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A tu per tu con suor Cora, Madre Superiora delle Suore Teresiane di Ripatransone, “Per diventare suora, sono scappata di casa”

RIPATRANSONE – In occasione della festività di Santa Maria del Monte Carmelo, patrona delle Suore Teresiane, abbiamo incontrato Suor Maria Corazon Sargento, Madre Superiora delle consorelle di Ripatransone. Originaria delle Filippine, ultima di quattordici figli, Suor Cora ha sentito davvero presto la sua vocazione, ma ha atteso molto tempo prima di poter entrare nell’ordine.

Da quanto tempo è in Italia e come si trova?
Ho 48 anni e sono qui in Italia da quasi 18 anni, quindi considero Ripatransone la mia città. Certamente, appena arrivata in Italia, l’inizio è stato molto difficile perché il cambiamento nella mia vita era radicale: ho patito e sofferto soprattutto per il clima, ma anche per la cultura, il cibo, la lingua. Tutto era diverso. Ma, un po’ alla volta, grazie a Dio, dopo alcuni anni, mi sono ambientata o ora mi trovo molto bene.

Come è nata la sua vocazione?
Avevo incontrato già delle suore, tra cui anche mia zia, però ho avuto la vocazione non guardando le altre, bensì sentendo qualcosa dentro di me quando ho iniziato a frequentare la parrocchia. Ero molto giovane, avevo 16 anni e, con i miei amici, frequentavo il catechismo, andavo in chiesa a cantare e andavo nelle periferie a fare delle piccole missioni: lì è nata la mia vocazione. Per me non è stato facile prendere questa strada perché purtroppo la mia famiglia non appoggiava questa mia scelta e quindi la strada è stata molto lunga. Anche se mia madre e mio padre erano entrambi cristiani cattolici, erano comunque contrari al fatto che io mi facessi suora. Quindi inizialmente ho cercato di mettere da parte quel pensiero e di rinunciarci, ma con il passare del tempo ho capito che, se il Signore ti chiama, non puoi dire di no: anche se passano degli anni, alla fine sentirai qui nel tuo cuore che quella chiamata è sempre presente. All’epoca mio padre era un pescatore, mentre mia mamma era casalinga, dovendo badare a noi figli che in tutto eravamo quattordici. Inizialmente non me la sono sentita di andare contro la volontà dei miei genitori; quando, però, mio padre è venuto a mancare, la situazione è leggermente cambiata, o meglio, mia madre era sempre della stessa idea, ma qualcosa era cambiato dentro di me: la mia determinazione era ancora maggiore di prima, quindi, ad un certo punto, dopo aver fatto discernimento ed essere sicura della mia scelta, sono scappata di casa e mi sono rifugiata in un convento. Da quando avevo sedici anni che ho sentito dentro di me questa chiamata, sono passati ben sette anni prima che io potessi rispondere. Durante l’adolescenza nella mia vita sono capitate anche chiamate diverse: essendo giovane, ho anche sentito l’impulso per qualche mio coetaneo, ma ho capito che non era quella la mia strada, non era lì la felicità che cercavo. A ventitré anni, dunque, sono entrata in convento nella comunità delle suore francescane a Manila. Dopo un paio d’anni, però, provavo nostalgia della mia famiglia e mi sentivo inquieta. Ho quindi fatto un nuovo discernimento, durato un paio anni, per arrivare finalmente alla mia destinazione, all’approdo sicuro e gioioso presso l’Istituto delle Suore Teresiane di Seul. Grazie a Dio, qui ho trovato la mia strada e, dopo tre anni a Seul, sono stata mandata in Italia.

Quante sono le Suore Teresiane nel mondo?
Siamo ventisei Suore in tutto il mondo: undici sono nelle Filippine, mentre le altre 15 tutte sono qui in Italia a Ripatransone. La storia dell’Istituto inizia nel 1747 grazie ad un vescovo diocesano italiano. Nel 2000, qui, nella nostra Diocesi, il Vescovo di allora, che era l’attuale Vescovo Emerito Gervasio Gestori, diede il permesso a due suore del luogo di andare nelle Filippine per una missione. E da lì tutto è cominciato!

Qual è la vostra regola ispiratrice?
Noi ci definiamo con tre aspetti. Prima di tutto la nostra vita comunitaria: quando la comunità ha l’unità, c’è la forza di fare qualsiasi cosa. La seconda caratteristica è la preghiera: senza di essa, non possiamo fare nulla, neanche andare avanti nelle difficoltà; al contrario, con la preghiera, si può affrontare e superare tutto. Infine il terzo punto è l’apostolato: oggi, grazie alla tecnologia, abbiamo la possibilità di arrivare davvero ovunque, di essere disponibili verso gli altri, anche quelli che si trovano molto lontano da noi. Queste tre cose ci fanno essere suore felici, persone felici della nostra vita.

Che suggerimento vuole dare a chi sente di avere una vocazione ma ha qualche dubbio?
Nel mondo di oggi non è facile per nessuno – soprattutto per un giovane – decidere cosa fare nella vita, ma, ad un certo punto, ognuno di noi ha bisogno di capire la propria strada e quale futuro lo aspetta. Per fare questo ci vuole tanta preghiera e anche la capacità discernimento. Questo va fatto prima di tutto con noi stessi chiedendoci cosa vogliamo fare della nostra vita, visto che ci sono tante distrazioni adesso ed è quindi difficile capire cosa abbiamo nel profondo del nostro cuore. Però interrogandoci bene nel profondo, guardandoci dentro, essendo leali con noi stessi e facendoci aiutare da un confessore spirituale (un sacerdote o una suora), possiamo davvero leggerci dentro e capire cosa vogliamo dal futuro.

Che messaggio vuole dare ai nostri lettori?
Auguro a tutti di incontrare Dio nella loro vita perché da quell’incontro arriva la vera felicità. Inoltre, oggi, mentre lei mi sta intervistando, noi Suore stiamo festeggiando la nostra patrona, la Madonna del Carmelo. Per l’occasione è venuto a trovarci il Vescovo Bresciani che ringrazio per aver vissuto questa giornata di festa con noi. Prendo spunto da questa festa per augurare a tutti di farsi ispirare dalla spiritualità della Madonna, la Sola che ha la capacità di accogliere, donare e amare.

Carletta Di Blasio: