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Papa Francesco appello ai giovani a Medjugorje: no alla “cultura del provvisorio”

M.Michela Nicolais

La prima giornata del Festival dei giovani, che da 30 anni si svolge a Medjugorje, si è aperto con una sorpresa: per la prima volta, Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti, esortati a “scoprire un altro modo di vivere, diverso da quello che offre la cultura del provvisorio”. Medjugorje, la piccola località dei Balcani conosciuta in tutto il mondo per le presunte apparizioni mariane cominciate il 24 giugno 1981 e – secondo alcuni dei sei presunti veggenti coinvolti – ancora in atto, è frequentata ogni anno da tre milioni di persone, ma la sua chiesa non ha finora un titolo di santuario mariano. C’è solo la parrocchia di Medjugorje che non è né santuario nazionale, né diocesano. Il messaggio di Francesco ai giovani arriva dopo il “via libera” ai pellegrinaggi da lui sancito il 13 maggio 2019 e la nomina nell’anno precedente di mons. Henryk Hoser a visitatore apostolico a carattere speciale della parrocchia di Medjugorje, dopo esserne stato inviato speciale dall’11 febbraio 2017. Spetterà al Santo Padre, inoltre, pronunciare una parola definitiva sul lavoro della Commissione Ruini, da lui definito a più riprese “molto buono”.

La parrocchia. La missione del visitatore apostolico, affidata a mons. Hoser, ha “la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione”. Mons. Hoser vive oggi nella casa parrocchiale accanto alla chiesa di San Giacomo, affidata ai frati minori francescani, che deve la sua fama alle presunte apparizioni mariane.

“La gente dice di avvertire la presenza della Madonna”, ha detto il presule polacco commentando l’autorizzazione papale: “Ma l’aver consentito i pellegrinaggi non va interpretato come un’autenticazione dei noti avvenimenti legati al nome di Medjugorje”.

Le apparizioni e i veggenti. Le presunte apparizioni della Vergine a Medjugorje (diocesi di Mostar in Bosnia ed Erzegovina) iniziarono nel 1981 e durano fino ad oggi, anche in  siti diversi, poiché sono legate al gruppo dei veggenti e non ad un luogo preciso e definito. Nel 1991 l’episcopato dell’ex Jugoslavia dichiarò di non poter confermare il carattere soprannaturale delle visioni. A gennaio del 2014 terminarono i lavori della Commissione internazionale presieduta dal card. Camillo Ruini che ha stilato il rapporto su Medjugorje in base al quale la Congregazione per la Dottrina della Fede prenderà le decisioni che poi saranno presentate al Papa: l’ultima parola sarà dunque quella di Papa Francesco, che ha avocato a sé ogni decisione sulla complessa e delicata vicenda. Parlando con i giornalisti sul volo di ritorno da Fatima (15 maggio 2017), è stato lui stesso a rivelare che la Commissione Ruini ha sezionato il “caso” in due segmenti: una prima parte riguarda le sette apparizioni iniziali, il cui nucleo è sembrato credibile. L’altra parte, vale a dire il seguito delle apparizioni che ancora continuerebbero, ha lasciato invece perplessa la Commissione. Lo spartiacque, allora, è tra le prime 7 presunte apparizioni, avvenute tra il 24 giugno e il 3 luglio 1981, che sarebbero soprannaturali, e tutto ciò che è successo dopo quel 3 luglio 1981 e che non è possibile certificare come soprannaturale. Va ricordato, infatti, che dalle prime “apparizioni” la Madonna di Medjugorje avrebbe consegnato o trasmesso ai veggenti bosniaci almeno 70mila messaggi.

Preoccupazione pastorale. “Tutte le apparizioni o le presunte apparizioni appartengono alla sfera privata, non sono parte del magistero pubblico ordinario della Chiesa”, ha precisato in quell’occasione Francesco, ricordando che la Commissione su Medjugorje era stata istituita da Benedetto XVI nel 2010 e definendo il rapporto-Ruini “molto buono”. A questo punto Bergoglio ha fatto riferimento alla “Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio”, parole che hanno fatto il giro del mondo suscitando un ampio dibattito. “Io preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora”.

Il “nocciolo vero e proprio del rapporto-Ruini”, ha precisato però il Papa, è “il fatto spirituale, il fatto pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita… Per questo non c’è una bacchetta magica, e questo fatto spirituale-pastorale non si può negare”. 

La preoccupazione del Papa, in altre parole, è stata ed è di natura squisitamente pastorale, a prescindere dal verdetto sulla natura soprannaturale delle presunte apparizioni dei veggenti.

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