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Grottammare, l’appello di Alessandra, mamma ai tempi del Coronavirus: «Costretta a lavorare meno per stare con mio figlio, così non si va avanti»

La sanificazione del centro estetico Mir

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abituarsi ad una “nuova normalità”. Con questo spirito, decine di attività hanno riaperto i battenti da lunedì 18, mettendosi in regola con le nuove norme anti-Coronavirus che, molto spesso, prevede un vero e proprio stravolgimento del consueto metodo di lavoro. Uno stravolgimento molto pesante per i centri estetici: «Tra guanti, copri-scarpe, visiere e mascherine, sembriamo diventati chirurghi che devono operare a cuore aperto – afferma Alessandra, dal centro Mir di Grottammare -. Così è difficile lavorare. Inoltre, per quanto mi riguarda, io sono costretta a fare la mezza giornata, perché ho un figlio di 11 anni che resta solo a casa e non so con chi lasciarlo, visto che le scuole sono chiuse. Ecco, vorrei lanciare un chiaro messaggio per rimarcare la difficile posizione di noi genitori-lavoratori. Gli aiuti che ci sono stati promessi da più parti non si vedono. Dunque è inutile darci la possibilità di allungare gli orari di lavoro, se poi abbiamo a casa i figli che restano soli. Davvero, spero che chi di dovere si renda conto di questo. La situazione complessiva del nostro settore è molto difficile, inoltre, con le nuove disposizioni anti-Covid, non posso neanche portare mio figlio con me a lavoro».

Anche ai barbieri non sta andando meglio. Farsi i capelli ai tempi del Coronavirus sembra quasi un’operazione degna del dottor Barnard. «E’ tosta lavorare in queste condizioni, ma ce la stiamo mettendo tutta e devo dire che le persone si sono adeguate correttamente – dice Giuseppe Del Zompo dalla sua barbieria sambenedettese -. Io già prima lavoravo principalmente su prenotazione, quindi i miei clienti erano già abituati. Attualmente ho l’agenda strapiena».

Sul fronte dei bar: il piccolo ma prestigioso Shake di via S. Martino (più volte inserito nella guida del Gambero Rosso nella sezione “I cocktails bar da non perdere”)  ha deciso di non riaprire: «Le nuove norme, di cui rispettiamo il senso, perché la salute viene prima di tutto, non ci consentono di lavorare con la serenità necessaria – dice il patron: Devis D’Ercole -. Se ci sarà consentito, riapriremo in autunno. Nel frattempo ci trasferiamo al mare, presso lo chalet Imperial Beach, dove lo stare all’aperto e la disponibilità di spazi più ampli ci consente di poter organizzare delle belle situazioni».

Discorso diverso per Mauro Lazzari del “Caffè Sambit” di via Solferino. Già nella mattinata del 18 maggio, il bar è stato visitato anche dalle forze dell’ordine, impegnate nelle operazioni di controllo. «Gli agenti ci hanno fatto quasi un’interrogazione, per sapere se eravamo a conoscenza delle principali norme anti-Coronavirus – prosegue il barista -. Siamo stati promossi! In generale, anche i clienti rispettano tutto quello che c’è da rispettare. Solo qualcuno, distrattamente, a volte entra senza mascherina. Probabilmente chi viene solo a prendersi un caffè più pensare che non serva, visto che poi dovrà togliersela per bere. Invece è comunque necessaria. Noi lo facciamo subito notare e la cosa viene accettata senza particolari problemi».

Sul fronte della ristorazione, con l’arrivo della bella stagione è facilitato chi ha un’attività all’aperto, come Luigino Capriotti dello chalet Oltremare: ritrovo portodascolano dove, durante la bella stagione, si gusta un’ottima cucina di pesce. Il distanziamento imposto tra i tavoli produrrà comunque qualche rinuncia sul fronte degli spazi ma la cosa che dispiace di più a Capiotti è di dover organizzare agli eventi collaterali alla ristorazione. Lo chalet, infatti, è famoso per la rassegna estiva Pianeta OltremArte. Nel 2019, la kermesse era arrivata alla sua undicesima edizione: da sempre vetrina rivierasca per le peculiarità del territorio interno Piceno. Quest’anno, però, arriverà uno stop. «Le misure sul distanziamento sociale – afferma amaramente Capriotti – non ci consentono di organizzare situazioni del genere».

Marco Braccetti: