ROMA – Entrati nella chiesa di Sant’Agostino – un punto di riferimento per le cortigiane e le prostitute nel Cinquecento e nel Seicento che qui venivano a confessarsi e a partecipare alla Santa Messa – si può ammirare la Cappella Cavalletti, la prima della navata sinistra. Nel passato la Cappella fu il luogo di sepoltura di Fiammetta Michaelis (1465-1512), nota cortigiana nata a Firenze, ma operativa a Roma, amante fra gli altri di Cesare Borgia e del Cardinale Giacomo Ammannati Piccolomini. La celebre donna possedeva nelle vicinanze una casa, tutt’ora esistente, sita in quella che oggi da lei prende il nome di Piazza Fiammetta.

Nel 1603 la Cappella venne acquistata dalla famiglia di Ermete Cavalletti per farne il luogo della sua sepoltura e arricchita con La Madonna di Loreto di Caravaggio e alcuni affreschi di Cristoforo Casolani. Quest’ultimo dipinse nel catino absidale tre episodi: la Natività di Maria (a destra), l’Annunciazione (a sinistra) e l’Incoronazione di Maria (al centro). Nella zona sottostante dipinse, sempre ad affresco, la Maddalena, che secondo la tradizione era una prostituta redenta, e San Guglielmo di Aquitania (750-812), un uomo ricco e potente che si spogliò di tutto per diventare monaco benedettino, riconoscibile dallo scudo posto ai suoi piedi, nel quale è raffigurato un leone rampante, simbolo dell’Aquitania.

Questi due santi sono dunque proposti ai fedeli – in particolare alle prostitute che frequentavano la chiesa – come modelli di conversione e di cambiamento. Le loro immagini dialogano con l’opera di Caravaggio e ce ne fanno comprendere più a fondo il significato. Il quadro infatti, apparentemente di facile fruizione, necessita di una più attenta e approfondita lettura. Esso rappresenta la Santa Vergine la quale è appoggiata sul fianco sinistro sullo stipite di una porta – la stessa che oggi si può vedere in Vicolo del Divino Amore 23 – mentre tiene in braccio Gesù Bambino e lo mostra a due pellegrini che sono inginocchiati.

Se questa donna non avesse in braccio il suo divin figlio, la si potrebbe scambiare per una di quelle tante prostitute che nella Roma del Seicento invitavano gli uomini ad entrare in casa per offrire i
loro servizi. E infatti la modella che Caravaggio ha ritratto è proprio una prostituta/cortigiana, anzi una delle più note a Roma in quel tempo: Maddalena Antognetti, figlia di Lucrezia e sorella di
Amabilia, tutte dedite allo stesso tipo di attività. Di lei conosciamo l’atto di battesimo redatto nella chiesa di San Lorenzo in Lucina il 28 maggio 1579, dunque nel 1604, quando Caravaggio dipinse il
quadro, aveva 25 anni. Regge in mano suo figlio Paolo (chiamato come il nonno materno), nato il 15 dicembre 1602 (quindi nel dipinto ha due anni) e battezzato a Santa Maria del Popolo il 28 dicembre 1602.

Come è possibile che Caravaggio abbia avuto il coraggio blasfemo di dipingere la Santa Vergine con i lineamenti di una prostituta? In realtà, se si guarda bene a fondo, in questa scelta apparentemente molto ardita si cela una profonda verità spirituale. La Madonna nell’iconografia cristiana non è semplicemente la madre naturale di Gesù di Nazaret, ma spesso è rappresentata in senso mistico come sua sposa o come – ed è questo il caso – figura della Chiesa. Ora, secondo quanto Sant’Ambrogio ha sostenuto nel suo Commento al Vangelo di Luca, la Chiesa è una “casta meretrix”: come una prostituta si concede a molti uomini per i piaceri della carne, così la Chiesa si offre in senso spirituale a tutti gli uomini per la loro salvezza spirituale. Parafrasando la massima di Ambrogio e applicandola al nostro quadro si potrebbe dire che, come una prostituta appoggiata alla porta invita numerosi clienti ad entrare nella sua casa, così la Chiesa invita tutti gli uomini ad entrare in Paradiso. Nel dipinto dunque c’è una sorta di movimento fuori-dentro: la Madonna-Chiesa ostenta, ri-vela (si noti il panno bianco del fanciullo) Gesù affinché, per mezzo di lui, i due pellegrini e tutti gli uomini possano entrare in Paradiso.

Soffermiamo ora la nostra attenzione sui due pellegrini: essi hanno i volti dei due committenti, Ermete Cavallini e sua moglie Orinzia de Rossi. I due coniugi sono inginocchiati, portano con loro i bastoni dei pellegrini, Orinzia ha una cuffia sdrucita, Ermete ha i piedi sporchi: tutto appare in contrasto con la Vergine e il suo Divin Figlio (in piedi/in ginocchio, piedi puliti/piedi sporchi, bambino nudo e madre dal vestito scollato/pellegrini vestiti) e ciò sottolinea il loro stato di beatitudine a fronte della nostra situazione di indigenza e di bisogno di redenzione.

Volendo leggere l’opera del Caravaggio insieme a quella di Casolani non si può fare a meno di costatare che tutto è ispirato alla sensibilità religiosa tipica del periodo della Riforma Cattolica e del Concilio di Trento: tanto la Maddalena e San Guglielmo di Aquitania quanto i due pellegrini hanno dovuto mettere in gioco il loro libero arbitrio e compiere delle opere per raggiungere la santità – nel primo caso – e la Santa Casa di Loreto – nel secondo caso – e tutto questo in polemica con Lutero, il quale negava il valore sia del libero arbitrio che delle opere per il conseguimento della salvezza. Inoltre la presenza stessa dei soggetti raffigurati (la Madonna come madre naturale di Gesù, la Madonna come figura della Chiesa e i santi) costituisce un messaggio contro il protestantesimo: Lutero, infatti, aveva negato alla Madonna, alla Chiesa e ai Santi il ruolo di mediazione fra Dio e gli uomini in ordine alla salvezza.

Dal punto di vista stilistico potrebbe essere interessante fare un confronto fra l’opera di Caravaggio e una contemporanea di Annibale Carracci che fa bella mostra di sé nella Cappella Madruzzo nella
chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo: l’immagine rappresenta in modo assai tradizionale la Madonna che, assisa sulla sua casa, viene trasportata nel cielo, volendo così rappresentare l’angelico volo che
secondo la tradizione trasportò la Santa Casa di Nazareth a Loreto. Qualcosa di molto più classico e pertanto diverso dalla soluzione adottata qui da Caravaggio che ha voluto metterenin evidenza l’umanità e la semplicità della Vergine Maria e di suo Figlio.

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