“Tutto ciò – avverte il presule – richiede un intervento deciso e tempestivo delle istituzioni. A livello sia regionale sia nazionale. Dietro i numeri angoscianti degli annunciati licenziamenti ci sono persone e famiglie che soffrono e la Chiesa non farà mancare loro vicinanza e sostegno. La gravità del momento richiede alla proprietà dell’Elica profonda riflessione su una decisione così deflagrante. I responsabili istituzionali sono tenuti a prestare la massima attenzione per programmare subito la ripresa di un’area da un decennio al centro di devastanti processi di deindustrializzazione e delocalizzazione delle attività produttive. Non c’è tempo da perdere”.
In un recentissimo passato i dipendenti che ora vedono in pericolo la propria occupazione hanno dato prova di senso di responsabilità e di solidarietà approvando accordi sindacali sulla riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio pur di evitare il licenziamento di una parte dei loro colleghi. Hanno poi ascoltato progetti di rilancio dell’impresa quando gli ammortizzatori sociali sembravano una boccata d’ossigeno in vista di una riorganizzazione aziendale che non lasciava certo presagire questa prospettata riduzione di oltre il 90% della forza lavoro. Un fulmine a ciel sereno. Un macigno sulle spalle di tanti.