L’Unicef ha accolto con favore la notizia, ma ricorda “che gli sforzi devono proseguire per rispondere a una nuova epidemia nella provincia dell’Equatore, nella parte nord-occidentale del Paese”.
L’epidemia di Ebola nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo è iniziata ad agosto 2018 ed è stata la seconda più letale al mondo – dopo l’epidemia in Africa Occidentale tra il 2014 e il 2016 – e la prima in una zona di conflitto attivo, uccidendo 2.287 persone e contagiandone 3.470. I bambini rappresentano circa il 28% di tutti i casi, rispetto a circa il 20% nelle epidemie precedenti.
Durante l’epidemia l’Unicef ha supportato 3.812 centri sanitari con servizi idrici e igienico-sanitari essenziali, ha fornito supporto psicosociale a oltre 16.000 bambini e ha aiutato a raggiungere più di 37 milioni di persone nel paese con informazioni salvavita sulla malattia.
L’Ebola è però ricomparsa nella provincia dell’Equatore il 1° giugno e ha finora ucciso 13 persone, contagiandone 24. La sequenza genetica ha mostrato che l’epidemia non è collegata a quella dell’est o all’epidemia dell’Equatore del 2018.
Basandosi sulle precedenti esperienze, l’Unicef ha rapidamente distribuito aiuti in acqua e servizi igienico-sanitari e sta lavorando con le strutture del governo locale e della società civile per condividere informazioni fondamentali sui sintomi, sulla prevenzione, le cure e per rispondere alle credenze e alla disinformazione.
L’Unicef sta anche fornendo supporto psicosociale ai pazienti colpiti da Ebola – fra cui bambini – e le loro famiglie. La Repubblica democratica del Congo registra anche oltre 6.000 casi di Covid-19.