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Vescovo Carlo Bresciani: L’innamoramento non basta al matrimonio, occorre progettare insieme il futuro

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Domenica 29 agosto presso la parrocchia Santissima Annunziata di Porto d’Ascoli di San Benedetto del Tronto il vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto delle Marche, Sua Eccellenza Monsignore Carlo Bresciani, ha incontrato insieme all’equipe di Pastorale Familiare le famiglie della diocesi.

Piero e Patrizia Censori dell’Ufficio Diocesano Pastorale insieme all’assistente spirituale don Alfredo Rosati hanno incontrato le famiglie dopo un periodo difficile legato alla pandemia. L’incontro che ha avuto come titolo: “La gioia della famiglia”, è iniziato alle ore 17:00 con un piccolo buffet, in seguito Piero e Patrizia hanno con gioia aperto l’incontro ringraziando il vescovo Bresciani per la costante presenza, don Alfredo per l’ospitalità e le famiglie che fanno parte dell’equipe per la condivisione e per la partecipazione e hanno espresso il desiderio di voler riprendere con entusiasmo il cammino perché è nella condivisione che nasce la gioia.

Monsignor Carlo Bresciani nella sua riflessione ha detto: “È bello poter ripartire, riprendere dopo la pandemia, anche se ancora non è tutto come prima, cerchiamo di riprendere con coraggio il cammino. La pandemia ci ha provato e ci sta ancora provando; essere messi alla prova ci fa capire come siamo capaci di affrontarla, nelle difficoltà lo spirito si rafforza. È nell’esercizio che i muscoli si rafforzano, anche se non ci fa piacere vivere le prove, le difficoltà, questo è chiaro.
Abbiamo sperimentato che nella pandemia ci sono venute meno tante cose, ma abbiamo scoperto alcune risorse, una di queste è la famiglia. Durante la pandemia la famiglia ha vissuto tante tensioni, ma ci siamo resi conto che abbiamo bisogno di un sostegno reciproco. Papa Francesco ci ha consigliato di riprendere in mano l’esortazione apostolica “Amoris laetitia”; io ho tradotto la gioia dell’amore nella gioia del matrimonio, ma è la stessa cosa? Sì e no. “Sì” perché il matrimonio si fonda sull’amore e “no” perché noi forse troppo spesso identifichiamo l’amore con qualcosa che non sopporta legami e quindi ogni vincolo viene visto come limite, ma non è così. Tutti noi vogliamo la gioia, la felicità e il papa lo dice anche nell’ “Amoris laetitia”, Dio ama la gioia dell’essere umano, Egli ha creato tutto affinché noi possiamo goderne. Il cristiano non è un piagnucoloso, il cristiano è colui che sa godere del bene che Dio dona, la gioia del matrimonio fa parte della volontà di Dio e quindi è bene nel matrimonio avere cura della gioia dell’amore. La gioia non è una cosa spontanea, ma va curata, la gioia è la conseguenza di qualcosa, senza un motivo non si è felici. La gioia quindi dipende anche dalla nostra volontà. Dobbiamo distinguere il piacere dalla gioia, la gioia è un qualcosa di più stabile, di più profondo. La gioia è il gusto delle cose buone, quando io so di avere fatto una cosa buona provo gioia. La gioia è la conseguenza di un bene creato e ancora di più di un bene ricevuto. Si può essere nella gioia anche nella grande fatica; stiamo guardando le paralimpiadi, prima abbiamo guardato le olimpiadi e possiamo constatare la gioia che gli atleti hanno provato nel ricevere la medaglia d’oro. Il ricevere la medaglia è la conseguenza di una grande fatica, di duro lavoro, di allenamenti. La gioia nel ricevere quella medaglia non sarebbe stata la stessa se l’avessero ricevuta in regalo. La gioia del matrimonio non è una gioia che dobbiamo aspettarci, ma è una gioia che viene dal costruire qualcosa di buono insieme. Nel matrimonio la gioia è il frutto di una conquista quotidiana, la conquista di una relazione che si va costruendo. Vi spiego qualcosa in più: io vorrei il tutto, il mio desiderio è un desiderio immenso, ma viviamo dentro una realtà imperfetta, che non è il tutto, dobbiamo tenere presente che è vero che noi siamo mossi dentro da una insaziabilità del desiderio, nel senso che il desiderio non è mai completamente soddisfatto perché vivo all’interno di una realtà concreta che non corrisponde mai completamente al mio desiderio. La gioia del matrimonio sta nel godere delle piccole gioie che la relazione matrimoniale dona, sapendo che non sarà tutto perfetto. La moglie ideale e il marito ideale non esistono, quando si insegue soltanto il desiderio ci si priva della gioia della vita matrimoniale. Chi insegue il desiderio della moglie perfetta o del marito perfetto non godrà mai delle gioie del matrimonio perché non si sposerà mai. La gioia sta nel sapere apprezzare il bene concreto che abbiamo. Quando sapremo apprezzare il bene concreto che abbiamo vivremo soddisfatti anche dentro situazioni imperfette. La gioia, anche quella del matrimonio, è riuscire a costruire quello che non c’è ancora, la gioia quindi non è soltanto il godimento di quello che abbiamo, certo è anche quello, ma quello si spegne, ha un limite, non è sufficiente, la gioia duratura è quella che nasce dal sapere costruire qualcosa di bene. Vi faccio una domanda: “Avete più gioia nel sapere che il vostro coniuge è felice oppure nel sapere che il vostro coniuge è felice perché voi lo avete fatto felice?”. Se siamo noi la causa della gioia dell’altro, questo ci da più gioia. La gioia risiede nel sapere che si sta facendo qualcosa di bene per l’altro. è come dice Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Essere egoisti taglia le ali alla gioia del matrimonio. Se mi godo la mia gioia e non la condivido, non avrò mai la gioia vera. Anche nel matrimonio rallegrarsi della gioia dell’altro è vera gioia. La gioia per essere vera, deve essere condivisa. Anche nella condivisione delle difficoltà c’è gioia, non perché si gioisce nelle difficoltà, ma perché l’altro mi fa partecipe della sua vita, questo da gioia. La moglie e il marito nel matrimonio devono condividere sia le gioie che i dolori. L’egoismo non dà gioia. Sapere che c’è una difficoltà, ma che la si affronta insieme , produce gioia, sapere che nel cammino c’è qualcuno che è al mio fianco, questo dona gioia. Non esiste gioia maggiore che nella condivisione, nel riuscire a creare diletto all’altro, nel riuscire a farlo sorridere.

L’innamoramento non basta al matrimonio, occorre progettare insieme il futuro: dal “voglio stare con te” semplice, al “voglio stare con te tutta la vita”, c’è differenza. l’amore porta a progettare il futuro, si può dire: “starò con te un anno, due anni…”, ma non ha senso dire: “ti amerò un anno, due anni…”. L’amore non ha mai limiti temporali. Il progetto iniziale dell’amore tende ad abbracciare tutto il tempo. Spesso ho sentito dire da coppie che già convivono di volersi sposare perché sentono che alla loro unione manca qualcosa, manca il Sacramento del matrimonio, manca abbracciare la gioia della vita che solo il Sacramento può donare. La gioia della cerimonia del matrimonio non è la gioia del Sacramento, esso da continuità a ciò che di buono lega due persone.
Sant’Agostino dice che la gioia si rinnova nel dolore, non perché il dolore dia gioia, ma perché la vittoria che si raggiunge dopo tante battaglie affrontate insieme dona gioia vera. Avere sofferto e avere combattuto uniti dà gioia”.

Alle ore 19:00 è iniziata la santa Messa presieduta dal vescovo Bresciani.

Patrizia Neroni: