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FOTO La chiesa di Cristo Re: un compendio di teologia

DIOCESI – Sono legato alla chiesa di Cristo Re per motivi personali in quanto qui ho ricevuto il battesimo il 25 novembre 1979 per le mani di don Marino Ciarrocchi e, sempre qui, il primo maggio 1989 ho ricevuto per la prima volta il Sacramento dell’Eucaristia per le mani di don Pio Costanzo. Non posso ovviamente ricordare come era la chiesa al momento del mio battesimo, perché avevo poco meno di due mesi, anche se qualcosa la posso intuire dalle foto di quel giorno, conservate nell’album di famiglia. Ho invece dei ricordi precisi del giorno della Prima Comunione. Le uniche cose che davano un po’ di colore alla chiesa erano le vetrate sulle quali sono rappresentati i 12 apostoli, mentre per il resto questo edificio sacro era spoglio e le uniche eccezioni iconografiche erano costituite dalle statue della Madonna di Loreto e di Sant’Antonio da Padova e da un dipinto di San Giuseppe. Essendo stata costruita negli anni ‘60, la chiesa di Cristo Re presentava quell’aspetto minimalista, tipico degli edifici religiosi di quel periodo. Grazie alla tenacia, al gusto e alla profondità teologica del parroco don Pio Costanzo, questo luogo si è costantemente arricchito nel corso dei decenni di parecchie opere d’arte che hanno ingentilito il primitivo impianto la cui unità è dovuta al fatto che il maggior numero di opere appartiene alla stessa mano, ovvero quella dell’artista slavo Josip Botteri Dini. Ci soffermiamo così solo su alcune di esse, desiderando cogliere l’unità non solo dello stile, ma anche del soggiacente pensiero.

Sostando sotto al nartece si può osservare il mosaico a forma triangolare che rappresenta una barca a vela con la scritta “Ecclesia nostra salus” (la Chiesa è la nostra salvezza), formulazione in positivo del motto di San Cipriano, vescovo e Padre della Chiesa vissuto nel III secolo, “Salus extra ecclesiam non est”. Sulla porta di destra con delle tessere vitree è rappresentata la scena del Battesimo di Gesù che ci ricorda che questo sacramento è la porta di ingresso attraverso la quale si entra a far parte della comunità cristiana. Sulla porta di sinistra, invece, sono rappresentati due angeli musicanti i quali ricordano a chi entra che, grazie alla liturgia della Chiesa, proverà già qui sulla terra una gioia simile a quella del paradiso.

Appena entrati si rimane a bocca aperta per la quantità di opere d’arte e per i colori vivaci che rendono questo luogo festoso e accogliente allo stesso tempo. Tutto l’apparato iconografico può essere letto come un compendio di teologia cattolica. Il linguaggio artistico adoperato è quello contemporaneo, ma la narrazione e la simbologia appartengono al repertorio iconografico tradizionale. L’ambiente è così ricco di immagini che per poterle descrivere quasi non si saprebbe da dove partire. Scegliamo allora il filo narrativo della Storia della Salvezza.

Abbondanti sono i dipinti che si ispirano agli episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Sono tre i personaggi dell’Antico Testamento raffigurati: Abramo, Davide e Isaia, ma a prevalere sono le scene ispirate al Nuovo Testamento. La scena dell’Annunciazione con due “pannelli” raffiguranti l’angelo Gabriele e la Madonna incornicia la zona del presbiterio. La scelta appare particolarmente felice e si ispira a un topos di chiaro sapore orientaleggiante: infatti nelle iconostasi delle chiese ortodosse questa scena è sempre dipinta sulle ante della porta centrale, quella che si trova proprio davanti all’altare. Fortissimo il simbolismo: come nell’Annunciazione – per opera dello Spirito Santo – il Verbo si è incarnato nel grembo di Maria, allo stesso modo – per mezzo della preghiera consacratoria del sacerdote – lo Spirito Santo santifica il pane e il vino che diventano Corpo e Sangue di Cristo e dunque – tanto nell’Annunciazione quanto durante la Messa – Cristo si rende presente in mezzo agli uomini. La nascita del Salvatore e l’adorazione da parte dei pastori e dei magi è narrata nella Cappella dedicata a Padre Pio da Pietrelcina, mentre due scene dell’infanzia di Gesù – la Presentazione e il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio – sormontano rispettivamente la Cappella di Padre Pio e quella di Sant’Antonio. Altri due momenti della vita di Gesù sono rappresentati nella Cappella di San Giuseppe, ovvero la Fuga in Egitto e una scena familiare della Sacra Famiglia nella quale Giuseppe è intento a insegnare il mestiere di falegname al suo Divin Figlio. In entrambe le immagini è evocato il ruolo protettivo e di custode del padre putativo di Gesù.

La Cappella di fronte è dedicata alla Madonna di Loreto che è conservata in una nicchia. In questa parte della chiesa ha sede il tabernacolo e a motivo di ciò le scene rappresentate evocano in modo più o meno esplicito il Sacramento dell’Eucaristia: infatti abbiamo alla nostra destra Gesù che moltiplica i pani, mentre alla sinistra il miracolo delle nozze di Cana nel quale Gesù trasforma l’acqua in vino. Sopra la nicchia della Madonna di Loreto troviamo l’immagine del pellicano che si becca il petto e nutre col suo sangue i suoi piccoli, un’immagine molto diffusa a partire dal medioevo e che rimanda evidentemente al Sacrificio di Cristo.

L’insegnamento di misericordia di Gesù è oggetto di un’altra serie di immagini poste sulla destra della Cappella di Sant’Antonio e che raffigurano l’abbraccio fra il padre misericordioso e il figliol prodigo, la peccatrice perdonata, la guarigione del cieco, il buon samaritano e il buon pastore. La passione di Cristo è rappresentata attraverso le stazioni della Via Crucis, mentre il Mistero della Resurrezione è raffigurato attraverso la narrazione di alcuni episodi nei quali il Risorto si manifesta ai suoi discepoli, episodi che troviamo sulla sinistra della Cappella di Sant’Antonio.

Nello spazio liturgico l’assemblea dei fedeli unisce il suo canto di lode al coro dei santi in cielo. È quello che vediamo plasticamente rappresentato nell’abside: sulla sinistra la “Chiesa militante” sta svolgendo la processione del Corpus Domini (si riconoscono fra i presenti il committente don Pio e Mons. Gervasio Gestori, secondo Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), mentre sulla destra possiamo ammirare la gloria dei Santi o “Chiesa trionfante”: Francesco – cantore della bellezza del Creato e del Mistero dell’Incarnazione attraverso l’invenzione del Presepe – Madre Teresa, Caterina da Siena, San Giacomo della Marca, San Giovanni Bosco e San Filippo Neri. Molti altri Santi sono raffigurati all’interno della chiesa. I già menzionati Padre Pio da Pietrelcina e Antonio da Padova, Giovanni Paolo II, Bakita, Leopoldo Mandic (significativamente posto vicino al confessionale) e ancora Madre Teresa di Calcutta.

Volgendo lo sguardo in alto troviamo una serie di dipinti che raffigurano alcuni Papi del Novecento: Pio XII; Giovanni XXIII e sullo sfondo l’interno di San Pietro dove si è svolto il Concilio Vaticano II convocato proprio dal “Papa Buono”; Paolo VI col simbolo delle Nazioni Unite; Giovanni Paolo I con la Basilica di San Marco alle sue spalle; Giovanni Paolo II con la Porta di Brandeburgo, l’immagine della Madonna di Częstochowa e Benedetto XVI con alle spalle la cattedrale di Monaco. Ma in alto troviamo anche le rappresentazioni in modo stilizzato dei Sette Sacramenti. In tal modo risulta evidente a chi guarda che attraverso la Chiesa e i suoi Sacramenti i fedeli sono elevati verso il Paradiso: nelle vetrate della cupola troviamo infatti la Madonna glorificata in cielo fra angeli festanti.

Nicola Rosetti: