Sarah Numico

Il commissario europeo per la cultura, l’istruzione i giovani e lo sport, Tibor Navracsics, passa da un incontro all’altro in questa Settimana europea per i giovani in corso a Bruxelles. Lo abbiamo sentito raccontare che cosa fa l’Europa per i giovani attraverso i programmi attivi: lui è particolarmente orgoglioso del Corpo europeo di solidarietà, iniziativa rilanciata due anni or sono e che mira a permettere entro il 2020 a 100mila giovani di partire per esperienze di solidarietà che “mostrino il volto umano dell’integrazione europea”. Lo abbiamo visto sostenere e premiare le iniziative che nascono dalle associazioni giovanili o da singoli giovani virtuosi che si dedicano a far conoscere l’Unione europea, come le 22 che Navracsics ha insignito il 29 aprile con i riconoscimenti del Premio Altiero Spinelli. Abbiamo ritrovato il Commissario in dialogo con i giovani, in emiciclo dove, senza cravatta e senza “pulpito”, ha risposto alle loro domande e provocazioni sul tema “io e la democrazia”. Tra un evento e l’altro si è reso disponibile per una intervista con il Sir.

È soddisfatto di quanto sta avvenendo qui in questi giorni, commissario?
La Settimana è una iniziativa di grande successo e la sua idea di base è mettere insieme tutti gli elementi delle politiche europee, tutti i temi che riguardano i giovani, radunare i giovani stessi per discutere quei temi e trovare buone soluzioni. È una settimana molto intensa con tanti eventi ma è un dialogo molto fruttuoso con i giovani a livello europeo.

L’Europa sta effettivamente invecchiando o c’è spazio per un’Europa giovane?
Penso purtroppo che stia invecchiando, ma il fatto è che tutti i dati mostrano che se consideriamo il comportamento di voto, i giovani sono più coinvolti nel progetto europeo dei gruppi di cittadini più avanti negli anni. Tuttavia diamo loro ancora troppo poco; voglio dire che l’Ue al momento non riesce a produrre risultati per i giovani. Finanziamo alcuni schemi per la creazione di posti di lavoro, diamo loro alcuni progetti belli per trovare il loro posto nella società, ma è ancora poco.

Allora che indicazioni dare per il futuro delle politiche per i giovani?
È difficile dare consigli perché la situazione è così vulnerabile adesso! Tutte le forze politiche sono frammentate e c’è una discussione enorme a livello europeo sul futuro dell’Europa, per cui è difficile dare indicazioni. Anche perché penso che il cuore della discussione sia che tutti stanno cercando una buona soluzione. Ma dobbiamo essere creativi e innovativi, dobbiamo impegnarci per l’idea europea. Viviamo in un tempo difficile, ma sono ottimista che l’Ue avrà un futuro luminoso.

Brexit ci ha mostrato che se i giovani non vanno a votare l’Europa si spezza: che messaggio lanciare allora ai giovani?
Dipende da loro chi guiderà l’Europa nel prossimo futuro: sono elettori, hanno il diritto di votare e di scegliere i loro leader e loro devono vivere con quel diritto e devono essere attivi, perché senza di loro l’Europa morirà.

Ci sono giovani europei molto impegnati, come la svedese Greta o quelli che hanno ricevuto il premio Altiero Spinelli qui a Bruxelles in questi giorni. Le istituzioni sono disposte a sostenerli?
Il premio Spinelli vuole mostrare che noi siamo pronti a sostenerli. Ci sono tante persone giovani, in gamba e impegnate in Italia. Incontro sempre i giovani quando vado in Italia e ci vado spesso perché sono responsabile per l’istruzione la cultura i giovani e lo sport, tutti ambiti in cui l’Italia ha tanta forza. Quindi incontro i giovani e cerchiamo di aiutarli, sostenerli, di mantenere viva anche in Italia l’anima dell’integrazione europea.

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