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Messa Istituto “Capriotti”, vescovo Carlo: “Affidatevi a Gesù Bambino”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Se vi fermerete davanti al presepio, provate a mettere nelle mani di quel Bambino quello che avete dentro di voi, qualcosa che non riuscite a confessare neanche all’amico più caro. Mettetelo nelle mani di quel Bambino. E vedrete che quel Bambino ha le braccia allargate per dire: “Io ti accolgo, io ti voglio bene”. Questo è il Natale. Quelle braccia allargate aspettano semplicemente di abbracciarvi, e di dirvi: “Se vuoi, io ti aiuto, io ti voglio bene”». Queste tenere parole sono un passaggio dell’omelia pronunciata dal vescovo, Carlo Bresciani, nel corso della messa celebrata per l’Istituto d’istruzione superiore Augusto Capriotti.

La funzione si è svolta martedì mattina presso la chiesa di San Pio X. Una chiesa letteralmente stracolma di giovani, per la gioia del parroco don Ulderico Ceroni che, così, ha potuto rimembrare i suoi lunghi anni d’insegnamento trascorsi proprio all’ex Ragioneria. La Liturgia del giorno offriva un passo del Vangelo secondo Matteo che, per stessa ammissione del vescovo, non era proprio adatto a mantenere viva l’attenzione dei presenti. Infatti, veniva presentata l’articolata genealogia di Gesù: «Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide».

E ancora: «Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia».

«Dopo la deportazione in Babilonia – prosegue il Vangelo – Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo».

Insomma, una sequela di nomi che, di per sé stessa, rischia di lasciare il tempo che trova nell’uditorio. Necessaria una contestualizzazione e una spegazione, arrivata direttamente dal vescovo, con una simpatica “ammissione”. «Probabilmente anche vui non avete capito niente del Vangelo e non ricordate niente – ha detto monsignor Bresciani davanti ai tantissimi giovani -. Perché tutti questi nomi, che neanch’io ricordo tutti? Cosa ci sta dicendo con questo il Vangelo?
Ci dice che per conosce la persona è importante il nome, ma anche da dove viene e di chi è figlio. Ci dice che Gesù non è capitato a caso,ma  ha alle sue spalle una storia. Non stiamo dunque festeggiando un fantasma, ma uno che ha una famiglia, una persona in carne ed ossa, storica. Dentro quella genealogia, poi, non ci sono solo cose belle. Ci sono anche adultere, peccatori. Questo ci meraviglia un po’, ma ci dice che Gesù non disdegna affatto i peccatori. Certo, non vuol dire che peccare sia giusto, ma Gesù non rifiuta nessuno. Gesù non si vergogna di avere tra i suoi avi dei peccatori, perché l’amore di Dio è più grande del peccato. Questo ci conforta».

Altra cosa che emerge dal lungo elenco: la presenza di diverse donne, cosa insolita per il periodo delle Sacre Scritture, in cui il mondo femminile era relegato agli estremi margini della società: «Questo ci dice – sono sempre le parole del vescovo -.  che Gesù non solo accoglie tutti, ma non fa differenze di persone e va contro la cultura del maschio. Lui  ama tutti nella stessa identica maniera, di un amore realmente universale, al di là di essere uomo o donna, italiano o straniero, buono o cattivo».

Per ascoltare l’omelia completa del vescovo Carlo, clicca qui

Marco Braccetti: