ACQUAVIVA PICENA – Correva l’anno 1995 quando nacque ufficialmente il Gruppo Scout Acquaviva Picena 1, oggi guidato da Silvia Colonnella insieme ad Andrea Bartolomei. Una realtà importante per il territorio, con sede nei locali comunali, e che conta di 63 iscritti di cui: 21 Lupette e Lupetti (7-11 anni), 18 Guide ed Esploratori (11-16 anni), 9 Scolte e Rover (16-21 anni) e 15 educatori nella Comunità Capi.

Silvia ripercorriamo le tappe che hanno portato alla formazione del Gruppo Scout Acquaviva Picena 1.
Era il 1992, quando un gruppo di genitori e il parroco di allora Don Angelo Palmioli hanno intravisto nella proposta educativa scout una possibile soluzione per la preoccupante situazione di disagio che i giovani acquavivani vivevano in quegli anni. Non era semplice aprire un gruppo praticamente dal nulla, con adulti privi di un’esperienza di scautismo alle spalle, dunque non avevano la più pallida idea di cosa si trattava.  Ciononostante, con tanto impegno e determinazione, guidati da un sogno comune, un piccolo gruppo di genitori composto da: Giuseppe Scarpa, Valeria Di Salvatore, Silvio Rocchetti, Gabriella Palmieri, Nella Nepi, Paolo Colonnella e Giancarli Ezio, accolse la sfida e iniziò a muovere i primi passi nello scautismo a Grottammare, accolti e guidati con generosa disponibilità e amicizia dalla Comunità Capi del gruppo Grottammare 1, alla quale va, ancora oggi, tutta la nostra riconoscenza e gratitudine.

E dopo due anni di affiancamento e scoperta del grande gioco dello scautismo, il 12 febbraio del 1995 nacque ufficialmente il vostro Gruppo.
Esattamente. Dapprima era ospitato nei locali parrocchiali, poi in quelli comunali che in seguito abbiamo intitolato a Cesare Petrelli, un lupetto del nostro gruppo che nel luglio del 2002 perse la vita a causa di un incidente stradale. Da quel lontano 1995 ad oggi, grazie alla Provvidenza, al costante impegno dei capi e alla fiducia delle famiglie, la proposta scout accompagna tanti bambini e giovani della nostra comunità nella crescita globale della loro persona e nella loro educazione alla fede, attraverso le preziose occasioni di gioco, avventura, servizio, comunità, vita all’aria aperta, contatto con la natura che lo scautismo regala.

Come avete vissuto il lungo periodo della pandemia che in qualche modo ancora si fa sentire?
Dall’inizio della pandemia abbiamo vissuto profondi momenti di riflessione e di discernimento, durante i quali ci siamo interrogati più volte in Comunità Capi per cercare un equilibrio tra la necessità di continuare a offrire ai ragazzi quelle occasioni di incontro e di socialità di cui hanno estremo bisogno, e la necessità di fare la nostra parte di cittadini responsabili, soprattutto nei momenti in cui tutto il nostro Paese era fermo. Interrompere le attività in presenza è stata una scelta dovuta, ma molto difficile da prendere. Lo scautismo si basa anche sull’avventura, sul gioco, sulla condivisione: elementi imprescindibili del nostro metodo educativo. Come Capi abbiamo dovuto reinventare totalmente le attività in un modo che, in tanti anni, non si era mai fatto: online e/o con attività individuali, ma sempre in quanto parte di una Comunità viva, reale e presente. Abbiamo inventato giochi e sfide online e, con i ragazzi più grandi del Clan, anche riunioni tematiche con spunti di riflessione sulle problematiche che ci circondano, dibattiti e persino esperimenti sociali e progetti di servizio volti a renderci utili per le categorie meno fragili in questo momento così difficile. La partecipazione dei ragazzi è stata molto più viva del previsto, i ragazzi erano molto felici di partecipare agli incontri online, che duravano sempre più di quanto programmato. In loro la necessità di socialità era, ed è tanta.

Quando avete ripreso ad organizzare incontri in presenza?
Non appena è stato possibile. Abbiamo ripreso le attività rispettando le dovute precauzioni e privilegiando sempre quelle all’aperto, così come anche richiesto dall’associazione nazionale. E questo ci ha sorprendentemente permesso di vivere ancor più appieno lo spirito di avventura, il contatto con la natura e l’essenzialità che il metodo scout persegue. Una difficoltà iniziale si è quindi rivelata una preziosa occasione educativa. Inoltre le “nuove regole” imposte da questa pandemia vengono vissute dai ragazzi con molto senso civico e con responsabilità nei confronti del prossimo.

C’è stata anche una parentesi estiva che vi ha permesso di vivere delle esperienze fuori
Sì. La scorsa estate, contro ogni aspettativa iniziale, siamo addirittura riusciti a vivere un’uscita in bicicletta con il Branco, un campo estivo con i ragazzi del Reparto e una Route Estiva ad Ischia con il Clan, seppure con le dovute restrizioni e con qualche rinuncia. Ad esempio, non abbiamo potuto garantire il pernottamento durante il campo estivo del Reparto, che quindi si è svolto ad Acquaviva per cinque giorni, durante i quali ci incontravamo dalla mattina alla sera, tornando a dormire nelle nostre case. Nonostante, inizialmente, questa modalità poteva apparire strana in quanto abituati a vivere il campo estivo in maniera diversa, ci siamo resi conto che ciò ha consentito di vivere il nostro territorio in maniera nuova, di vederlo con occhi nuovi, consapevoli che a volte non è importante dove si è, ma con chi si è e cosa si fa. E la sorpresa più grande sono stati i ragazzi stessi che, nonostante le limitazioni imposte, hanno vissuto questa esperienza con rinnovato entusiasmo dimostrandosi autentici protagonisti del tempo trascorso insieme. Le esperienze estive sono state indispensabili  sia ai ragazzi, che hanno avuto la possibilità di vivere un’occasione di socialità importante in un momento storico complicato, sia a noi Capi per riacquistare quell’entusiasmo educativo che in alcuni momenti era stato messo in crisi dalla pandemia.

Cosa vi aspettate per i prossimi mesi?
Per  il momento che stiamo vivendo e per il futuro, ci ripromettiamo di continuare a sognare con e per i ragazzi che il Signore ci ha affidato, cercando di donare loro tante occasioni di incontro e di crescita: continuando ad offrire la proposta scout, nonostante le difficoltà e le fragilità, come risposta per i bisogni educativi dei giovani della nostra comunità.

 

 

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