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Monache Clarisse: “È una frase dell’amore che Gesù Cristo ha predicato e che dobbiamo rimettere al centro della nostra vita”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Da qualche giorno un lenzuolo con la frase “Lo avete fatto a me” campeggia sul Monastero “Santa Speranza”, la struttura nella quale alcune monache clarisse vivono in clausura secondo la Regola di Santa Chiara d’Assisi. Le religiose, completamente votate alla preghiera, al lavoro manuale, alla meditazione della Parola di Dio, difficilmente avrebbero potuto immaginare il clamore e la curiosità suscitati dal loro semplice gesto, specialmente sui social.
Infatti, la foto del loro tetto con lo striscione è stata postata da due personaggi d’eccezione: padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica e persona molto vicina a Papa Francesco (il religioso, proprio come il Santo Padre, proviene dall’ordine dei gesuiti), e Nello Scavo, giornalista di Avvenire e autore di numerosi libri d’inchiesta. Nel giro di poche ore quanto accaduto San Benedetto è divenuto virale, ottenendo centinaia di “Mi piace” e condivisioni in rete.

Suor Graziana, la Badessa del Monastero, così ha spiegato il significato del gesto: «Ci siamo rese conto che si sta innalzando tanto il livello dell’odio e lo scontro dell’uno contro l’altro: non c’è un bel clima. Abbiamo pensato alle parole di Gesù: “Quello che dico all’orecchio predicatelo sui tetti” (cfr. Mt 10,27 e Lc 12,3) e abbiamo semplicemente cercato di mettere quella frase (Lo avete fatto a me Mt 25,40) come lucerna sul lucerniere e di non nasconderle sotto al moggio (cfr. Mt 5,15). Non sono parole nostre: sono parole del vangelo che è l’unico punto che ci consente di incominciare a vivere come persone. Basta. Non è una frase contro nessuno: è una frase dell’amore che Gesù Cristo ha predicato e che dobbiamo rimettere al centro della nostra vita e dei nostri pensieri».

Contattato dalla nostra redazione, così padre Antonio Spadaro ha commentato l’episodio: «Le Monache di San Benedetto del Tronto hanno voluto condividere una frase del Vangelo che dice un po’ l’essenza dell’amore fraterno al quale il Vangelo stesso ci spinge e ci incoraggia. Nella società di oggi ci sono tensioni che portano a non riconoscere l’altro per la sua dignità, ma solo per gli aggettivi che gli si pongono addosso. Invece quella frase del Vangelo riporta l’accoglienza dell’altro al centro, riconoscendo che tutto quello che viene fatto al più piccolo viene fatto al Signore. È il grande messaggio della fede: il cristiano riconosce il volto di Gesù nel volto dell’altro, che mai può essere emarginato o respinto. Quanto compiuto dalle Monache è un grande appello all’umanità alla luce del Vangelo».

Anche Nello Scavo, che fra l’altro è già stato intervistato dalla nostra testata (clicca QUI) e in tempi piuttosto recenti è stato a San Benedetto per una conferenza (clicca QUI) ha voluto rimarcare quanto compiuto dalle religiose: «Se delle monache di clausura decidono di “rompere” la loro condizione di isolamento con un gesto di questo tipo, dobbiamo tutti interrogarci su quanto sia urgente per loro – e non solo per loro – lanciare dei messaggi positivi.
Si tratta di una modalità originale per trasmettere un contenuto evangelico e ciò ci riporta alla pacatezza di questo dibattito. In questo periodo rischiamo tutti di perdere – chi per passione, chi per interesse – la prudenza e la mitezza necessarie per affrontare i temi sociali di scottante attualità. Con questo gesto le suore ci hanno ricordato l’importanza di rimettere al centro le persone, perché non si tratta della protesta contro un uomo, un’organizzazione o un governo, ma si tratta di richiamare la nostra coscienza verso il dolore, le paure e le speranze di questi nostri fratelli. Insomma, il gesto delle monache aiuta a disinnescare le polemiche e spinge i credenti a misurarsi con l’essenza della propria fede, evitando di ragionare con gli slogan che possono arrivare da agenti esterni».

 

Nicola Rosetti: