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Viaggio nelle Caritas tra Sant’Egidio e Civitella, don Marco: “Presenza sempre più numerosa di italiani”

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – “La carità, intesa come elemosina, tutto sommato è più facile da fare; invece la carità, intesa come amore, è molto più difficile da praticare ed è una cosa che ci impegna molto cristianamente: un conto, infatti, è risolvere un problema pratico, un altro conto è ascoltare ed accogliere. Diciamo comunque che entrambe le cose vanno coltivate di pari passo.” – Queste le parole di don Marco Di Giosia, Vicario della Vicaria di Santa Maria in Montesanto, il quale ci spiega che l’esercizio della carità non si possa ridurre alla semplice elemosina. “Nella nostra vicaria in passato abbiamo provato ad affidare ai laici la gestione di un centro d’ascolto ed abbiamo riscontrato che i laici hanno sempre molta volontà, ma purtroppo non sempre sono preparati all’ascolto; quindi, dopo questa esperienza, in tutte le nostre parrocchie abbiamo deciso di affidare la parte materiale ad alcuni collaboratori e di riservare a noi sacerdoti la parte spirituale. Tre sono i centri della nostra Vicaria dediti alla carità e tutti e tre sono ormai rodati da tempo.”

Caritas Parrocchiale di Sant’Egidio alla Vibrata

Don Luigino Scarponi, parroco della Parrocchia di Sant’Egidio Abate a Sant’Egidio alla Vibrata, ci racconta così la sua realtà: “La Caritas della nostra parrocchia ha due vite: la più vistosa consiste nella distribuzione di pacchi viveri, di indumenti in buono stato e di oggetti utili per le famiglie. La sede per questo grande lavoro è in via Garibaldi, una sede molto ampia, offerta, ormai da diversi anni, dall’Amministrazione comunale, con la quale si collabora e che vede nella Caritas parrocchiale una valido servizio alle famiglie in difficoltà. Il Banco Alimentare richiede, per la distribuzione dei viveri, l’esibizione dell’ Isee e richiede un’attenzione minuziosa burocratica di carico e scarico. Tutto questo servizio è animato dalla signora Ghita Marcelli e da diversi amici volontari, circa una decina, che variano per i vari adempimenti e competenza, come la sistemazione del vestiario (che richiede molto lavoro) e la composizione e distribuzione dei vari pacchi. A questo punto, per agevolare il lavoro, si è composto un elenco di 83 famiglie, di cui un terzo di Italiani e due terzi tra Marocchini, Tunisini, Albanesi, Macedoni, Rumeni che vivono su tutto il territorio che gravita sul comune di Sant’Egidio alla Vibrata. Durante i tristi mesi del lockdown i volontari della Pro Loco, nella saletta parrocchiale, ricolma di ogni ben di Dio (un po’ raccolto in Chiesa, un po’ presso ditte della zona ed un po’ acquistato), sono stati la mano operativa della Caritas parrocchiale, distribuendo pacchi e pacchetti di abbondanti e svariati alimenti per le tante famiglie straniere e locali (più di 100) e servendo a domicilio gli anziani: è stato un bel momento di collaborazione tra Amministrazione comunale, Caritas parrocchiale, ProLoco, Associazione Giulia, Banca del Tempo.
L’altra vita, meno vistosa, passa per la porta della casa parrocchiale: un vero centro di ascolto, con schede personali e familiari, frutto di ascolto di storie e problematiche varie. Inoltre si distribuisce viveri, dal cesto della Carità in fondo alla chiesa a raccolte varie ed erogazione di denaro per necessità varie, “Carità del parroco”, di modo che nessuno, di chi bussa alla porta della parrocchia, vada via scontento, senza essere ascoltato e servito.
Molta più attenzione ed energie occorrono per dedicare al coinvolgimento e alla formazione al servizio e alla Carità dei giovani, dei volontari e della Comunità Parrocchiale. È auspicabile una maggiore collaborazione tra le Caritas parrocchiali della Vicaria: i poveri come i fedeli, girano e frequentano le diverse Caritas per racimolare il necessario per vivere. Penso che il nostro servizio non sia né più né meno delle altre Caritas delle parrocchie della diocesi. Un plauso alla Caritas diocesana per il vasto dispiegamento di volontari e mezzi e nell’azione di coordinamento delle Caritas parrocchiali.”

Caritas Parrocchiale di Paolantonio

Anche don Marco Di Giosia, parroco a Paolantonio, ci racconta l’esperienza della carità nella sua Parrocchia, quella di San Giuseppe: “Anche la nostra è una sede istituzionale Caritas ed è diretta dall’avvocato Di Simplicio che si occupa di tutta la parte burocratica ed amministrativa; insieme a lui, poi, ci sono tre collaboratori che reperiscono il cibo presso il Banco Alimentare di San Benedetto del Tronto e Teramo, effettuano i lavori di carico, scarico ed infine si occupano anche di distribuire mensilmente i pacchi di cibo agli indigenti. In questo particolare momento 60 sono le famiglie assistite alle quali, ogni mese, viene data la data di ritiro del mese successivo. Questa, però, è solo una parte delle persone che aiutiamo: infatti, per ricevere il cibo tramite Banco Alimentare, bisogna essere iscritti e fornire la certificazione Isee e non tutti lo fanno. Capitano, invece, sempre più spesso persone di passaggio, sia italiane sia di origine straniera, che chiedono beni di prima necessità, come latte, olio e legumi oppure latte in polvere e pannolini per i figli neonati; altre volte chiedono un aiuto economico per pagare le bollette o i libri di scuola dei figli adolescenti; altre volte ancora chiedono del denaro per l’acquisto di farmaci. Per quanto riguarda il covid è cambiato poco, nel senso che c’erano già prima famiglie in sofferenza e continuano ad essercene. Il dato più rilavante è rappresentato invece dalla presenza sempre più numerosa di italiani. Si tratta soprattutto di persone di mezza età, tra i 40 e i 50 anni, madri e padri di famiglia, che hanno perso il lavoro e che, per andare avanti, hanno bisogno sia di un aiuto concreto sia di una parola di speranza. Purtroppo le risorse sono limitate: non potendo quindi soddisfare pienamente ogni richiesta, il principio di base a cui ci ispiriamo è quello di dare poco, ma a tutti.

Aiutare queste persone non è facile: ci vogliono prudenza e discernimento, oltre che pazienza, ascolto e generosità. Il primo dovere di ogni sede Caritas, come ben scritto nello Statuto, è quello di promuovere iniziative che educhino i cristiani alla carità. Per questo motivo noi nella nostra parrocchia organizziamo almeno un paio di progetti: due volte all’anno, nel periodo di Avvento e di Quaresima facciamo in Chiesa la raccolta di cibi a lunga scadenza per poter arricchire i pacchi di cibo che doniamo ai poveri; poi, sempre durante il periodo natalizio e pasquale, cerchiamo di sensibilizzare alla carità i bambini del catechismo, invitandoli a riempire un salvadanaio il cui contenuto verrà poi dato ai poveri. Ovviamente la somma che riusciamo a racimolare è veramente poca cosa rispetto ai bisogni reali degli indigenti, tuttavia ogni anno riproponiamo la stessa iniziativa per educare fin da piccole le nuove generazioni all’amore e quindi alla carità.”

Gruppo di Carità Cristiana di Villa Lempa

L’ultima realtà presente nella vicaria di Santa Maria in Montesanto è quella di Villa Lempa, nella Parrocchia di Santa Maria del Carmine. “A dire il vero noi non siamo una vera e propria Caritas, almeno a livello istituzionale.” – Ci dice il parroco don Stefano Iacono – “Tuttavia assolviamo presso a poco alle stesse funzioni delle Caritas parrocchiali. In particolare noi ci occupiamo solo ed esclusivamente della distribuzione di cibo tramite il Banco Alimentare. Il nostro Gruppo di Carità Cristiana – così lo abbiamo chiamato – è diretto dall’ Appuntato Scelto Francesco Ferretti che sta vivendo un cammino personale di crescita nella fede e che il prossimo anno inizierà il percorso di formazione per il diaconato permanente. Noi collaboriamo in stretta relazione con il Comune di Civitella del Tronto ed in particolare con l’assistente sociale: a volte sono loro a segnalarci qualche indigente, altre volte siamo noi a segnalarlo a loro. L’80% delle famiglie che ci chiedono aiuto è costituito da persone italiane, mentre solo un 20% è di origine straniera. Al momento sono 110 gli assistiti. La nostra politica è semplice: cerchiamo di accontentare tutti, ma solo per quanto riguarda cibo e bevande, quindi beni di prima necessità, ma assolutamente niente denaro. Questo sia perché non abbiamo risorse economiche e finanziarie che ci permettano tali elargizioni, ma anche e soprattutto perché la prima carità non è quella materiale, bensì quella spirituale. Noi non siamo assistenti sociali, ma ci muoviamo come ci insegna Gesù nel Vangelo. Nel miracolo della moltiplicazione dei pani raccontato da Giovanni, Gesù utilizza questo segno per far comprendere a tutte le persone che l’essenziale è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano e dell’uomo. Così noi ci mettiamo al servizio della Carità materiale per portare l’annuncio più grande che è la salvezza delle anime, fine ultimo del nostro servizio ecclesiale.”

Carletta Di Blasio: