MONTALTO DELLE MARCHE – Mancano pochi giorni alla riapertura delle scuole, ma, prima di tornare alla consueta routine giornaliera, fatta di lezioni, compiti e studio, vogliamo sentire dalla diretta voce dei ragazzi e degli animatori come hanno vissuto nella loro parrocchia l’estate appena trascorsa. Incontriamo oggi Benedetta Di Buò, una giovane ragazza diciassettenne della parrocchia di Santa Maria Assunta che ci racconta l’esperienza del campo scuola organizzato per le comunità parrocchiali di Montalto delle Marche, guidate da don Lorenzo Bruni.

“Mia madre – racconta Benedetta – da tempo è catechista in parrocchia e ogni anno organizza e partecipa al campo scuola riservato ai bambini che frequentano le classi 4° e 5° della scuola primaria e ai ragazzi delle scuole medie. Perciò aderire all’iniziativa è stato da anni una scelta naturale per me, ma l’ho fatto sempre come partecipante. Dallo scorso anno, invece, c’è una novità: ho vissuto questa esperienza da animatrice e mi sono divertita tantissimo, perché ho potuto condividere dei bellissimi momenti con i miei amici: ormai, infatti, siamo un gruppo di giovani affiatati e ci troviamo molto bene a collaborare insieme. Quest’anno siamo andati a Nocera Umbra in una struttura chiamata Fonte Angelica. Siamo rimasti lì da Domenica 31 Luglio a Sabato 6 Agosto.”

Il tema scelto quest’anno dal nostro parroco – spiega Benedetta – era ‘Il Batticuore’, ovvero un percorso sulle emozioni che ci fanno, appunto, battere il cuore. Le giornate sono state tutte molto intense. Ogni mattina, dopo la colazione e la preghiera mattutina, spesso i ragazzi facevano dei giochi organizzati preventivamente da noi animatori. In alcune occasioni, invece, li abbiamo portati a fare delle escursioni nelle zone limitrofe, come, ad esempio, alle cascate del Topino. Le uscite sono state veramente importanti, perché i ragazzi, ma anche noi animatori, abbiamo staccato la spina dagli impegni quotidiani, spesso faticosi e che ci danno pensiero, e siamo riusciti a riflettere e a parlare, a confidarci tra noi e, a volte, anche con il parroco. Dopo il pranzo, in genere trascorrevamo un po’ di tempo in piscina prima di ricominciare le attività pomeridiane. Ogni giorno abbiamo parlato di due emozioni in particolare, una positiva ed una negativa: serenità e ansia, vergogna e fiducia, gioia e ira, desiderio e delusione, paura e felicità, invidia ed entusiasmo.

I momenti di riflessione – prosegue Benedetta – erano particolarmente importanti per noi animatori, perché lì veniva fuori il carattere di ciascun ragazzo e, osservandoli, riuscivamo a a comprenderli meglio e ad aiutarli a manifestare i loro pensieri più profondi. Ovviamente qualcuno era più restio a parlare di sé, qualche altro invece raccontava tranquillamente le proprie esperienze condividendole con il gruppo. Noi animatori allora cercavamo di stimolare il dialogo e far aprire coloro che erano più timidi o diffidenti, anche parlando singolarmente con loro. Quei momenti, inoltre, erano importanti anche per i ragazzi, che spesso si sono ritrovati nelle parole di don Lorenzo e si sono sentiti anche sollevati e rincuorati nel realizzare che molte emozioni provate erano le stesse di altri loro coetanei.

Tante le attività pomeridiane eseguite dai ragazzi. Così racconta Benedetta: “Nel tardo pomeriggio dividevamo i ragazzi in quattro squadre per affrontare i giochi a tema da noi preparati. Un’attività molto bella è stata quella dell’angelo custode. Abbiamo preparato tanti bigliettini quanti eravamo al campo scuola, coinvolgendo tutti, ma proprio tutti, ragazzi ed animatori. Poi li abbiamo messi in un cestino e ciascuno di noi è stato chiamato a pescare un biglietto. Il nome presente sul biglietto era quello della persona a cui durante la settimana abbiamo dovuto fare da angelo custode. La cosa bella è che ognuno di noi doveva essere vicino e proteggere quella persona, senza che lui o lei si accorgesse di noi e senza poter rivelare il fatto che noi fossimo il suo angelo custode. Abbiamo dovuto mantenere il segreto fino all’ultimo giorno, quando poi abbiamo rivelato ogni cosa e premiato i vincitori. Lo scopo del gioco era quello di aiutare l’altro senza che ne accorgesse, ma l’intento vero era quello di far socializzare i ragazzi e, sinceramente, mi pare che ci siamo riusciti: chi non si conosceva si è fatto conoscere, ma anche chi già si conosceva di vista, stando vicino agli altri, si è fatto conoscere meglio, quindi si sono instaurate nuove relazioni o migliorate le vecchie.

“Anche le sere sono state molto intense: – afferma Benedetta – dopo la cena, c’erano sempre altre attività ricreative, anche con delle serate a tema, come ad esempio quella di gala in cui i ragazzi hanno sfilato come in passerella e ballato fino a tardi, oppure la serata colorata, in cui abbiamo bandito il nero e i ragazzi hanno indossato le magliette variopinte del campo. L’ultimo momento della giornata, prima di andare a letto, era sempre dedicato alla preghiera comunitaria.”

La mia esperienza al campo scuola – conclude Benedetta – è stata importante soprattutto per il fatto che sono riuscita a riflettere su me stessa, trovando in questa settimana un momento fuori dalla vita frenetica e veloce alla quale siamo abituati. È stata una settimana intensa nella quale ho riscoperto l’importanza dell’amicizia che mi circondava di continuo: gli animatori, con cui ho condiviso non solo questo campo scuola ma anche i precedenti, sono diventati come fratelli per me. È stata proprio questa la bellezza di questo campo, il potersi aprire e scoprire persone nuove sotto quelle maschere che molto spesso usiamo per nasconderci. Se dovessi trovare un termine per descrivere l’esperienza del campo, io sceglierei la parola legame: che si tratti di un legame d’amicizia o di fratellanza o di un legame con Dio, la bellezza di un campo scuola consiste proprio nel fatto che, ogni volta, ogni anno, scopri o ritrovi un legame. E questo è sempre una grande ricchezza, secondo me, perché, come diceva Charles Bukowski “Nessun legame è una perdita di tempo: se non ti ha dato quello che cercavi, ti ha insegnato di cosa avevi bisogno”.

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