“Oggi nella mentalità mondana sempre più dilagante, la vecchiaia non solo sembra far paura ma alimenta anche continuamente la logica dello scarto. Infatti, si dice, è bene che le persone anziane stiano insieme in strutture per loro appositamente pensate e in grado di pendersene cura. Così il mondo viene distinto tra chi produce e ha grandi performance lavorative e di servizi per la società, e chi ormai, non essendo più attivo e non producendo più, è destinato a vivere ai margini.

In realtà, i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza”. Lo ha scritto Papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti all’incontro regionale dei sacerdoti anziani e ammalati con i vescovi della Lombardia che si svolge oggi al santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio. All’iniziativa, promossa dalla Conferenza episcopale regionale e dall’Unitalsi Lombarda, erano presenti circa 200 persone, fra cui 112 sacerdoti, diaconi anziani o ammalati di tutte le diocesi lombarde. La giornata si è aperta con l’accoglienza dei partecipanti al Centro di spiritualità del Santuario e la preparazione alla liturgia – e per essere puntuali all’incontro, c’è chi si è messo in strada alle cinque del mattino, dai territori più “periferici” come la Valtellina. Alle 11,30 la partenza della processione verso il Santuario con la recita del Rosario – sotto il sole caldo e il cielo azzurro di una bella mattinata di settembre.
Alle 11,45 la Messa presieduta dal cardinale Oscar Cantoni e concelebrata dai vescovi lombardi. “Certo – ha detto il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, leggendo le parole del Messaggio inviato ai partecipanti da papa Francesco – la vecchiaia sembra coglierci sempre di sorpresa: nonostante noi ci prepariamo ad affrontarla, quando arriva il momento in cui fare i conti con l’età o con le forze che vengono meno, facciamo sempre un poco di fatica”. “In noi – prosegue Francesco – può subentrare la tentazione della rassegnazione e pensiamo di essere giunti in un momento della vita in cui, dopo aver speso la vita per il Vangelo e la Chiesa, non abbiamo più frutti da portare”. “Invece è proprio questo il momento in cui fare alleanza tra giovani e anziani, tra giovani sacerdoti e voi sacerdoti anziani”, ammonisce il Papa che, richiamando le sue parole dell’omelia pronunciata per la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani del 25 luglio 2021, conclude: “I giovani, profeti del futuro che non dimenticano la storia da cui provengono; gli anziani, sognatori mai stanchi che trasmettono esperienza ai giovani, senza sbarrare loro la strada. Giovani e anziani, il tesoro della tradizione e la freschezza dello Spirito. Giovani e anziani insieme. Nella società e nella Chiesa: insieme”. Nella sua omelia, dall’arcivescovo di Milano e metropolita lombardo Mario Delpini – che nel 2014, da vicario generale dell’arcidiocesi di Milano fu con l’allora presidente di Unitalsi Lombarda Vittore De Carli impegnato nella prima “gestazione” dell’incontro di Caravaggio – ha tessuto “l’elogio di coloro che stanno presso la croce”: come la Madre di Gesù, Maria di Magdala, “il discepolo che egli amava”. E come “i preti e i diaconi che sono qui radunati e tutti quelli che non hanno potuto partecipare a questo momento commovente e suggestivo”. Che stanno lì, sotto la croce, ai piedi del Crocifisso, non come “eroi che sfidano il mondo”, o per parlare, o piangersi addosso, o portare avanti progetti loro: ma stanno lì per pregare, per ascoltare Gesù, e tenere fisso lo sguardo su di Lui, e in questo modo “riconoscono in Lui come l’amore giunge fino alla fine, fino al compimento”. Fino al dono totale di sé. “Facciamo l’elogio di coloro che stanno e ci mettiamo anche noi tutti, popolo di Dio, vescovi e preti e diaconi, consacrati e consacrate, insieme con Maria, tra coloro che stanno presso la croce”.
Ed è stato un omaggio a Maria il gesto compiuto al termine della celebrazione: il dono al Santuario di Caravaggio di tre piante della rosa intitolata al cardinale Carlo Maria Martini, ibridata nel decennale della morte del gesuita biblista che fu arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002. Infine il pranzo, sempre presso il Centro di spiritualità: ultimo atto, nel segno della convivialità, di una giornata di fraternità che negli anni ha saputo suscitare un consenso e una partecipazione crescenti, e che nemmeno la pandemia è riuscita a fermare.

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