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Gilet gialli. Mons. Ginoux: “A fianco del popolo invisibile della strada per dire: la Chiesa non si dimentica di voi”

M. Chiara Biagioni

“Sono persone senza violenza che vogliono dare voce al loro malessere. Non vedono futuro nella loro vita professionale, familiare. Sono disoccupati, persone che hanno molti pochi soldi per vivere, 600 Euro al mese. Persone anziane, vicine alla pensione che non hanno però maturato il diritto per andarci”. C’è tutto questo “mondo” che soffre e che grida dietro al “fenomeno” dei gilet gialli e a parlarne è monsignor Bernard Ginoux, vescovo di Montauban, cittadina vicino a Tolosa. Il vescovo è famoso in Francia per essere stato a fianco dei gilet gialli della sua Regione. È andato a incontrarli per strada, a parlare con loro, a capire le loro motivazioni. “Sono poveri ma non abbastanza per accedere agli aiuti dello Stato”, dice. “Hanno l’impressione di essere invisibili, dimenticati da un governo forse più interessato ai problemi della finanza e dell’economia e che sviluppa tesi e programmi in cui i poveri non hanno il loro posto”. All’indomani della manifestazione di Parigi e degli ennesimi tafferugli per la festa del 1° maggio, il Sir ha raggiunto telefonicamente il vescovo per capire dall’interno questo fenomeno che è arrivato alla 23ª settimana di manifestazioni e purtroppo anche di scontri.

Eccellenza, che idea si è fatto vivendo con i gilet gialli?
Ho sostenuto questo movimento. Sono andato ad incontrarli. Ho parlato con loro. Ho ascoltato le loro attese e le loro preoccupazioni e ho detto che la Chiesa non è insensibile ai loro problemi. I gilet gialli oggi sono stati attraversati purtroppo da gruppi violenti che non fanno parte del movimento e che si approfittano di ogni manifestazione per scatenare violenza. Il governo francese non riesce a controllare questo fenomeno e d’altra parte ha lasciato che la situazione degenerasse. Pertanto rimane questo malcontento generalizzato che si registra nella gran parte della popolazione e che i gilet gialli esprimono a causa della mancanza soprattutto di lavoro e di futuro.

Ci racconti qualche storia, per capire meglio.
Le faccio un esempio: una mamma con due figli a carico, piccoli, obbligata a lavorare alla cassa di un supermercato, anche di domenica, per mille euro al mese.

Una somma insufficiente per crescere e portare avanti la famiglia.

Si trova pertanto in una situazione di precarietà, che la obbliga ad avere sempre paura del suo domani.

Come uscirne?
Occorrerebbe innanzitutto garantire un lavoro a tutti. È ciò che la Chiesa afferma nella sua dottrina sociale. Che tutti possano avere un lavoro onesto e correttamente rinumerato. Occorrerebbero poi aiuti alle madri, soprattutto alle mamme che crescono sole e con grande difficoltà i loro figli e che non hanno la possibilità di farlo e al contempo di accedere all’aiuto dallo Stato. Ci sono poi le persone anziane che arrivano all’età della pensione ma non possono permettersi di andare in case di cure perché costano troppo. In Francia esistono case che chiedono somme minime di 2.500 euro al mese a persona. Sono persone di 65 anni che ricevono una pensione di 700/800 euro al mese e sono giustamente preoccupate del loro avvenire.

Ma è il lavoro la priorità. Se in Germania ci sono riusciti, perché in Francia non è possibile fare una seria politica del lavoro?

La situazione è dura e difficile. Occorre che la politica si assuma questa difficoltà. Purtroppo invece si parla molto poco in questo momento di occupazione in Francia. Ed è un grande problema.

Cosa l’ha spinta a scendere per strada e andare a incontrare i gilet gialli? 
La preoccupazione per gli altri, soprattutto per coloro che soffrono. Il Papa ci chiede di andare in periferia. Loro sono le nostre periferie. Vivono nelle nostre città. Gesù è stato in mezzo alla gente. Ricordo che lo scorso 7 dicembre stavo scrivendo un testo per pubblicarlo. La sera, alla fine giornata, mi sono detto che non potevo scrivere sui gilet gialli senza non averli prima conosciuti e incontrati. L’indomani, era l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, dopo aver celebrato la Messa a fine mattinata, ho avuto la certezza che dovevo andare. E sono andato. All’inizio i gilet gialli erano sopresi nel vedermi. Poi mi hanno sempre accolto. Mi hanno chiesto anche di benedire un presepe di cartone che avevano fatto.

A loro ho sempre detto: la Chiesa non vi ha mai dimenticato.

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