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Festival della Migrazione “Le religioni, come la società civile devono ascoltare le seconde generazioni”

“Le religioni, come la società civile devono ascoltare le seconde generazioni, devono ascoltare i giovani. Non pensiamo a come parlare ai giovani, ma come ascoltarli. È questo il primo ponte. Il ruolo delle religioni? Ricordare che in ciascuno c’è l’impronta di Dio”. Così mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Cei, è intervenuto ieri sera alla seconda giornata della VI edizione Festival della Migrazione, che si chiude oggi, promosso dalla Fondazione Cei Migrantes. Durante l’incontro dal titolo “Cittadini tutti. Il dialogo come fondamento dell’incontro con l’altro”, il vice presidente della Cei ha ricordato che Papa Francesco in più occasioni ha invitato a evitare le categorie per arrivare a considerare l’altro prima di tutto come persona e che il tema dell’identità è un problema soprattutto per “chi ha una identità debole”. Identità: “Spesso associamo questa parola a difesa, salvaguardia, a qualcosa che protegge contro qualcuno. Ma l’identità o è dialogica e aperta, o diventa settarismo e chiusura. Chi ha una consapevolezza matura della propria identità è sereno nei confronti di quella degli altri, sono quelli incerti e timorosi che erigono muri”.  Le religioni sono state richiamate dai giovani come opportunità di dialogo e confronto: “Il luogo del dialogo interreligioso è la casa, la scuola, l’ospedale, il carcere, il campo sportivo. Il dialogo non ha a che fare con delle idee, ma con volti e storie. Non c’è solo chi erige argini e si chiude, ma anche chi annega tutto nel relativismo e produce indifferenza. Il ponte per superare questi due opposti è trovare dentro la propria identità motivi di apprezzamento dell’altro. Una identità religiosa matura trova le ragioni per apprezzare quanto di bello e di vero c’è dovunque. Dobbiamo passare dalla tolleranza all’accoglienza”. Mons. Castellucci ha anche messo al centro la situazione libica: “Due settimane fa ho parlato con David, un giovane che si trova a Tripoli nella zona custodita dall’Onu insieme a circa 3mila persone. Sono bloccati e circondati dalle milizie libiche. Il tema della cultura del respingimento è abbastanza trasversale alla politica. Una delle poche voci che denuncia le alleanze con la cosiddetta guardia costiera libica è quella del Papa. Il consenso arriva a prevalere sui principi fondamentali. La politica è agire sulle cause, troppe volte, anche nella Chiesa, ci impastiamo nella burocrazia e ci dimentichiamo che dell’accoglienza delle persone in difficoltà”. In chiusura il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, ha confermato l’impegno personale per lo ius culturae, “Va fatto senza dubbio”, e ha confermato la necessità di superare la polarizzazione tra fondamentalismo e relativismo anche attraverso gesti e iniziative concrete. “Ambisco a società etiche, né chiuse né basate su valori generici. La nostra guida è la Costituzione”.

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