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Papa Francesco: “la Parola di Dio è l’antidoto alla paura di restare soli”

M.Michela Nicolais

La Parola di Dio “è l’antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita”. A garantirlo è Papa Francesco, nell’omelia della messa per la Domenica della Parola di Dio, letta da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della  Nuova Evangelizzazione, che ha celebrato la liturgia nella basilica di San Pietro. Il Santo Padre, infatti, non ha potuto essere presente a causa del riacutizzarsi della sciatalgia che non gli aveva permesso di presiedere i riti di fine e inizio d’anno. “Non rinunciamo alla Parola di Dio”, l’appello, unito ad una proposta concreta:  “spegnere la televisione e aprire la Bibbia, chiudere il cellulare e aprire il Vangelo”.

“Prima di ogni altra cosa va creduto e annunciato che Dio si è avvicinato a noi, che siamo stati graziati, misericordiati”,

l’esordio del Papa: “Il Signore, attraverso la sua Parola con-sola, cioè sta con chi è solo. Parlandoci, ci ricorda che siamo nel suo cuore, preziosi ai suoi occhi, custoditi nelle palme delle sue mani”. “Dio è vicino”,  e la vicinanza è l’inizio e la cifra del Vangelo, il ritornello della predicazione di Gesù: “Il tempo della distanza è finito quando in Gesù si è fatto uomo. Da allora Dio è vicinissimo; dalla nostra umanità mai si staccherà e mai di essa si stancherà”. Con la vicinanza di Gesù, “è finito il tempo in cui si prendono le distanze da Dio e dagli altri, è finito il tempo in cui ciascuno pensa a sé e va avanti per conto proprio”, il monito di Francesco:

“Questo non è cristiano, perché chi fa esperienza della vicinanza di Dio non può distanziare il prossimo, non può allontanarlo nell’indifferenza”.

In questo senso,” chi frequenta la Parola di Dio riceve dei salutari ribaltamenti esistenziali: scopre che la vita non è il tempo per guardarsi dagli altri e proteggere sé stessi, ma l’occasione per andare incontro agli altri nel nome del Dio vicino. Così la Parola, seminata nel terreno del nostro cuore, ci porta a seminare speranza attraverso la vicinanza. Proprio come fa Dio con noi”.

“Nessuno è ai margini del cuore di Dio”,

assicura il Papa, facendo notare che Gesù si rivolge prima di tutto a dei pescatori della Galilea: “Erano persone semplici, che vivevano del frutto delle loro mani lavorando duramente notte e giorno. Non erano esperti nelle Scritture e non spiccavano certo per scienza e cultura. Abitavano una regione composita, con vari popoli, etnie e culti: era il luogo più lontano dalla purezza religiosa di Gerusalemme, il più distante dal cuore del Paese. Ma  Gesù comincia da lì, non dal centro ma dalla periferia”. “Tutti possono ricevere la sua Parola e incontrarlo di persona”, sottolinea Francesco: “Gesù  parla di Dio nel cuore della società, a tutti, lì dove sono. E non parla in orari e tempi stabiliti: parla ‘passando lungo il mare’ a dei pescatori ‘mentre gettavano le reti’. Si rivolge alle persone nei luoghi e nei momenti più ordinari”.  Gesù, infatti,  non attira a sé i discepoli “con discorsi alti e inarrivabili, ma parla alle loro vite: a dei pescatori di pesci dice che saranno pescatori di uomini”. Così fa con noi:

“Il Signore ci cerca dove siamo, ci ama come siamo e con pazienza accompagna i nostri passi. 

Come quei pescatori, attende anche noi sulle rive della vita. Con la sua Parola vuole farci cambiare rotta, perché smettiamo di vivacchiare e prendiamo il largo dietro a lui”.

“Non rinunciamo alla Parola di Dio”,

l’appello finale: “È la lettera d’amore scritta per noi da Colui che ci conosce come nessun altro: leggendola, sentiamo nuovamente la sua voce, scorgiamo il suo volto, riceviamo il suo Spirito. La Parola ci fa vicini a Dio: non teniamola lontana. Portiamola sempre con noi, in tasca, nel telefono; diamole un posto degno nelle nostre case. Mettiamo il Vangelo in un luogo dove ci ricordiamo di aprirlo quotidianamente, magari all’inizio e alla fine della giornata, così che tra tante parole che arrivano alle nostre orecchie giunga al cuore qualche versetto della Parola di Dio”. “Per fare questo – la proposta del Papa – chiediamo al Signore la forza di

spegnere la televisione e di aprire la Bibbia; di chiudere il cellulare e di aprire il Vangelo.

In quest’Anno liturgico leggiamo  quello di Marco, il più semplice e breve. Perché non leggerlo anche da soli, un piccolo passo ogni giorno? Ci farà sentire il Signore vicino e ci infonderà coraggio nel cammino della vita”.

Redazione: