X

Una Chiesa sempre in uscita

Fabio Zavattaro

Quanto è ingiusto il padrone che chiama, in ore diverse, operai a lavorare alla sua vigna e poi, al termine della giornata, da a tutti lo stesso compenso, sia a coloro che hanno lavorato una sola ora, sia a quanti sono stati assunti alla prima chiamata, lavorando così dodici ore.

È per lo meno inconcepibile, per noi, un fatto del genere; nel caso accadesse veramente in una azienda, o in una attività lavorativa, non mancherebbero proteste e disordini. È la parabola di questa domenica che troviamo in Matteo. Nel brano evangelico dei lavoratori chiamati a giornata, ci troviamo a condividere la protesta di quelli che sono stati ingaggiati al mattino presto dal padrone della vigna, i quali ricevuto per ultimi un denaro come tutti gli altri operai si lamentano: “questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Si affacciano allora due domande: chi darebbe a un operaio più di quanto gli spetta per il compito assolto? Perché nella protesta i lavoratori chiedono non un aumento del loro compenso dettato dalle maggiori ore lavorate, ma la diminuzione dalla paga a coloro che hanno lavorato di meno? Qui non si tratta di riflettere sul giusto salario, perché, come in ogni parabola, la logica sottesa è un’altra. Possiamo parlare di ingiustizia del padrone?
Un aiuto ci viene dalla prima lettura, l’invito a cercare il Signore che risuona all’inizio del testo di Isaia, un Dio che rivela la sua diversità: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.
La presunta ingiustizia del padrone serve, dunque, a provocare chi ascolta la parabola; a chi lo cerca Gesù propone di abbandonare tutto, anche l’ovvietà dei propri pensieri, quel ragionare secondo il mondo. La giustizia di Dio va oltre quella degli uomini: gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi. Solo così possiamo comprendere davvero il senso profondo di questa parabola: Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno, e la ricompensa è la stessa per tutti, cioè la salvezza, la vita eterna. Papa Francesco, all’Angelus, per far comprendere meglio la parabola, utilizza questa affermazione: “chi è il primo santo canonizzato nella Chiesa? Il buon ladrone, che ha ‘rubato’ il paradiso nell’ultimo momento della sua vita”. Quali parole migliori per ricordare che l’agire di Dio “è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella grazia”. Perché, come diceva spiegando questa parabola nel 2017, nella chiesa di Cristo “non ci sono disoccupati e tutti sono chiamati a fare la loro parte”.
Proviamo a cogliere altre due sottolineature che papa Francesco propone nelle parole che precedono la preghiera mariana. La prima è la chiamata: in cinque orari diversi il padrone ha mandato operai a lavorare nella sua vigna. “Quel padrone rappresenta Dio – afferma papa Francesco – che chiama tutti e chiama sempre, a qualsiasi ora. Dio agisce così anche oggi: continua a chiamare chiunque, a qualsiasi ora, per invitare a lavorare nel suo Regno. Questo è lo stile di Dio, che a nostra volta siamo chiamati a recepire e imitare”. È un Dio che “non sta rinchiuso nel suo mondo”, ma è “sempre in uscita, cercando noi”, perché vuole “che nessuno sia escluso dal suo disegno d’amore”.
È la Chiesa in uscita cara a Francesco: comunità chiamate a “uscire dai vari tipi di confini”, per aprirsi a “orizzonti di vita che offrano speranza a quanti stazionano nelle periferie esistenziali e non hanno ancora sperimentato, o hanno smarrito, la forza e la luce dell’incontro con Cristo”. Una Chiesa sempre in uscita, afferma ancora Francesco, perché “quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali che abbiamo nella Chiesa […] È vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, per annunziare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura”.
La seconda sottolineatura, la ricompensa. Nella parabola, il padrone paga tutti allo stesso modo, sia chi ha lavorato tutto il giorno, che chi ha lavorato solo un’ora. Dio, afferma papa Francesco, “si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità e alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio”.

Redazione: