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Diocesi, Uffici Pastorali: al centro delle comunità parrocchiali ci siano ascolto e cura delle relazioni

DIOCESI – “‘Siamo chiamati ad abitare questo cambiamento d’epoca con tutto ciò che ne consegue.’ È quanto ci ha ricordato il dott. Fabrizio Carletti del Centro Studi Missione Emmaus all’inizio di questo secondo anno del percorso sinodale. Ormai è un dato assodato: viviamo un cambiamento d’epoca e non un’epoca di cambiamenti. Questo vuol dire che si è creata una frattura profonda tra le forme dove noi viviamo l’esperienza di fede e le parole con cui la esprimiamo, da una parte, e la nostra esperienza di vita, dall’altra parte. Non disponiamo più di ‘mappe’ precise per muoverci, né di un valido ‘equipaggiamento’.

Papa Francesco, nell’intento di ricucire questa frattura, ha proposto la sinodalità per cercare insieme una nuova visione, un nuovo sogno di Chiesa. Non si tratta allora di proporre progetti e piani pastorali, ma di entrare in una logica di processi da avviare. Non funziona più l’‘Adesso tutti fate così’, ma occorre che ogni comunità, utilizzando lo stile del discernimento spirituale comunitario, cominci a sperimentare qualcosa di nuovo. ‘Il cambiamento profondo non si spiega alle persone, si inizia a fare, a partire da qualcuno’. Si tratta di porsi in ascolto dello Spirito, che parla attraverso la Parola di Dio e i ‘compagni di viaggio’, e mettere da parte le proprie idee, le proprie categorie mentali, i paradigmi del passato.” Con queste parole di don Gianni Croci si è aperto l’incontro avvenuto mercoledì 7 settembre, alle ore 21:00, presso la sala adiacente la Chiesa di San Filippo Neri a San Benedetto del Tronto, tra i direttori dei vari Uffici Pastorali Diocesani, con l’intento di pregare e riflettere insieme sulle sfide del nostro tempo.

Se dunque la prima sfida a cui sono chiamate tutte le comunità parrocchiali è quella di abitare un cambiamento d’epoca, la seconda è, senza dubbio, quella di assumere la postura della Casa di Betania: – ha proseguito don Gianniil Vescovo Carlo, nella sua lettera pastorale, invita la nostra Chiesa a diventare una casa ospitale, come quella di Betania, dove Gesù amava soffermarsi con Marta, Maria e Lazzaro. Come Marta siamo chiamati a servire, ma senza dimenticare il primato dell’ascolto, vissuto da Maria. Ecco perché siamo invitati ancora a sederci in piccoli gruppi, attorno a tavoli sinodali, per metterci in ascolto di ciò che lo Spirito va dicendo alla Chiesa. Chiaramente in questo esercizio sono coinvolti gli organismi di partecipazione, come i Consigli Pastorali Parrocchiali, ma anche ‘gente calda’ che sta ‘sulla soglia’ e che attende una chiamata. In questa secondo anno, ci è chiesto in modo particolare di aprirci ad altri mondi, come quello della fragilità e degli scartati, della cultura e del lavoro, del sociale e della politica, del terzo settore e dello sport. Il metodo da utilizzare rimane quello del discernimento comunitario, accompagnato da esperienze laboratoriali e utilizzando un linguaggio adatto alle diverse situazioni. Alla base di tutto rimangono le due domande del sinodo – Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, ‘cammina insieme’: come questo ‘camminare insieme’ si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro ‘camminare insieme’?– e la dimensione dell’ascolto e della narrazione.”

Per agevolare questo cammino sinodale di ascolto la Conferenza Episcopale Italiana suggerisce di aprire tre cantieri:

1 – Il cantiere della strada e del villaggio
“Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio.”
Più volte papa Francesco ci ha ripetuto che ‘siamo tutti sulla stessa barca’. È necessario vivere la ‘prossimità’, attraverso l’ascolto, il dialogo, l’accoglienza con i diversi mondi in cui viviamo e lavoriamo, specie di quegli ambienti di vita spesso non ascoltati dalla Chiesa: in tal senso saranno coinvolti i giovani, attraverso le parrocchie, le scuole, con l’aiuto degli insegnanti di religione cattolica, le squadre sportive, attraverso gli educatori e gli animatori sportivi, il mondo della fragilità, animato dalle Caritas e dalle associazioni di volontariato ed infine il mondo della cultura e dei lavoratori, riprendendo l’esperienza fatta qualche anno fa con le associazioni di categoria, i lavoratori, gli imprenditori, gli amministratori, le aziende, le banche, gli enti, l’associazioni culturali, ambientali, sociali.

2 – Il cantiere dell’ospitalità e della casa
“Una donna di nome Marta lo ospitò.”
“Ognuno è alla ricerca: di un po’ di pane, un po’ di affetto e di sentirsi a casa da qualche parte” (don Luigi Verdi). Il cammino sinodale richiede delle soste, reclama dei volti, ha bisogno di spazi accoglienti. Le comunità ecclesiali attraggono e affascinano quando sono ospitali, quando assomigliano alla casa di Betania, quando sono attente alle relazioni affettive prima ancora dell’organizzazione. Non a caso, dalla sintesi sinodale, emerge la voglia di parrocchia intesa soprattutto come una comunità ‘affettiva’. Ecco perché c’è bisogno non di “leader solitari”, ma di “leader sinodali”, capaci di coinvolgere e di aprire spazi di corresponsabilità, affiancando il parroco, per animare e tener vivo nella comunità parrocchiale il cammino di rinnovamento.

3 – Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale
“Maria, seduta ai piedi di Gesù, ascoltava la sua Parola. Marta invece era distolta dai molti servizi.”
Oggi più che mai si sente il bisogno di servizi radicati nell’ascolto della Parola. È quindi necessario focalizzare l’attenzione sull’ambito dei ministeri ecclesiali, insegnando a viverli, non come cose da fare, ma come relazioni da tessere. “Si tratta di riconnettere la diaconia con la sua radice spirituale”, avviando delle sperimentazioni, magari anche tra parrocchie vicine.

Tre i possibili passi da compiere nella nostra Chiesa locale che sono stati individuati durante l’incontro:
La sinodalità, da vivere nell’ordinarietà. Il percorso sinodale richiede un’opera di ri-significazione, attraverso un discernimento spirituale comunitario. Questo non è il tempo delle domande sul cosa fare o sul chi deve fare, bensì sul perché, mettendosi in ascolto dello Spirito, facendo discernimento in piccoli gruppi ed individuando il sogno missionario della propria comunità e avviare qualche processo di rinnovamento.
L’accompagnamento. Per avviare percorsi sinodali sono necessari degli “accompagnatori” da formare, una modalità che farà crescere la corresponsabilità. In un interessante articolo, dal titolo “Essere sherpa nella Chiesa”, il dott. Carletti sostiene che, come nelle scalate delle alte vette c’è bisogno di guide esperte, così in questo tempo particolare, abbiamo bisogno di accompagnatori che in ogni comunità saranno disponibili ad animare ed accompagnare i processi generativi.
I ministeri. Negli ultimi documenti che riguardano i ministeri ci sono due novità: l’istituzione del ministero di catechista e l’inclusione delle donne. La nostra diocesi, su indicazione del Vescovo, partirà con il ministero del catechista e rinnoverà i ministeri laicali. È importante avviare una formazione apposita, con l’aiuto della scuola di formazione teologica diocesana, insieme all’ufficio liturgico e catechistico. Si tratta di fare discernimento per individuare alcuni catechisti, disponibili anche alla missione, cioè a servire le parrocchie in cui c’è più bisogno.

L’incontro, ricco di spunti di riflessione, è stato caratterizzato da un dialogo a cui hanno preso parte tutti i presenti, un confronto schietto ed autentico che, nello stile sinodale, ha visto protagonisti l’ascolto e la cura delle relazioni e si è concluso con un bel momento di preghiera e convivialità.

Carletta Di Blasio: