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Diocesi, la storia della festa in onore di San Biagio

Di Pietro Pompei

DIOCESI – La giornata dei Funai era un andirivieni in trentatre metri di un viottolo,  il loro futuro era negli occhi spenti dei bambini costretti a girare la ruota, in attesa di prendere a camminare come i loro padri.
L’alternarsi delle stagioni li vedeva sempre allo stesso modo, facili prede delle malattie più debilitanti. Spesso non vi era neppure un piatto di minestra  nella stamberga con pavimento di terra-battuta e solo un bicchiere di vino per annebbiare talvolta un possibile sussulto.
Nella società dei “vinti”, solo il rintocco delle campane avvisava dell’alternarsi degli individui e il mesto pianto delle donne era l’accompagnamento per una vita passata inosservata.
“Beati quelli che piangono…” (Mt. 5,4) unica parola di conforto sussurrata contro la disperazione.

Essi insieme ai Canapini e le Retare sono stati messi sotto la protezione di San Biagio, Vescovo armeno, martirizzato nel 316 essendo imperatore d’Oriente Licinio.  Benché l’intercessione di qualunque Santo sia sempre lodevole ad impetrare qualunque grazia, la Chiesa ha voluto glorificare in modo del tutto particolare i Santi a riguardo delle diverse virtù che praticarono, e nei diversi mali o martirio che ebbero a soffrire per amore di Dio. San Biagio viene invocato per i mali alla gola per aver guarito miracolosamente un bambino morente perché una spina di pesce gli si era conficcato in gola. Di questo male ne soffrivano anche i bambini che giravano la ruota (vòta ci– gira la ruota bambino!) in un ambiente di polvere e di rèschie  (pezzetti di legno che rimanevano nella canapa). Malattie di gola erano frequenti.  Patrono per le categorie che lavorano la canapa perché prima di essere decapitato fu martirizzato con un pettine di ferro (utilizzato per cardare la canapa).

Lodevoli tutte le iniziative che in questa ricorrenza liturgica si fanno per non dimenticare lavoratori che insieme ai marinai hanno fatto la storia della nostra città. Noi non vogliamo dimenticare la grande devozione verso San Biagio dei nostri Funai, Canapini e Retare che spinse don Francesco Sciocchetti (Lu Curate)  sempre attento ai problemi della gente ad erigere un bell’altare nella Chiesa della Madonna della Marina. Lu Curate va ricordato anche per  essere intervenuto con la “cucina dei poveri” quando  le famiglie si trovarono in difficoltà sia per la guerra  sia per un lavoro insufficiente.

A questo proposito  non possiamo dimenticare un altro sacerdote, sambenedettese verace, che visse in prima persona i problemi dei funai per averne numerosi come parrocchiani: Don Francesco Traini ( lu curate de sudentre).  Si rivolgevano a Lui sia i funai  de lu Fusse  sia altri sparsi in tanti luoghi periferici della città per avere un aiuto. E fu allora che sistemati alcuni locali della parrocchia pensò di adibirli a “Mensa dei poveri”. Ma il suo aiuto fu fondamentale quando con l’avvento del naylon la lavorazione della canapa andò in crisi e molte famiglie si ritrovarono senza più uno stipendio  anche se modesto.  Nelle dimostrazioni che seguirono con cartelli davanti  il vecchio Comune  don Francesco era in prima fila e fu interprete efficace con le Autorità del tempo.  Comprese che in un mondo industrializzato era necessario un minimo di cultura e al Paese Alto furono istituite le scuole serale specialmente per i ragazzi che erano stati utilizzati a girare la ruota fin da bambini. Lu Curate fu in prima fila anche in questo.

La storia è anche questa!!!

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