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Sinodo per l’Amazzonia: “superare il maschismo e cominciare a confessare i peccati ecologici”

M.Michela Nicolais

“Superare il machismo”. A lanciare l’invito, durante il briefing di oggi sul Sinodo per l’Amazzonia, è stata suor Birgit Weiler, della Congregazione delle Suore Missionarie Mediche, collaboratrice nella Pastorale per la cura del creato della Commissione episcopale di azione sociale della Conferenza episcopale peruviana. Rispondendo alle domande dei giornalisti, in sala stampa vaticana, la religiosa ha fatto notare che “nel mio Circolo Minore, come in altri, c’è un’atmosfera molto aperta: noi donne ci riteniamo accettate, non c’è un atteggiamento clericale ma una grande libertà di parola. Tanti vescovi condividono le nostre preoccupazioni e ciò che ci addolora, e vogliono che le cose cambino”. “Servono più donne in posizioni di leadership”, la tesi di suor Weiler, “non come ruolo di potere, ma come condivisione dei nostri doni, talenti e carismi”: “Ci sono settori in cui non bisogna essere ordinate: sono cose che le donne già fanno, e l’Instrumentum laboris lo riconosce”. “È importante che veniamo incluse nelle decisioni importanti”, ha proseguito la religiosa: “Abbiamo desiderio di una maggior inclusione e di poter insegnare teologia a livello accademico. Noi donne possiamo contribuire molto alla teologia: dobbiamo lavorare insieme e arricchirci reciprocamente”. In Perù, ha testimoniato suor Weiler, “le donne teologhe stanno lavorando insieme alle donne indigene, per lo sviluppo di una teologia indigena”. L’altro appello della suora:

“superare la grande violenza contro le donne, per superare il machismo, che fa male sia agli uomini che alle donne e va contro la nostra esperienza religiosa e ciò che ci dice Gesù”.

Interpellata dai giornalisti sul mancato diritto di voto per le donne presenti al Sinodo, suor Birgit ha rivelato che “è uno dei temi trattati nel nostro Circolo Minore. Siamo supportati da tanti vescovi. Sono molto grata a Papa Francesco per tutti i passi che hanno portato alla presenza di 35 donne al Sinodo, è già un grande passo in avanti. Noi speriamo, desideriamo che si arrivi al punto per cui le nostre Superiori possano votare, così come possono fare i Superiori uomini. Abbiamo espresso questo desiderio chiaramente: non c’è nessun motivo per cui ciò non sia possibile. Già l’ultimo Sinodo ha stabilito che non è necessaria l’ordinazione al sacerdozio per votare: se si partecipa all’intero processo sinodale, si partecipa anche alla responsabilità delle decisioni prese”.

“Il concetto di peccati ecologici per qualcuno è qualcosa di nuovo, anche per la Chiesa: dovremmo cominciare a confessarli”.

A lanciare l’invito è stato mons. Pedro Brito Guimarâes, arcivescovo di Palmas, in Brasile. “Stiamo commettendo peccati contro il Creatore”, il monito del presule: “il rispetto del creato fa parte del nostro Credo, ma forse non fa parte del nostro quotidiano”. “Non facciamo mai un esame di coscienza”, la denuncia di Brito: “Dio dice ‘non uccidere, non rubare’, e noi uccidiamo e rubiamo continuamente. Se cominciamo a pensare ad uno stile di vita più semplice, più coerente, a vivere di più dell’essenziale, cambieremo il volto di questo mondo”. Di qui la necessità di “un esame di coscienza, a livello sociale, culturale, economico, politico, religioso: non siamo i proprietari, siamo i custodi di questo mondo”. “Non esiste un altro pianeta, un altro posto dove possiamo vivere”, ha concluso Brito, sottolineando l’urgenza di “una catechesi sull’ambiente fin da bambini”.

Il “transito religioso” e i diritti dei “popoli in isolamento volontario”. Sono due questioni caratteristiche dell’Amazzonia. “È importante che la Chiesa difenda il diritto di vivere come vogliono vivere”, ha affermato mons. Brito a proposito dei popoli in isolamento volontario: “A volte si tratta di una scelta loro – ha spiegato – ma molte volte sono obbligati ad essere isolati, perché sfuggono da qualcuno che occupa il loro territorio e così sono obbligati a spingersi sempre più in là nella foresta. È una scelta di autodifesa, sono nomadi, sono molto fragili: non hanno contatti, e una sola malattia potrebbe essere fatale per loro”. Interpellato dai giornalisti sui rapporti, in Amazzonia, tra cattolici ed evangelici, il card. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico, ha fatto presente che “le persone vogliono la Parola, prima di tutto. A Città del Messico lavoriamo molto sul rapporto della gente con la Parola di Dio: i cattolici sono l’84%, speriamo di mantenere questa percentuale”. Sullo stesso tema mons. Joaquín Pertíñez Fernández, vescovo di Rio Branco, in Brasile, ha parlato di “transito religioso”: “Si tratta di un fenomeno estremamente complesso.

Sono molte le ragioni perché le persone passano da una chiesa all’altra: è sufficiente non essere d’accordo con un pastore per fondare un’altra chiesa. Ci sono molte più chiese di quante noi non immaginiamo.

Uno dei motivi è l’accoglienza la cura, la risposta alle necessità dei fedeli: che le persone cambino molto spesso religione è un dato di fatto”. Per quanto riguarda l’Amazzonia, ha fatto notare Fernandez, “a causa della mancanza di sacerdoti non abbiamo le condizioni per essere presenti in tutti i luoghi. Sono vuoti religiosi che noi, come cattolici, non riusciamo ad occupare ed altri arrivano ad occuparli. Per mancanza di cultura, il popolo crede a false promesse – magari di tipo sanitario – e dato che c’è il proselitismo finisce per aderire, e poi è difficile allontanarsi. Saltano da una chiesa all’altra cercando una soluzione più fisica che spirituale”.

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