Il racconto dell’incontro fra Gesù e Zaccheo dice che “non possiamo rimandare il tempo della nostra conversione”. Lo ha detto mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nell’omelia pronunciata domenica durante la messa conclusiva della 43ª Assemblea nazionale animatori del Rinnovamento nello Spirito. Commentando il Vangelo della domenica, mons. Russo sottolinea la straordinarietà del comportamento del pubblicano che si arrampica sul sicomoro: “È un gesto inusuale, fuori dalle convenzioni, simile a quello che un innamorato può compiere nei confronti della persona amata”, perché “una scintilla si è accesa nel suo cuore, la sua corsa e la sua salita sull’albero sono cariche di speranza”. Anche Gesù dice parole e compie gesti inconsueti nei suoi confronti: “Conosce il cuore degli uomini e capisce che si è aperta una porta. Non può non farsi prossimo a quell’uomo” chiarisce il presule. Il dialogo con Cristo cambia totalmente la vita di Zaccheo: “La sua non è un’adesione emotiva al Signore ma concreta, lui si compromette con Dio. Non gli importa più niente di quello che ha perché ha trovato ciò che cercava – prosegue il segretario della Cei, che conclude con un parallelo tra Zaccheo con l’esperienza dell’uomo di oggi –. Credo che il venire qui per tanti sia un po’ arrampicarsi sul Sicomoro perché sappiamo per averlo sperimentato più volte che stare qui a Rimini significa stare a Gerico perché il Signore è passato qui, sta passando qui”.