C’è uno sviluppo del discernimento: capiamo cosa sia il bene per noi non in modo astratto, generale, ma nel percorso della nostra vita”. A spiegarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di ieri, tornata in piazza San Pietro e dedicata al discernimento e alla figura di Sant’Ignazio, così come appare negli Esercizi spirituali.

“C’è una storia che precede chi discerne, una storia che è indispensabile conoscere, perché il discernimento non è una sorta di oracolo o di fatalismo, o una cosa di laboratorio, come gettare la sorte su due possibilità”, ha puntualizzato Francesco: “Le grandi domande sorgono quando nella vita abbiamo già fatto un tratto di strada, ed è a quel percorso che dobbiamo tornare per capire cosa stiamo cercando”.

“Se nella vita si fa un po’ di strada – ha aggiunto a braccio – perché cammino in questa direzione, che sto cercando? E lì si fa il discernimento”. Di qui la “premessa importante” che Sant’Ignazio pone nelle regole per il discernimento, “frutto di questa esperienza fondamentale”, ha fatto notare il Papa citandola: “A coloro che passano da un peccato mortale all’altro, il demonio comunemente è solito proporre piaceri apparenti – tranquillizzarli, che tutto va bene – facendo loro immaginare diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro vizi e peccati. Con questi, lo spirito buono usa il metodo opposto, stimolando al rimorso la loro coscienza con il giudizio della ragione”.

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