Tre vescovi insieme per ribadire l’unità di una Chiesa che si riscopre casa di fraternità. Un nuova struttura, nata tra le case ancora segnate dal sisma del 2016, a raccontare di una popolazione che non si vuole arrendere alla fatica di una ricostruzione che sembra non partire mai. Siamo a Campi, frazione di Norcia, nel cuore della Valnerina ancora profondamente segnata dai terremoti del 2016. Qui, sabato 30 novembre, in una giornata di sole è stato inaugurato il Centro di Comunità “S. Andrea”, luogo destinato alle celebrazioni eucaristiche e per altri momenti della vita cristiana.

È l’ottavo ad essere aperto nel territorio dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia dopo le scosse che, tre anni fa, hanno distrutto la quasi totalità della chiese della Valnerina e lesionato diversi edifici di culto della Valle Spoletana.Il primo ad essere inaugurato fu quello di Norcia presso la Madonna delle Grazie il 16 giugno 2017; l’ultimo il 10 novembre scorso a Atri di Cascia.

A rendere possibile questa costruzione di 200 mq, che va ad aggiungersi ai container già presenti e destinati alle attività della parrocchia, oltre al lavoro della Caritas di Spoleto-Norcia, sono state le donazioni arrivate dai fedeli delle diocesi di Como e Mantova per un totale di circa 300 mila euro (di cui 273 mila provenienti dalla sola diocesi di Como).

Un legame tra Chiese locali che è stato ribadito in occasione della celebrazione inaugurale,alla presenza del vescovo Renato Boccardo, con la partecipazione di mons. Oscar Cantoni di Como e mons. Gianmarco Busca di Mantova. Una funzione semplice, partecipata dalla gente delle frazioni di Campi e della vicina Ancarano.

“La presenza di questi amici – ha ricordato mons. Boccardo – ci invita a non ripiegarci su noi stessi e a capire che, solo nella misura in cui riusciamo a metterci insieme, a non aver paura di chi è diverso, possiamo ricostruire, altrimenti continueremo a distruggere”. Parlando del nuovo centro, dedicato a Sant’Andrea, il vescovo di Spoleto-Norcia ha parlato di “una casa di Dio tra gli uomini”. “Momenti come questo – ha proseguito – ci ricordano che, anche quando si entra nella prova, anche quando si fa fatica ad andare avanti, vale sempre la pena ricominciare perché non siamo soli, il Signore e questi amici sono con noi”.

Il parroco, don Luciano Avenati, ha voluto ringraziare quanti hanno lavorato in questi mesi per rendere possibile tutto questo: non solo i donatori, ma anche le persone della comunità e gli operai che, senza risparmiarsi, hanno fatto tutto ciò che potevano per costruire questo centro di comunità.

“Veniamo da una storia di chiese bellissime che ora non ci sono più – ha ricordato il parroco -. Per questo abbiamo voluto curare la bellezza di questo luogo: cosìquando le persone entreranno in chiesa potranno respirare non solo con lo spirito ma anche con gli occhi.Lasciandosi alle spalle i segni della distruzione e di una ricostruzione che, a causa della burocrazia, non è ancora partita per davvero”.

Una bellezza commovente come quella della statua della Madonna della Croce che è stata prelevata dal deposito dei beni culturali di Santo Chiodo a Spoleto e che prima del sisma era conservata nella chiesa di S. Salvatore, proprio a Campi. Rimarrà stabilmente nel Centro di Comunità come segno di un questa rinascita. Sopra l’altare è stata invece posta la copia della croce di Petrus pictor spoletino fatta realizzare nel 2001 dal compianto don Mario Curini, morto a cavallo il 30 maggio 2012 a 46 anni, per la chiesa di S. Salvatore di Campi. L’originale, dipinta tra il 1241 e 1242, è conservata da molti anni nel Museo diocesano di Spoleto. “Sembrava – dice don Avenati – che questa copia fosse andata perduta col crollo della chiesa e invece è stata trovata sotto le macerie dell’iconostasi”.

Al termine della celebrazione – durante la quale sono state raccolte offerte per le popolazione dell’Albania recentemente colpite dal terremoto – la comunità ha organizzato una festa per tutti i presenti. Un clima di amicizia ben sintetizzato dal vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni: “Un evento calamitoso che diventa occasione grande di solidarietà… La forza dell’amicizia e della fraternità che è più forte della violenza delle scosse del terremoto”.