Sull’isola greca di Samos, nell’ultimo anno, Medici senza frontiere (Msf) ha fornito primo soccorso medico d’urgenza e psicologico a più di 570 persone, tra cui 24 donne incinte, in 42 diversi interventi.

Arrivate sull’isola a bordo di piccole imbarcazioni, queste persone partono dalle coste turche, che si trovano a pochi chilometri di distanza. Le persone curate raccontano di aver subito o assistito a violenze fisiche e a trattamenti disumani e degradanti, come percosse, perquisizioni, controlli forzati dei genitali, furto di beni personali e di essere state lasciate alla deriva in mezzo al mare a bordo di gommoni senza motore. I piccoli gommoni che trasportano le persone che cercano salvezza arrivano di solito sulle coste più remote e montuose di Samos. Terrorizzate di essere catturate dalle autorità e respinte forzatamente, molte di loro non appena toccano terra corrono a nascondersi.

“Alcune persone hanno talmente tanta paura che non riescono nemmeno a parlare o a camminare”, dice Nicholas Papachrysostomou, capomissione di Msf in Grecia. La paura di essere trovati dalle autorità spinge alcune persone a rimanere nascoste nella boscaglia per diversi giorni, senza cibo né acqua. “Ora, in estate, vediamo molti pazienti disidratati o con colpi di calore”, continua Papachrysostomou. In inverno hanno invece curato persone assiderate o con lesioni che si procurano scalando le scogliere dell’isola per fuggire.

Tra i nuovi arrivi ci sono molte donne e bambini. Una donna ha partorito all’aperto, senza assistenza medica e dopo aver trascorso più di due giorni nascosta sull’isola, mentre un’altra era in travaglio quando il team di Msf l’ha raggiunta. La maggior parte delle persone che arrivano a Samos raccontano di essere state intercettate dalle autorità di sicurezza pubblica e di frontiera durante i loro precedenti viaggi, sia a terra sia in mare, e di essere state forzatamente respinte in acque turche, fino a 9 volte di fila, secondo quanto riportato da una delle persone assistite da Msf.

Non solo le intercettazioni violente e i respingimenti forzati sono illegali ma compromettono anche il diritto di queste persone di chiedere asilo”, dichiara Sonia Balleron, coordinatrice del progetto di Msf. “Inoltre, queste pratiche espongono le persone a ulteriori traumi e al rischio di problemi di salute fisica e mentale prolungati. È responsabilità delle autorità greche ed europee assicurare che la legge sia rispettata e che le procedure sull’accoglienza, sull’identificazione e sulla protezione internazionale siano applicate”.

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