembre del 1971, i fogli scritti sono pochi, ma c’è una frase interessante che dice “proibito proibire”: uno slogan nato con le manifestazioni studentesche degli anni Sessanta a conferma di una trasformazione nel modo quotidiano di sentire e vivere.

La sua raccolta è divisa in due parti principali: il quadernone dell’Osteria Franceschì che va dal 1949 al 1960 e quello della Taverna Baccus dal 1971 al 1973. I locali sorgevano dove adesso si trova lo showroom L’Altro Spazio.

Se la “cantina – bottega” era un luogo di ritrovo per una partita a carte e una merenda con il vino della casa, la “taverna” era un night pieno di musica, fumo, liquori e balli. Testimone dello svolgersi di questi pezzi di storia è la statua di Sisto V che veglia su Piazza Peretti a cui dedico il prologo e una sua poesia finale in dialetto con traduzione in italiano a fianco: “La Ma’ de Papa Siste” ovvero, “La Mano di Papa Sisto” di seguito un passaggio della traduzione: “Mi guardo la piazzetta che ha il nome mio, mi sento l’orologio che mi fa compagnia”.

Nel libro viene anche riportato quando il velocista Pietro Mennea arrivò a Grottammare.

Sì, in quegli anni, ogni estate arrivavano con l’arcivescovo Reginaldo Addazi, nativo di Grottammare, alcuni ragazzi della sua diocesi di Trani e Barletta. Un giorno arrivò in visita all’Arcivescovo un ragazzo della sua Diocesi che stava diventando famoso, il grande atleta Pietro Mennea, la “freccia del Sud” nativo di Barletta. Era un ragazzo semplice ma sul suo viso si leggeva la tenacia nel perseguire i suoi obiettivi sportivi. “La fatica non è mai sprecata. Soffri ma sogni”, questa sua frase esprime il profondo spirito di sacrificio che lo condusse a una lunga stagione di successi.

Ermanna dalla lettura di queste pagine, in cui i temi principali dei quadernoni di carta paglia, che lei definisce “diario collettivo” sono vino, cibo e amore, affiora il suo forte legame con il borgo di Grottammare. 

Da sempre coltivo un grande amore per il mio paese, proprio per questo raccolgo e conservo memorie attraverso la scrittura, il teatro popolare, lavori di ricerca e spettacoli a scuola e con la musica e canzoni che compongo insieme a mio marito Antonio Cameli nel duo “I Menestrelli”. Noi, che viviamo da sempre al Paese alto di Grottammare, siamo profondamente legati. Anche se capita di non vederci per un po’, poi quando ci rincontriamo questo sentimento di affetto riaffiora.

In copertina è riportato un dipinto del pittore Francesco Colella, cosa rappresenta per lei?

Francesco Collella attraverso la sua arte emoziona e arriva dritto agli occhi e al cuore, come nel dipinto della piazzetta in copertina, espressivo nei ritratti ed intenso nei colori: traspare tutto il suo amore per il borgo.

Il libro è patrocinato dal Comune di Grottammare, progetto grafico e di impaginazione di Alessandro Ciarrocchi, presidente della Lido degli Aranci; sponsor Progetto Packing di Pagliare del Tronto, nella persona del responsabile Francesco Marcantoni. Le foto d’epoca che arricchiscono il libro sono di Francesca Malfatti, la cui famiglia era proprietaria della “bottega di Franceschì”, poi “Taverna Baccus”.

 

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