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La comunità diaconale ha meditato sul “Padre nostro”

DIOCESI – Fra le antiche mura del convento delle Suore Teresiane in Ripatransone, dal 1° al 4 luglio, si sono svolti gli esercizi spirituali della Comunità Diaconale. Nel silenzio claustrale, diaconi e aspiranti unitamente all’Incaricato Diocesano per il Diaconato permanente, don Elvezio Di Matteo, sono stati accompagnati dalle sapienti parole del Vescovo, Mons. Carlo Bresciani in un interessante cammino di approfondimento del “Padre Nostro”.

Nelle sei meditazioni, in cui si è articolata la riflessione, è emersa tutta la bellezza, la tenerezza e l’attualità di una preghiera che, come scuola di sapienza e creatività relazionale, ci introduce nel mistero della relazione di Gesù con il Padre e, per naturale conseguenza, ci apre all’incontro e all’accoglienza dell’altro.

Dire “Padre” è riassumere tutta l’esperienza umana, lasciandola illuminare da una paternità che è altra rispetto a quella umana. Dire “Padre Nostro” è far crescere ponti di relazioni con gli altri: il “Nostro” non è mai esclusivo è sempre ed in ogni caso inclusivo.

E’ una preghiera che, partendo dal riconoscimento dell’alterità, ma anche prossimità di Dio, chiama l’uomo ad un cammino nella libertà, perché assuma la responsabilità del sé dentro le situazioni che è chiamato a vivere ed accetti liberamente di essere figlio e di consegnarsi pienamente a quell’altro da sé che è Dio, nella piena consapevolezza che la volontà del Padre non è di accettare il male, ma è mettere tutto il bene possibile nel male.

Ed allora quel pane che siamo chiamati a chiedere ogni giorno è, certo ciò che dà sostentamento al nostro corpo, ma è anche e soprattutto il Padre stesso, di cui noi non possiamo fare a meno. Pane che torna ad essere “nostro” e grida la necessità della condivisione: è pane condiviso.

In tale intensa relazione di prossimità e condivisione emerge anche tutta la fragilità dell’uomo, che chiede di essere sanata con quell’atto di libertà assoluta che è il perdono. Dobbiamo dunque imparare a perdonarci e perdonare: il perdono, quale atto del cuore, non rinuncia alla giustizia, ma la realizza ad un livello superiore e diventa essenziale alla relazione con Dio e con i fratelli. Il perdono è memoria di Dio che guarda al futuro, è atto di ricreazione, che ci chiede di morire al passato per vivere una nuova vita. Il perdono è atto gratuito, è un’avventura che ci fa vivere il presente come un’ancora dell’avvenire: è l’avventura di Dio con noi; e la preghiera del Padre Nostro ci chiama ad usare le parole del perdono a partire dall’esperienza del perdono ricevuto.

Ma la preghiera non è un talismano contro le prove della vita, è piuttosto una corazza con cui possiamo combattere la buona battaglia. Non possiamo evitare il combattimento, ma lo possiamo affrontare con il Padre che non combatte al nostro posto ma al nostro fianco.

Con la preghiera del Padre Nostro, Gesù ci invita a chiedere che il Padre ci abbracci e ci dia coraggio e forza nel cammino.
Sulla strada del ritorno riecheggiano nei nostri cuori le ultime parole di S.E. Mons. Carlo Bresciani: “Nel Padre Nostro vi è la sintesi della vita cristiana, tutto il Vangelo”, parole che ancora una volta sottolineano la forza e la dolcezza della preghiera, cosicché noi torniamo a percorrere le strade di ogni giorno con il cuore rinfrancato dalla certezza di essere figli e di essere profondamenti amati.

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