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Papa a Lampedusa 7 anni fa: don La Magra (parroco), “i nostri comportamenti non sono cambiati”

“Sembra essere passato tanto tempo dal viaggio del Papa ma i nostri comportamenti non sono cambiati anzi sono peggiorati. Sono ancora in vigore i decreti sicurezza, c’è ancora tante gente che muore in mare e persone lasciate giorni e giorni in attesa sulle navi senza capire perché, visto che prima o poi dovranno sbarcare”.

A distanza di 7 anni dal viaggio di Papa Francesco a Lampedusa, don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando a Lampedusa, esprime un po’ di amarezza, perché la situazione non è migliorata, nonostante gli appelli di quella giornata storica, 8 luglio 2013. “Il Papa quel giorno chiese se qualcuno avesse pianto per le sofferenze dei migranti – ricorda don La Magra -. Invece siamo ancora concentrati sui nostri problemi. Nemmeno la pandemia ci è servita per imparare a sentirci tutti sulla stessa barca”. Da allora, dice, “la situazione è peggiorata, c’è stato il periodo dei porti chiusissimi e ancora ci sono i decreti sicurezza. Sono cambiati gli atteggiamenti ma non le leggi. Quando ci saranno leggi giuste per tutti allora sarà diverso”. Il parroco di Lampedusa loda “segni di umanità meravigliosi” come il gesto del marinaio che porta in braccio un migrante ridotto pelle e ossa sul mercantile Talia. La nave è attraccata questa mattina a Malta con a bordo 52 migranti salvati. “Sono gesti bellissimi – commenta – ma non bastano a cambiare il cuore di tanti uomini. Non si capisce perché si continui a perpetuare ogni volta questa lunga attesa in mare quando è certo che prima o poi dovranno essere accolti da qualche parte. Perché far soffrire la gente?” In merito alla nave-quarantena che sta accogliendo centinaia di migranti sbarcati a Porto Empedocle osserva: “Farli stare ancora su una nave è disumano, anche perché hanno già fatto il tampone. Serve forse a tenerli lontano dalla vista della gente per evitare problemi da gestire?” Riguardo ai pochi casi positivi di Covid-19 accertati tra i migranti ricorda che “succede in qualsiasi fascia della popolazione o tra i turisti. Questo non ci può esimere dal dovere di soccorso e accoglienza. Anzi, mettere in salvo i contagiati ci aiuta a tenere a bada il virus”.

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