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Sorelle Clarisse: “Custodiamo ed abbiamo cura della nostra relazione con il Signore”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto

Custodire…è la parola chiave della liturgia di questa domenica.

Più volte è ripetuta nel salmo: «Beato chi custodisce i suoi insegnamenti…siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti…le custodirò sino alla fine [la via dei tuoi decreti] …perché io custodisca la tua legge…».

Non si tratta semplicemente di osservare, rispettare, essere ligi ad un insegnamento, norma o comandamento, quanto di custodirli!

Ma…cosa significa custodire? Significa aver cura, assistere, preservare, conservare, mantenere, nutrire! Tutte azioni che non indicano un rapporto asettico e distaccato con qualcosa ma una relazione viva, vera, preziosa, una relazione, appunto, con qualcosa o qualcuno altrettanto vivo e vero!

«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Quello che Gesù, nel Vangelo di questa domenica, ci chiede, è uno scarto da fare: dalla formalità al desiderio, alla passione; dalla risposta esteriore ad un cammino interiore di accoglienza di Dio; dall’onere all’amore; dalla regolarità alla sovrabbondanza; dal retto comportamento al reale compimento; dalla ossessione alla comprensione; dalla frustrazione all’accoglienza di una misericordia. Dall’osservare al custodire: questo è il di più che ci viene chiesto, consapevoli che la formalità, la risposta esteriore, la regolarità, il retto comportamento sono molto più abbordabili e mettono poco in discussione, solleticano l’esteriore ma non “danno vita” all’interiorità.

Gesù ci chiede di prendere in mano la nostra fede, il nostro credo, la nostra vita, perché trovino il loro centro e il loro fondamento in una relazione di libertà con Lui, perché possiamo tornare a vivere e testimoniare il primato della relazione e non quello del rito, della forma, della pura norma.

Questo vuol dire che l’obbedienza alla norma, che Gesù comunque chiede, non è necessità, non è costrizione, ma esercizio di libertà all’interno di una relazione d’amore: «Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua; là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà», così scrive l’autore del libro del Siracide.

Custodire…così da essere pienamente custoditi: «Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno».

Custodiamo e abbiamo cura della Parola, custodiamo ed abbiamo cura della nostra relazione con il Signore: questo renderà bella la nostra vita e ci permetterà di affidarci a Dio, certi della sua cura, della sua protezione, del suo abbraccio che mai ci farà mancare!

 

 

Redazione: