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Viaggio tra le piscine di Lourdes

Filippo Passantino

La spilla appuntata sulla giacca è simbolo del servizio, la medaglia in argento è quella dell’Hospitalité del santuario di Lourdes. Servizio e ospitalità sono il cuore della sua missione. Mariarita Ferri si è recata per la prima volta ai piedi della Vergine, nella cittadina dei Pirenei, da adolescente, negli anni ‘60. Aveva terminato il primo anno di liceo. Oggi è la prima responsabile italiana delle piscine. Incarico che ricopre dall’11 febbraio 2018, giorno della festa della Madonna di Lourdes. Un giorno per lei indimenticabile in cui si è verificato un fatto inatteso. “Avevo già superato il limite di mandati nel Consiglio dell’Hospitalité, dove sono entrata nel 2001, eppure sono arrivate delle proroghe e a sorpresa oggi sono qui”. Da oltre quarant’anni la vita di Mariarita si intreccia con il santuario mariano. Nel ’77 è tornata in pellegrinaggio ancora una volta. E poi è nato il desiderio di fare servizio. “Chiesi l’aiuto di un’amica che lo faceva già. Mi propose di andare con lei e l’associazione di volontariato che frequentava. Ma mi disse che il suo impegno era alle piscine. Le risposi che andava bene. Da allora sono sempre rimasta a prestare il mio servizio qui”.

Il profilo. Di professione ispettore del lavoro all’Inail, a Roma, Mariarita adesso è in pensione, ma non ha perso il piglio e la professionalità nella supervisione della struttura. “Andando in pensione dal mio lavoro credevo di essere più libera. Invece sono più occupata di prima – racconta -. Lourdes è diventata la mia prima casa, quest’anno sarò qui quasi sette mesi.

Alle piscine siamo tutti volontari. C’è chi rinuncia alle vacanze per venire a donare il proprio tempo”.

Nei tanti anni trascorsi qui Mariarita ha maturato una convinzione. “Lourdes è un’esperienza che non si può fare da spettatori, ma da protagonisti, perché altrimenti non serve. Ci si rende conto che non basta venire e partecipare alle funzioni. Se si ha la possibilità di rendersi utili lo si deve fare. Lourdes è un luogo di speranza, di guarigione, un luogo dove c’è Maria”.

I pellegrini. I pellegrini che si recano alle piscine provengono da numerose e differenti nazioni. Giovani e anziani. Con i loro piedi o seduti sulle sedie a rotelle, spinti dalle dame. Persone affette dalle più diverse patologie. Ma la convinzione della responsabile è una:

“Venire a fare il bagno nelle piscine o essere portati nelle barelle significa compiere un gesto di umiltà, perché qui ci si spoglia materialmente di quello che si ha, dei vestiti e di tutto, anche se non si resta mai nudi. È un gesto di penitenza, di fede e di speranza.

Anche se non detto apertamente, tutti hanno la speranza, se non di guarire, di riuscire ad accettare e sopportare quello che stanno vivendo. Che sia la malattia che sia un dolore morale, un problema familiare. Ma hanno questa speranza”.

La struttura. Con Mariarita Ferri percorriamo il corridoio che collega le vasche. Sono dieci quelle per le donne e una per i bambini, altre cinque sono riservate agli uomini e anche qui ce n’è una più piccola per i bambini. I pellegrini cominciano a mettersi in fila dalle prime ore dell’alba. “C’è gente che arriva alle 5 del mattino e si mette in fila per entrare tra i primi, alle 9, all’apertura”, racconta. Anche lei ha fatto esperienza diretta delle piscine di Lourdes, prima di diventarne responsabile. “Nei primi anni mi sono immersa nelle piscine, poi non più.

L’acqua è acqua naturale. Quella che è importante e fa la differenza nella richiesta del miracolo è la fede”.

E oggi c’è anche un po’ di Italia in queste stanze scavate nella grotta. Sono state realizzate nel nostro Paese le caraffe per l’acqua da bere e i quadretti della Vergine appesi sulle pareti di fronte alle vasche. Nel cammino dei pellegrini, le piscine sono il secondo luogo in cui si recano dopo la grotta. L’affluenza maggiore, riferisce la responsabile, si registra a Pasqua. E questo perché “l’acqua è uno dei segni di Lourdes”.

La storia delle piscine. “Quest’acqua che arriva nelle piscine proviene da una sorgente che è stata portata alla luce da Bernadette nel corso della nona apparizione, il 25 febbraio 1858 – ricorda Mariarita Ferri -. La sorgente esisteva già. Bernadette l’ha resa visibile in seguito all’invito della Signora che le ha detto di andare in fondo alla grotta, di scavare con le mani, di lavarsi con quell’acqua e di berla. Così Bernadette ha fatto. Lì si è verificato anche il primo dei miracoli”.

I miracoli. C’è un filo conduttore che ne unisce tanti. “Molti di quelli riconosciuti dalla commissione che si occupa di analizzare le guarigioni, ritenute miracolose, sono legati all’acqua. E sono avvenuti, in particolare, in seguito alle immersioni nelle piscine”. Mariarita riferisce di non aver mai assistito personalmente ad alcun miracolo. “So che diverse guarigioni sono state riconosciute tali perché le persone che sono guarite hanno detto che ciò era avvenuto dopo essersi bagnate nelle piscine. Però, non ho mai assistito ai miracoli come li intendiamo noi, cioè alla guarigione di una persona malata, di una persona che ha un tumore che all’improvviso sparisce.

Di miracoli, comunque, qui ne abbiamo visti migliaia – afferma -. Basta guardare i volti delle persone che entrano e notare come sono cambiati, più sereni, quando escono. Cambia l’espressione del loro viso. Questi per me sono già dei miracoli”.

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