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“Oratori chiusi ma non fermi”

Mentre infuria la pandemia da Covid-19, il Paese comincia a guardare avanti, alla progressiva ma prudente riapertura delle attività produttive, al commercio, alla ristorazione, addirittura al turismo. Dal 18 maggio è persino, e finalmente, possibile celebrare la messa con la presenza – pur con strette misure precauzionali – dei fedeli: la comunità cristiana si ritrova finalmente attorno all’Eucarestia. Eppure le incognite sono ancora tante: finché nuovi contagi e numero delle vittime non saranno prossimi allo zero, sarà difficile prevedere il futuro. E così anche l’estate, ormai dietro l’angolo, rimane un punto interrogativo. Un periodo che significa, fra l’altro, oratorio estivo, o feriale, o “grest”, a secondo delle denominazioni. Sono centinaia di migliaia i ragazzi che lo frequentano ogni anno appena suona l’ultima campanella della scuola. Ma in questo strano 2020 cosa accadrà? Ne parliamo con don Stefano Guidi, direttore della Fom, Fondazione oratori milanesi.

In questi mesi in cui siamo stati tutti costretti in casa, gli oratori hanno dovuto chiudere le porte. Lockdown anche per voi?
Certamente le aule e i cortili degli oratori si sono svuotati, ma le attività sono proseguite. Si è operato con fantasia e creatività per trasferire on line tante iniziative consuete rivolte ai nostri ragazzi e adolescenti, mantenendo con loro, costretti in casa, forti relazioni educative e amicali. Insomma, gli oratori erano chiusi, ma non si sono fermati.

Gli oratori milanesi vantano una storia secolare e numeri di tutto rispetto. La proposta che di solito parte a giugno è particolare, non è vero?
Nei mesi estivi gli oratori si riempiono: la scuola si ferma e rallentano diverse altre attività svolte durante l’anno, come buona parte di quelle sportive. C’è più tempo libero, così l’oratorio rappresenta una bella esperienza di socializzazione, di divertimento, di confronto tra età differenti, dai 6 fino ai 19-20 anni. All’oratorio estivo si respira una grande gioia.

E i numeri sono notevoli.
Nell’estate 2019 il migliaio di oratori della diocesi ambrosiana hanno accolto per circa un mese 250mila ragazzi e 35mila tra educatori e animatori. Si tratta, come è giusto riconoscere, anche di un importante servizio alle famiglie, che affidano volentieri i figli all’oratorio:

esiste un vero e proprio rapporto di fiducia tra genitori e oratori.

C’è un aspetto particolare da sottolineare: molte mamme e papà svolgono un servizio volontario all’oratorio (nell’animazione, nell’organizzazione, nella pulizia…), dedicando del tempo ai più giovani.

Perché attrae la proposta estiva degli oratori?
La proposta è stata finora molto semplice: si gioca in cortile o nelle aule, si pratica dello sport, si svolgono dei laboratori, ci si diverte… E poi ci sono le gite, la piscina; in tanti casi ci si può fermare anche a pranzo. Si può studiare e svolgere i compiti delle vacanze. Si impara a stare con gli altri, ci si dà una mano, si conoscono nuovi amici, si prega.

Ora cosa accadrà?
Si tratterà di capire come tradurre queste attività nel nuovo scenario che obbliga a precauzioni per la salute di tutti. Aggiungo che in questa fase inedita che ci aspetta accoglieremo ragazzi e adolescenti che hanno dovuto rinunciare alla scuola, rimanendo forzatamente in casa, magari con genitori inchiodati al computer per lo smart working. È possibile che parecchi di loro hanno visto i genitori preoccupati per la salute o per la cassa integrazione… Dovremo aiutarli a rielaborare questa esperienza.

Ma dovremo dimenticarci, almeno per quest’anno, dell’oratorio estivo tradizionale?
Direi di sì. Non è semplice, infatti, immaginare come organizzare i tempi e gli spazi a disposizione tenuto conto che vi saranno ancora regole di distanziamento. Non sarà semplice soprattutto se consideriamo che la vita d’oratorio si basa sull’incontro. Cosa vuole dire – ad esempio – giocare restando a distanza?

Naturalmente stiamo studiando le norme predisposte per i centri estivi, oratori compresi, definite dal governo

(“Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini e adolescenti nella fase 2 dell’emergenza Covid-19” del 15 maggio, ndr). Dovremo sciogliere tante incognite, diversamente non potremo proporre l’oratorio nei mesi a venire.

Quali i principali problemi da affrontare?
Direi che sono tre i nodi da sciogliere: la questione della responsabilità, la presenza di educatori e adulti volontari, la disponibilità di spazi (che varia molto tra i diversi oratori) e la loro gestione. Faccio un esempio: in alcuni paesi abbiamo oratori con anche 500-600 tra bambini e adolescenti; adesso, per giuste ragioni precauzionali, ne potremo accogliere molti e molti di meno. Sarà forse necessario organizzare scaglionamenti e turni: ad esempio gruppi di ragazzi presenti al mattino, altri al pomeriggio. E dovranno essere formati piccoli gruppi, con 10-15 ragazzi al massimo, in modo da non creare assembramenti e poter rispettare le norme sui distanziamenti. Serviranno mascherine, sanificazioni… Occorrerà, per forza di cose, qualche filtro selettivo per le iscrizioni, assegnando priorità a quelle famiglie in cui entrambi i genitori dovranno tornare sul posto di lavoro. Certamente si partirà da un ascolto dei bisogni reali delle famiglie, interpretando la curva delle povertà materiali ed educative che ci consegna questa “clausura” imposta dal coronavirus.

Avete avviato una collaborazione con gli enti locali? I sindaci vi stanno venendo incontro?
Riconosco che i Comuni, e la Regione, si stanno dimostrando molto attenti, tutte le istituzioni stanno collaborando. Si stanno cercando alleanze e collaborazioni anche con le parrocchie.

Rileviamo la volontà politica – a partire dal Governo – di assicurare ai nostri ragazzi un’estate sana, divertente, istruttiva, felice.

Ora, come dicevo, stiamo analizzando attentamente le regole indicate a livello nazionale e verificheremo se ci sono anche dei fondi a disposizione per sostenere quelle comunità che vorranno organizzare la proposta estiva. C’è un dialogo aperto con l’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani): al momento prevale la cautela, ma ritengo che, con la buona volontà di tutti, si possa proporre, anche quest’anno, alle giovani generazioni, una bella esperienza di incontro e di crescita. I ragazzi, e le loro famiglie, ne hanno bisogno.

Redazione: