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Convegno Catechistico ad Assisi, la testimonianza di Francesca, Paola, Alessia, Luigi, Marco, Sr. Anna, Sr. Jolanta e Paola

DIOCESI – Sono 21 le Diocesi, 8 dall’Umbria e 13 dalle Marche, che hanno preso parte al convegno catechistico organizzato, dal 10 al 12 Maggio, alla Domus Pacis di Assisi. L’incontro sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? – Una comunità che celebra e testimonia il Kerygma”, ha coinvolto in particolare i direttori degli Uffici catechistici diocesani e le loro équipe, come anche catechisti e sacerdoti.

Della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto era presenta una bella delegazione formata da: Francesca Russo, Paola Veccia, Alessia De Angelis, Luigi Vecchiarelli, Marco Ceci, Sr. Anna Lisiecka, Sr. Jolanta Sadowska e Paola Neve.

Suor Jolanta, direttrice dell’Ufficio catechistico, dichiara: “Il tema è stato proposto in forma di una domanda: “Celebrate il Signore perché è buono? – Una comunità che celebra e testimonia il Kerygma”. Tra gli spazi di preghiera e riflessione, relazioni e tavole rotonde, lavoro di gruppo e condivisione libera, abbiamo cercato di dare delle risposte alla domanda posta nel tema del convegno. Sono stati giorni molto intensi e ricchi. Abbiamo cercato insieme le nuove vie per condividere la bellezza di essere cristiani credenti nel mondo d’oggi. Abbiamo cercato di proporre qualcosa di ‘fresco’ nell’annuncio che in tutte le nostre parrocchie si sta realizzando. Al primo posto sicuramente è Cristo e il Vangelo, che vogliamo far amare e conoscere. Poi desideriamo celebrarlo nella liturgia e nella vita quotidiana di ciascuno, perché Egli è buono! Alla fine del convegno, abbiamo tolto il punto interrogativo del tema che ci ha riuniti e guidati, e siamo ripartiti con la speranza che, sotto la guida dello Spirito e delle persone che hanno preso parte attiva in questi momenti di incontro, possiamo ricominciare il cammino da discepoli e testimoni negli ambienti dove viviamo.

Paola afferma: “È la prima volta che partecipo a un’esperienza di questo genere. Sono stata molto colpita dalla presenza di seminaristi, preti e vescovi, insieme a laici. Mi ha veramente colpito, perché ci siamo messi in dialogo insieme per trovare come migliorare il servizio del catechista. Ho sentito termini ‘vecchi’, ma anche parole molto stimolanti. C’è voglia di trovare un nuovo metodo. Siamo stati invitati come catechisti ad essere non maestri, ma testimoni, e, come dice Papa Francesco, a coinvolgere gli adulti per attrazione e non per propaganda, per il desiderio di conoscenze, di condividere e crescere insieme”.

Marco: “Il bello di questi convegni è che incontri tante persone. Ho avuto la fortuna di incontrare persone innamorate di questa missione, che, malgrado abbiano dedicato anche tanti anni, continuano a dedicarsi all’annuncio e alla catechesi senza stancarsi. Un’altra cosa positiva: ho notato le varie anime che abitano la stessa Chiesa, anche fra vescovi e parroci. Si dividono tra chi incoraggia il bisogno di ‘nuove’ comunità e di un nuovo modo di porsi (linguaggi e categorie) e chi invece ritiene importante conservare quello che c’è sempre stato. Ancora mi rimane un dubbio: ho ascoltato parole piene di coraggio e grandi ambizioni, però poi mi chiedo sempre quanto di queste parole si riuscirà a tramutare in realtà. A volte quello che manca non è il coraggio di dire certe cose, ma di farle!”

Luigi dichiara: “Quello che mi è piaciuto di questo convegno sono stati soprattutto i lavori di gruppo. Ho trovato persone responsabili, ci siamo ascoltati e sono nate belle proposte, un lavoro veramente molto bello e produttivo. Ci siamo veramente aperti, abbiamo condiviso i nostri percorsi e anche parte della nostra vita. Per sentirsi accolti e crescere nel dialogo è stato importante anche il luogo. È stato bello essere ad Assisi e in particolare l’esperienza della contemplazione del Crofisso nella chiesa di Santa Chiara. Dall’intervento che ha fatto il Vescovo Luciano mi sono sentito confermato nel cammino di fede che ho scelto e che vivo. Insomma considero che non sia tutto una valle di lacrime, ci sono anche esperienze e testimonianze molto belle nella Chiesa, sia locale che universale. Solo un punto critico: forse occorreva dare più spazio ai gruppi, soprattutto per una riflessione comunitaria, in modo da sviluppare proposte e prospettive per il futuro”.

Don Emanuele Piazzai, responsabile regionale dell’Ufficio catechistico per la Regione Marche, dichiara: “La cosa più importante è che siamo riusciti a fare un convegno interregionale. Non è affatto scontato riuscire a mettere insieme due Regioni, in questo caso Marche e Umbria. La cosa positiva è che tutte le Diocesi delle Marche ci sono state e questo credo che sia un grande traguardo, perché le Diocesi, essendo tante, spesso fanno fatica a riuscire a camminare insieme. È stato bello vederci tutti insieme. La terza cosa bella è stato proprio il tema che riguardava gli adulti. Dopo tre giorni insieme possiamo continuare a buttare giù delle proposte concrete. Io penso che sia utile in questo momento lo strumento online, così da poterci incontrare e confrontare più spesso. Potremmo ipotizzare anche un forum ogni due o tre mesi con tutti gli Uffici catechistici delle Marche”.

Bairo, seminarista del Seminario Regionale di Ancona, afferma: “In questi giorni abbiamo vissuto una bellissima esperienza. Durante il convegno abbiamo ascoltato delle belle ed interessanti proposte, dove ci viene sottolineato che siamo chiamati ad annunciare il Vangelo. Siamo invitati a riscoprire, a risvegliare la nostra forma di celebrare e la nostra fede. Siamo chiamati ad annunciare il Vangelo con la nostra vita, con la nostra testimonianza, lì dove ogni giorno ci troviamo, che sia nelle nostre comunità, tra le persone che conosciamo o anche tra le persone che non conosciamo. Siamo chiamati a diventare comunità più viva, a vivere il Vangelo in modo più vivo, rispondendo ad ogni situazione della nostra comunità, rispondendo ad ogni fatica, ad ogni desiderio delle famiglie che incontriamo. In questi giorni passati insieme abbiamo capito che è importante camminare insieme. Dobbiamo imparare a dare attenzione all’ascolto, al dialogo”.

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