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Servizio Civile in Caritas, Alessandro Pompei: “Mi sono messo in gioco e ho scoperto una parte di me che non conoscevo”

DIOCESI – Alessandro Pompei, classe 1995, è uno dei quattro ragazzi che ha da poco terminato il servizio civile presso la Caritas Diocesana di San Benedetto del Tronto. Lo abbiamo intervistato per conoscere come questa esperienza abbia influito sulla sua vita.

Come ha maturato l’idea di svolgere il servizio civile presso la Caritas?
Ho iniziato il servizio civile quando mi mancava un anno per ultimare gli esami universitari e ho pensato che questo tipo di attività potesse essere qualcosa da affiancare allo studio. Ho scelto proprio la Caritas perché mia nonna presta la sua opera di volontariato lì e mi aveva informato sul fatto che era uscito un bando per svolgere il servizio civile presso questa struttura della diocesi di San Benedetto.

Precedentemente le è capitato di svolgere attività di volontariato?
No, però studiando Teorie, culture e tecniche per il Servizio Sociale ho svolto dei tirocini formativi presso servizi comunali. Certamente si è trattato di qualcosa di molto diverso rispetto a quello che ho incontrato alla Caritas, dove ho avuto modo di avere un contatto diretto con situazioni di sofferenza e di bisogno.

Può spiegare ai nostri lettori come si svolge il servizio civile presso la Caritas?
Il servizio civile presso la Caritas comporta un impegno dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 15.00, ovvero sei ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Nella mattinata a turno è possibile svolgere 4 servizi: la distribuzione dei vivere, la distribuzione del vestiario, l’attività di segreteria e il centro di ascolto. Terminata la prima parte della mattinata ci si dedica al servizio mensa che consiste nel preparare – insieme agli ospiti della Caritas – la sala da pranzo, aiutare in cucina e servire le portate alla mensa. Una volta pulita e sistemata la mensa, si continua con il disbrigo di alcune pratiche burocratiche, come ad esempio la registrazione dei servizi svolti attraverso software della Caritas.

Cosa ha significato per la sua vita questo tipo di attività?
Fare servizio civile presso la Caritas significa mettersi a disposizione degli ultimi poiché, come è noto, coloro che si rivolgono presso questa struttura hanno bisogno di assistenza sia dal punto di vista materiale che psicologico e spirituale. Grazie a quest’esperienza mi sono messo in gioco e sono riuscito a scoprire anche una parte di me che non conoscevo in quanto mi sono immerso in una realtà completamente nuova.

Si sente cambiato dopo quest’esperienza?
L’esperienza del servizio civile presso la Caritas mi ha toccato molto. Quando sono arrivato mi sentivo distaccato dagli ospiti presenti. Credo che questo sia normale e che sia capitato a tutti coloro che hanno fatto questo tipo di esperienze. Abitando nei presso della Stazione, conoscevo di vista molte persone che frequentano la Caritas e non mi ispiravano particolare fiducia. Attraverso il servizio civile ho avuto modo di avere un contatto diretto con loro, ho potuto scambiare delle parole e conoscere meglio il loro vissuto. Grazie a questo ho cambiato molto la mia idea iniziale e ho scoperto quel lato umano che fino ad allora avevo ignorato. Credo che questa esperienza abbia inciso parecchio sulla mia formazione e che mi abbia fatto maturare nell’approccio della professione che intendo svolgere nel prossimo futuro.

Nicola Rosetti: